Gli antichi egizi erano molto abili nella creazione di bellissime opere in legno, come i sarcofagi ritrovati in varie tombe dell'Egitto antico.
Ma quando ci si imbatte in manufatti in pietra che sfidano la precisione delle moderne apparecchiature tecnologiche, sorge una domanda: come hanno fatto? Uno di questi sconcertanti oggetti è stato trovato a Saqqara, in una piramide recentemente scoperta.
Quando si parla di un sarcofago, solitamente si pensa ad una bara in legno nella quale gli antichi egizi custodivano i loro nobili defunti.
Tuttavia, la storia dell’arte ci ha insegnato che il sarcofago può essere anche in pietra, di solito ornato con una scultura o un’iscrizione, così come si era soliti fare in Egitto, in Grecia e nell’Impero Romano.
Gli antichi egizi erano molto abili nel creare bellissime opere in legno, tra cui per l’appunto sarcofagi mortuari. Tuttavia, le indagini archeologiche hanno permesso il ritrovamento di particolari manufatti che lasciano perplessi e che sfidano per precisione e bellezza ciò che è possibile realizzare con la moderna tecnologia che abbiamo a disposizione.
Gli esempi sarebbero tantissimi, ma nello slide in alto sono indicate tre di quelle che sembrano le opere più incredibili, dal punto di vista tecnico, di tutto l’antico Egitto: il sarcofago custodito nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, il sarcofago di Nectanebo II del British Museum, e il maestoso sarcofago trovato nel Serapeum di Saqqara.
Si tratta di opere realizzate in granito o in altra pietra molto dura come il basalto, intagliate con superfici incredibilmente lisce e angoli estremamente precisi. La vulgata ufficiale ritiene che tali splendide opere siano state realizzate con il set di attrezzi disponibili almeno fino all’8° secolo a.C.: martelli di pietra con manici in legno e altri strumenti in bronzo o rame.
È possibile intagliare con tale precisione il granito e il basalto con questa attrezzatura? Non solo: gli strumenti illustrati sarebbero serviti anche per l’estrazione della pietra dalle cave, oltre che scavare, lisciare e inscrivere l’interno e l’esterno dei sarcofagi.
Il sarcofago del Serapeum di Saqqara è davvero il più sorprendente. Il granito è stato ricavato presumibilmente da una cava situata ad Assuan, a circa 800 chilometri di distanza. Il coperchio è stato tagliato dallo stesso blocco utilizzato per il sarcofago: il peso complessivo delle due unità è pari a circa 80 tonnellate. Per sollevarle oggi, servirebbe questa:
Un artefatto simile in complessità e precisione è stato documentato dall’Isida Project a seguito della recente scoperta di una nuova piramide, non a caso proprio a Saqqara.
Scoperta nel 2008, si pensa che la piramide ospitasse la tomba di re Menkauhor, faraone dalla 5° dinastia che a governato per otto anni intorno al 2400 a.C.
Da tempo ridotto alle sue sole fondamenta, la struttura era precedentemente conosciuta come “Number 29” o “Headless Pyramid”. È stata menzionata nella metà del 19° secolo dall’archeologo tedesco Karl Richard Lepsius. Poi, la piramide è sparita sotto la sabbia di Saqqara, un complesso di seplotura regale tentacolare nei pressi dell’odierna Cairo.
Come spiegato dal National Geographic, ci sono voluti circa un anno e mezzo per rimuovere tutta la sabbia che corpiva la piramide, e quanto emerso dagli scavi è davvero sorprendente: alcuni artefatti senza iscrizione dal design estremamente moderno.
Si tratta di vari pezzi di un sarcofago. Il numero dei frammenti sopravvissuti è molto piccolo, ma sufficiente per capire il meccanismo di bloccaggio del coperchio.
L’angolo di chiusura del coperchio del sarcofago ha un angolo positivo, mentre il sarcofago ha un forte angolo negativo. Questa combinazione fornisce una forte fissazione verticale del coperchio.
Il coperchio del sarcofago presenta due fori precisi che forse ospitavano due aste di bloccaggio: quando i fori del coperchio coincidevano con i fori del sarcofago, le aste cadevano a metà, così che il coperchio sarebbe stato fissato per sempre.
La precisione della realizzazione non era nelle possibilità degli Egizi dinastici, né più tardi dei Greci o dei Romani. Nonostante ciò, si tratta di un lavoro anteriore a tutti loro, prodotto da persone in possesso di una tecnologia avanzata di cui non sappiamo assolutamente niente. http://www.ilnavigatorecurioso.it/
Ma quando ci si imbatte in manufatti in pietra che sfidano la precisione delle moderne apparecchiature tecnologiche, sorge una domanda: come hanno fatto? Uno di questi sconcertanti oggetti è stato trovato a Saqqara, in una piramide recentemente scoperta.
Quando si parla di un sarcofago, solitamente si pensa ad una bara in legno nella quale gli antichi egizi custodivano i loro nobili defunti.
Tuttavia, la storia dell’arte ci ha insegnato che il sarcofago può essere anche in pietra, di solito ornato con una scultura o un’iscrizione, così come si era soliti fare in Egitto, in Grecia e nell’Impero Romano.
Gli antichi egizi erano molto abili nel creare bellissime opere in legno, tra cui per l’appunto sarcofagi mortuari. Tuttavia, le indagini archeologiche hanno permesso il ritrovamento di particolari manufatti che lasciano perplessi e che sfidano per precisione e bellezza ciò che è possibile realizzare con la moderna tecnologia che abbiamo a disposizione.
Gli esempi sarebbero tantissimi, ma nello slide in alto sono indicate tre di quelle che sembrano le opere più incredibili, dal punto di vista tecnico, di tutto l’antico Egitto: il sarcofago custodito nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, il sarcofago di Nectanebo II del British Museum, e il maestoso sarcofago trovato nel Serapeum di Saqqara.
Si tratta di opere realizzate in granito o in altra pietra molto dura come il basalto, intagliate con superfici incredibilmente lisce e angoli estremamente precisi. La vulgata ufficiale ritiene che tali splendide opere siano state realizzate con il set di attrezzi disponibili almeno fino all’8° secolo a.C.: martelli di pietra con manici in legno e altri strumenti in bronzo o rame.
È possibile intagliare con tale precisione il granito e il basalto con questa attrezzatura? Non solo: gli strumenti illustrati sarebbero serviti anche per l’estrazione della pietra dalle cave, oltre che scavare, lisciare e inscrivere l’interno e l’esterno dei sarcofagi.
Il sarcofago del Serapeum di Saqqara è davvero il più sorprendente. Il granito è stato ricavato presumibilmente da una cava situata ad Assuan, a circa 800 chilometri di distanza. Il coperchio è stato tagliato dallo stesso blocco utilizzato per il sarcofago: il peso complessivo delle due unità è pari a circa 80 tonnellate. Per sollevarle oggi, servirebbe questa:
Un artefatto simile in complessità e precisione è stato documentato dall’Isida Project a seguito della recente scoperta di una nuova piramide, non a caso proprio a Saqqara.
Scoperta nel 2008, si pensa che la piramide ospitasse la tomba di re Menkauhor, faraone dalla 5° dinastia che a governato per otto anni intorno al 2400 a.C.
Da tempo ridotto alle sue sole fondamenta, la struttura era precedentemente conosciuta come “Number 29” o “Headless Pyramid”. È stata menzionata nella metà del 19° secolo dall’archeologo tedesco Karl Richard Lepsius. Poi, la piramide è sparita sotto la sabbia di Saqqara, un complesso di seplotura regale tentacolare nei pressi dell’odierna Cairo.
Come spiegato dal National Geographic, ci sono voluti circa un anno e mezzo per rimuovere tutta la sabbia che corpiva la piramide, e quanto emerso dagli scavi è davvero sorprendente: alcuni artefatti senza iscrizione dal design estremamente moderno.
Si tratta di vari pezzi di un sarcofago. Il numero dei frammenti sopravvissuti è molto piccolo, ma sufficiente per capire il meccanismo di bloccaggio del coperchio.
L’angolo di chiusura del coperchio del sarcofago ha un angolo positivo, mentre il sarcofago ha un forte angolo negativo. Questa combinazione fornisce una forte fissazione verticale del coperchio.
Il coperchio del sarcofago presenta due fori precisi che forse ospitavano due aste di bloccaggio: quando i fori del coperchio coincidevano con i fori del sarcofago, le aste cadevano a metà, così che il coperchio sarebbe stato fissato per sempre.
La precisione della realizzazione non era nelle possibilità degli Egizi dinastici, né più tardi dei Greci o dei Romani. Nonostante ciò, si tratta di un lavoro anteriore a tutti loro, prodotto da persone in possesso di una tecnologia avanzata di cui non sappiamo assolutamente niente. http://www.ilnavigatorecurioso.it/
L'archeologia da sola non può ricreare il periodo storico di una civiltà con tutti gli annessi e connessi. Deve avvalersi pure delle competenze di altre discipline scientifiche come ingegneria, architettura, metallurgia ,e la recente archeoastronomia.
RispondiEliminaPerchè mi piacerebbe molto vedere un archeologo che scolpisce (e fallisce nel tentativo) granito e diorite con attrezzi di rame (visto che era il metallo usato all'epoca dagli egizi).