Salto quantico e deformazione spazio-tempo



Fred Alan Wolf, fisico di fama mondiale, autore di The Quantum Leap, riporta una teoria concepita da un altro fisico, Frank J. Tipler
(docente di fisica e matematica all’università di New Orleans) che, in un suo articolo risalente al 1974, si espresse positivamente rispetto alla possibilità di costruire una macchina del tempo.

Se Tipler avesse ragione, afferma Wolf, dovrebbe essere possibile creare una curvatura spaziale ruotando velocemente un cilindro che permetterebbe ad astronavi più piccole di viaggiare nel tempo verso altri universi.




La deformazione spazio-tempo e la curvatura spaziale

Ogni corpo celeste, pianeta, sole, galassia o asteroide, possiede una sua gravità a secondo della massa. Attorno ad ogni corpo celeste con una sua massa, ad esempio Giove, ha una piccola curvatura del tessuto spazio tempo. Quindi lo spazio attorno ai pianeti e alle stelle si deforma in maniera proporzionata alla massa (e quindi alla gravità) del pianeta in questione. La gravità però non cattura solo altri corpi fisici, ma anche la luce, come accade per i buchi neri, attorno a cui la curvatura dello spazio è così forte da cambiare perfino le più note leggi fisiche.

Nel caso in cui la gravità di un corpo celeste sia meno forte, come per la Terra, la luce non viene trattenuta al suo interno. Noteremmo comunque degli effetti: se dalla Luna proiettassimo un raggio laser verso un punto qualsiasi dello spazio e tale raggio passasse accanto alla Terra, la sua traiettoria ne risulterebbe modificata di qualche millesimo di grado.

Un laser, infatti, sarebbe entrato nella zona di curvatura della Terra; è possibile sfruttare tale anomalia per poter compiere viaggi nel tempo.

Quale struttura di un’astronave potrebbe ottenere simili effetti?

Secondo Tipler, creando un enorme cilindro metallico e fondendo materiale stellare altamente denso si otterrebbe un campo di curvatura iniziale molto potente. Poi si dovrebbe far ruotare l’asse esterno del cilindro a tre quarti della velocità della luce, dando luogo ad una serie di zone cilindriche di inversione del tempo, concentriche rispetto al cilindro metallico, raggiungibile all’esterno tramite altri veicoli più piccoli.

Alcune di queste zone temporali sarebbero traversabili, mentre in altre il tempo stesso cesserebbe di esistere: si tratta delle fasce di Von Stockum, postulate da Wj Von Stockum nel 1936, nella soluzione dell’equazione einsteiniana di campo del cilindro.

Tali fasce sarebbero l’equivalente temporale di ciò che le fasce di Van Allen sono per lo spazio.

Lo spazio-tempo attorno al cilindro si muoverebbe in maniera sinoidale, sicché il tempo, invece di spostarsi da passato a futuro, varierebbe in modo oscillante. Collegati, lo spazio e il tempo, variano proporzionalmente, e con un meccanismo del genere sarebbe possibile viaggiare sia nello spazio, sia nel tempo.

Alan Wolf sostiene che non è necessario superare la velocità della luce per viaggiare nel tempo e nello spazio. Nel mondo altamente curvo della gravità generale, la velocità della luce non costituirebbe un ostacolo e i viaggiatori del tempo si avvicinerebbero con le loro astronavi al cilindro, scegliendo con cautela la traiettoria di accesso alla prima fascia temporale.

Mantenendo una velocità centrifuga abbastanza elevata attorno al cilindro, saremmo in grado di controllare le schiaccianti forze gravitazionali. La forma delle astronavi sarebbe la più piatta possibile per minimizzare la compressione causata dalla differenza tra forza di gravità ai loro piedi e quella al loro capo.

In effetti, sarebbero simili a quelli che da anni vengono chiamati dischi volanti.

È solo una teoria, che però giustificherebbe certe evidenze strutturali di alcuni UFO.

Si può teorizzare che alcune specie aliene provengano da un tempo diverso, o comunque sono in grado di attraversarlo.



La stessa fisica di quanti ipotizzano l’esistenza di universi paralleli, e probabilmente un’astronave in grado di viaggiare nel tempo potrebbe anche viaggiare in altre dimensioni. Sicuramente nell’universo vi sono razze talmente evolute da poter fare ciò.

Edgar Harrison, astronomo dell’università del Massachusetts, suggerisce che anche il nostro mondo debba i natali ad esseri intelligenti appartenenti ad un universo superiore.

È possibile teletrasportare la materia?

Nel Politecnico della California, il famoso Caltech (che spesso collabora con la NASA), insieme a un gruppo di fisici, sostiene di essere riuscito a teletrasportare con successo la materia, per la prima volta nella storia.

Il loro successo è piccolo: hanno spostato un fotone, una particella di luce, per la distanza di appena un metro. Certamente, da un fotone ad un uomo, la differenza è enorme, ma il professore Jeff Kimble, docente di fisica quantistica al Caltech, ha detto che il suo prossimo obiettivo è il teletrasporto di un organismo vivente, ben più complesso di una scintilla di luce: un batterio.

Per ora la prima applicazione possibile dei risultati di Kimble sarebbe nei computer, dove il teletrasporto di fotoni ed elettroni alla velocità della luce eliminerebbe la necessità di fili, cavi trasmittenti e riceventi che rallentano la marcia dei dati.

Un computer «quantistico», ossia basato sulla fisica quantistica e sul teletrasporto, avrebbe forse la potenza necessaria per superare l’intelligenza umana.

La «teleportation» apre degli scenari finora considerati di fantascienza.

I fisici del Caltech dicono che saranno necessari almeno venti anni per le prime applicazioni, e forse un secolo perché si possa parlare di trasmissioni di esseri umani.

La sfida scientifica del prossimo secolo è certo la formulazione di una grande teoria che operi la sintesi tra le quattro forze fondamentali della natura (la gravitazione, l’elettromagnetismo, la forza nucleare forte e la forza nucleare debole). Lean Lederman,

direttore del Fremilab, un complesso che utilizza il più potente acceleratore degli Stati Uniti, afferma che l’obiettivo della fisica dovrà essere quello di spiegare l’intero universo con una formula che possa essere stampata su una t-shirt.

Oggi la più accreditata teoria per la descrizione unitaria della materia è quella del superstringhe:

Essa rappresenta tutte le forze che agiscono nell’universo e tutte le particelle che formano la materia come risultato di vibrazioni di elementi ultra-piccoli, detti stringhe, e immaginabili come piccolissimi elastici che vibrano.

Si suppone che le superstringhe abbiano dimensioni miliardi di volte più piccole di quelle del protone e, poiché a distanze molto piccole corrispondono energie molto grandi, si pensa che ad esse siano associate energie molto superiori a quelle di qualsiasi acceleratore.

Se gli sviluppi della teoria delle superstringhe proseguiranno con il ritmo attuale, non v’è dubbio che il desiderio di vedere la super teoria verrà dimostrato aprendo strade neanche lontanamente immaginabili. Ci stiamo avvicinando alla creazione e a Dio.

Il fisico Kaku, in Hyperspace, spiega come due colonne della fisica, la teoria della relatività e la teoria quantistica, possano essere unificate, in una «teoria di campi unificati», che postula più di tre dimensioni spaziali.

Tratto da – Gli extraterrestri e l’origine della civiltà. Dal cosmo al pianeta terra.

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