Black Knight: satellite alieno o rottame spaziale?

Foto della Nasa Zoom 2x

Siamo talmente abituati a godere dei frutti della tecnologia moderna che a volte ne diamo per scontata l’esistenza. E’ il caso, ad esempio, dei nostri smartphone che non potrebbero comunicare tra loro senza le centinaia di satelliti in orbita attorno alla Terra. Ufficialmente il primo satellite artificiale ad essere lanciato in orbita intorno alla Terra, il 4 ottobre 1957, fu lo Sputnik 1, partito dal l cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, grazie ad un razzo vettore R-7. Gli americani, come noto, arrivarono terzi (dopo il lancio anche dello Sputnik 2, lanciato il 3 novembre 195 con a bordo la cagnolina Kudrjavka, in Occidente erroneamente chiamata “Laika”, termine russo per indicare la razza a cui la cagnolina apparteneva) col satellite Explorer 1, lanciato da Cape Canaveral il 31 gennaio 1958.






Fin qui la storia ufficiale, ma le cose potrebbero essere andate diversamente. Dopo pochi anni, nel febbraio 1960, si diffuse la notizia che i radar della Us Navy avevano scoperto qualcosa, un “cavaliere nero” (“black knight”) che volteggiava attorno alla Terra seguendo un’orbita inclinata di 79 gradi rispetto all’equatore, con un periodo orbitale di 104,5 minuti, un apogeo di 1.728 chilometri e un perigeo di soli 216 chilometri. Sulle prime gli americani pensarono potesse essere un frammento del rivestimento del razzo che aveva portato in orbita il satellite Discoverer VIII, un satellite spia lanciato il 20 novembre 1959 e facente parte del programma Corona, gestito dalla Cia con l’assistenza dell’Usaf (l’aeronautica militare americana), nato per la sorveglianza fotografica di Unione Sovietica e Cina e che portò alla messa in orbita di un totale di 144 satelliti spia. Foto originale Nasa del “Black Knight”

La missione del Discoverer VIII in effetti era duplice: oltre a mettere in orbita il satellite si voleva provare a recuperare una capsula in previsione di futuri lanci spaziali con equipaggio umano, ma qualcosa andò storto (come peraltro era già successo in quattro precedenti tentativi) e dopo pochi giorni, il 23 novembre 1959, l’Usaf annunciò di averne perso le tracce e di aver sospeso le ricerche. Il “black knight” sarebbe proprio la famosa capsula o ciò che ne resta. Ma i sostenitori della teoria degli “antichi astronauti” hanno un’idea differente. Secondo loro il “cavaliere nero” mandava segnali in codice che, una volta decifrati, avrebbero fatto riferimento ad una configurazione astronomica del cielo visto dalla Terra che risaliva a circa 12.600 anni fa e che aveva come punto di arrivo il sistema stellare di Izar (una stella doppia presente nella costellazione di Boote). Foto originale Nasa del “Black Knight”






Si sarebbe trattato, sostengono i sostenitori della teoria degli “antichi astronauti” dello stesso segnale captato da Nicola Tesla nel 1899 e successivamente riascoltato da un radioamatore nel 1920 e da alcuni scienziati norvegesi nel 1928. Se fosse vero chiaramente il “black knight” non potrebbe essere un satellite di origine terrestre, ma sarebbe stato lasciato da qualcosa o qualcuno nell’antichità in uno dei punti di Langrange forse per compiere osservazioni o come “sentinella remota”. Nel frattempo, il 3 settembre 1960, una telecamera di monitoraggio presso lo stabilimento della Grumman Aircraft Engineering Corporation di Long Island, scattò la prima fotografia dell’oggetto che pareva di colore rosso incandescente e con una velocità apparente pari a tre volte quella dei satelliti terrestri. Foto originale Nasa del “Black Knight”

Il 15 maggio del 1963 fu la volta di Gordon Cooper di volare attorno alla Terra a bordo della capsula Mercury-Atlas 9: al suo ritorno Cooper dichiarò di aver visto una grande forma verde incandescente passare a grande velocità davanti alla sua capsula: poteva essere il “black knight”? La Nasa sdrammatizzò l’episodio parlando di un guasto elettrico che avrebbe fatto salire i livelli di ossido di carbonio all’interno della capsula provocando allucinazioni a Cooper, ma ancora una volta gli ufologi non furono convinti. Gli anni passarono e del “black knight” si parlò poco o nulla, sino a quando nel 1988 l’equipaggio dello Space Shuttle Endeavour impegnato nella prima missione (la STS-88) di assemblaggio della stazione spaziale internazionale (ISS) non si imbatté in uno strano oggetto, fotografandolo. Foto originale Nasa del “Black Knight”

Il “cavaliere nero” (ammesso si trattasse di ciò) finiva così con immagini ad alta definizione sul sito della Nasa, ma era destinato a rimanerci poco: dopo 18 mesi le immagini vennero infatti rimosse dal sito o almeno così sembrò a molti. In realtà si trattò di una riorganizzazione del database di immagini dell’ente spaziale americano, così le sei immagini del “black knight” sono ancora visibili a chi sappia trovarle. Il fatto che siano classificate come “space debris” (detriti spaziali) lascia adito all’ipotesi che la Nasa abbia voluto dirottare l’attenzione dallo strano oggetto spaziale, probabilmente umano ma forse no. Certo un po’ più di chiarezza avrebbe aiutato.
 
http://www.fanwave.it/articoli/200-black-knight-satellite-alieno-o-rottame-spaziale.html

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