Le misteriose strutture a cupola della Siberia: un antico sistema di difesa extraterrestre?

Uliuiu Cherkechekh
Strutture misteriose vengono riportate nelle leggende della popolazione siberiana e nei diari dei primi esploratori dell'estremo oriente della Russia. Chi ha dimorato in queste cupole
riporta perdita di capelli e strane ustioni sul corpo. Secondo qualcuno, si tratta di un sistema di difesa che potrebbe aver distrutto anche il meteorite di Chelyabinsk nel febbraio del 2013.


La Repubblica di Yakutia (conosciuta anche come Jakutia o Sakha), si trova nella Russia nord-orientale (Siberia), a sud della tundra artica in Russia ed è conosciuta come il luogo abitato più freddo del pianeta Terra.

E’ qui che si trova la taiga siberiana, un vasto tratto di foresta di conifere prevalentemente arido, completamente incontaminato e inesplorato come la giungla amazzonica, e che si estende su un territorio disabitato per più di 100 mila chilometri quadrati nella parte occidentale della Yakutia.

Privo di qualsiasi tipo di strada, il territorio è in gran parte coperto da una fitta foresta, con numerosi alberi sradicati, vaste paludi e consistenti sciami di zanzare. Praticamente, lo scenario ideale per l’ambientazione di miti e leggende su strane creature e fatti misteriosi.

E’ proprio in queste terre che, secondo i racconti locali, dimorerebbe il Chuchuna, la creatura umanoide conosciuta anche come Yeti o Big Foot. Ma c’è un mistero più affascinante che avvolge la Valle della Morte.

Nei pressi del bacino superiore del fiume Viliuy, c’è una zona difficile da raggiungere che porta i segni di un tremendo cataclisma avvenuto circa 800 anni fa e che ha sradicato quasi l’intera foresta, spargendo frammenti di roccia per centinai di chilometri quadrati.

Il nome antico di questa zona è Uliuiu Cherkechekh, che si traduce, appunto, come Valle della Morte, dato che per gli abitanti del luogo chi si avventura questa zona difficilmente può uscirne vivo.

Secondo i racconti degli abitanti locali, l’intera area sarebbe piena di strane e innaturali strutture metalliche a forma di cupola, situate in profondità nel permafrost e rilevabili in superficie a causa del loro colore visibilmente in contrasto con le vegetazione naturale.

I cacciatori nomadi solitari hanno descritto le cupole come delle grandi case di ferro (kheldyu) impiantate nel terreno perennemente ghiacciato. Sembra siano fatte di un metallo simile al rame nell’aspetto ma, a differenza del rame, non può essere scalfito o danneggiato. Nessuno è mai stato in grado di tagliare anche un frammento.

Alcune di queste caldaie – la forma ricorderebbe quella di una pentola capovolta – hanno un’apertura sulla parte superiore, con una scala a chiocciola che conduce fino a una galleria circolare con diverse camere interne. Nonostante i 40° gradi esterni, i cacciatori affermano che gli interni risultano essere piacevolmente caldi.



Gli anziani del luogo chiamano le enigmatiche strutture olgius, ma ne ignorano l’origine. Le leggende fanno risalire la loro costruzione ai demoni della taiga, Niurgun Bootur e Tong Duurai.

Inoltre, sanno molto bene quanto sia pericoloso avvicinarsi alle strutture metalliche. Si riportano, infatti, alcuni degli effetti che le caldaie hanno sulla vegetazione circostante e sul corpo delle persone che hanno stazionato nei loro pressi per troppo tempo.

Alcune storie raccontano di alcuni audaci cacciatori che avrebbero passato la notte in queste stanze metalliche, utilizzandole come rifugio. Una volta tornati tra la loro gente, i cacciatori sembravano aver contratto una strana malattia, e coloro che vi avevano trascorso più di una notte di fila, presto morirono. Per questo motivo, gli anziani delle tribù locali hanno dichiarato queste zone maledette, e quindi proibite.


Storie recenti

Esistono storie recenti di viaggiatori che si sono avventurati nella Valle della Morte, imbattendosi nelle misteriose cupole. In epoca antica, la zona era parte di un percorso utilizzato dal popolo nomade degli Evenchi, che partiva da Bodaybo fino ad arrivare sulla costa del Mare di Laptev e l’esistenza delle cupole maledette era nota a loro soltanto.

La prima testimonianza indiretta delle cupole risale al 1853, quando Richard Maack, il noto esploratore, antropologo e geografo russo, uno dei primi ad avventurarsi nella lontana Russia orientale e nella Siberia, riporta nei suoi resoconti:

A Suntar, un insediamento Yakut mi è stato detto che nel corso superiore del fiume Viliuy si trova un enorme cupola di metallo affondata nel terreno. […] La sua dimensione è sconosciuta in quanto è visibile solo il cerchio che emerge dal terreno.

Qualcosa di simile verrà affermato 1989 da D. Arkhipov, antropologo esperto delle cultura Yakut:

Tra la popolazione del bacino del Viliuy esiste una leggenda che risale ai tempi antichi e che narra dell’esistenza, nella parte alta di quel fiume, di enorme cupole di bronzo o olguis.

Nel 1936, lungo il fiume Olguidakh (che significa luogo del calderone), un geologo incaricato dagli anziani indigeni si imbatté in quello che aveva tutta l’area di essere una enorme cupola di metallo liscio, di colore rossastro, sporgente dal suolo e con un bordo talmente affilato da tagliare la carta. Le pareti dell’oggetto erano spesse circa due centimetri e, secondo la relazione ufficiale, era possibile vedere l’interno della cupola attraverso un foro posto sulla parte posteriore.



Nel 1979 una spedizione archeologica partita da Yakutsk cercò di individuare il luogo descritto del geologo, ma i mutamenti del territorio e della vegetazione avvenuti in più di quarant’anni non consentirono di ritrovare l’oggetto misterioso. Inoltre, come spiegano gli abitanti del luogo, data la fitta vegetazione, nella foresta si può passare a 3 metri da qualcosa senza nemmeno notarla.

Tra i resoconti più accurati, c’è quello di Mikhail Korecky da Vladivostok, il quale nel 1996 inviò una lettera al quotidiano Trud dove affermava di essere stato nella Valle della Morte per ben tre volte.

La prima fu nel 1933, quando aveva 10 anni; la seconda nel 1937 e infine nel 1947 con alcuni amici. Korecky affermava di aver individuato sette cupole tra i 6 e i 9 metri di diametro.

Nell’ultima visita alle cupole, Korecky e i suoi amici trascorsero la notte in una di esse. Benché quella notte non successe nulla di particolare, nei giorni a seguire uno dei suoi compagni si trovò a perdere quasi tutti i capelli, mentre Korecky sviluppo due piccole pustole sulla guancia che non si sono mai più rimarginate.

Nel 1971, un vecchio cacciatore evenchi, affermò di aver trovato una tana di ferro nel terreno, dentro la quale aveva notato i corpi di strani esseri con un occhio solo, vestiti con una sorta di costume di ferro. Benché si fosse reso disponibile ad accompagnare chiunque volesse a visitare il misterioso sito, nessuna delle autorità volle credere al suo racconto.


Strani fenomeni nella Valle della Morte

Le leggende Yakuy sulla Valle della Morte contengono molti riferimenti a esplosioni, trombe d’aria e sfere di fuoco fiammeggianti che volteggiano in aria.

E tutti questi fenomeni, in un modo o nell’altro, sono connessi con le misteriose strutture di metallo che si trovano nella valle. Si narra che, all’inizio del secolo scorso, fu vista una sfera di fuoco incandescente emergere dal foro principale di una delle cupole e salire verso l’alto sotto forma di una sottile colonna di fuoco.

Il fenomeno fu accompagnato da un boato sordo, simile al suono registrato durante le esplosioni nucleari. Dopo aver raggiunto una notevole altezza, la sfera incandescente volò via, lasciando dietro di sé una lunga “scia di fumo e fuoco”. Gli ufologi russi hanno proposto due teorie sulle cupole della Valle della Morte.

La prima ipotesi è che le cupole possano essere i rottami di un’antica astronave distrutta in un incidente o in una battaglia aerea. La seconda ipotesi, avanzata dal ricercatore russo Valery Uvarov è decisamente più intrigante è afferma che le misteriose cupole della Siberia possano essere un’antica arma costruita dagli extraterrestri per proteggere il nostro pianeta da eventuali pericoli esterni, tipo meteoriti o forze aliene ostili.

Il sistema di difesa, composto da numerose cupole interrate, sarebbe collegato ad una centrale elettrica costruita nelle profondità del suolo e capace di operare automaticamente, proteggendo la Terra dalle minacce cosmiche.

Uvarov è convinto che il sistema di difesa extraterrestre sia entrato in funzione tre volte negli ultimi cento anni: nel 1908 abbattendo il famoso meteorite di Tunguska; nel 1984 distruggendo il bolide di Chulym, penetrato nell’atmosfera fino all’altezza di circa 100 chilometri e, più recentemente, il meteorite Vitim nel 2002.

Quando qualche anno fa Uvarov avanzò questa ipotesi, riportò anche un significativo aumento dei livelli di radiazione nella zona e il progressivo abbandono dei boschi della fauna selvatica nella zona della Valle della Morte, dando al ricercatore russo l’impressione che il sistema si stesse preparando a scongiurare una minaccia imminente.

Con il senno di poi e alla luce del quasi impatto meteoritico registrato il 14 febbraio 2013 sopra i cieli della Russia centrale, sugli Urali, qualcuno ipotizza che il sistema sia entrato in funzione una quarta volta, così da scongiurare un impatto che potrebbe essere stato catastrofico: qualcosa ha distrutto il meteorite che stava per colpire gli Urali?


Una nuova spedizione confermerebbe l’esistenza delle cupole

Recentemente, un team di scienziati e di esploratori russi è tornato dalla Valle della Morte affermando di aver trovato la prova di almeno cinque cupole metalliche. “Siamo andati nella Valle della Morte per indagare e capire se le cupole metalliche raccontate da tante testimonianze esistono per davvero. Effettivamente, abbiamo trovato cinque oggetti metallici sepolti nelle paludi”, ha dichiarato lo scienziato a capo del team, Michale Visok, il quale ha descrittole seguenti caratteristiche degli oggetti:

1) Ciascun oggetto è immerso in una piccola pozza paludosa della profondità di 2-3 metri;

2) Gli oggetti sono decisamente di metallo;

3) La parte superiore degli oggetti è molto liscia al tatto, ma ci sono sporgenze molto affilate ai bordi esterni;

4) Due membri del team si sono ammalati gravemente durante l’esplorazione;

5) Il team di ricerca è composto d 3 geologi, 1 astrofisico, 1 ingegnere e 3 assistenti di ricerca.

Alla domanda su cosa il team pensa di aver scoperto e se potrebbe trattarsi di qualcosa costruita da Antichi Astronauti, Visok si è rifiutato di commentare. “C’è sicuramente qualcosa di strano là fuori, ma non abbiamo idea di cosa sia o per cosa sia stato utilizzato”, si è limitato a dire lo scienziato russo.

Visok e il suo team hanno in programma un’altra spedizione, nella quale spera di recuperare un campione dagli oggetti metallici utilizzando una punta di diamante, ma si è detto molto cauto sulla possibilità di scalfire questi oggetti, qualsiasi cosa essi siano.

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