LE MISTERIOSE SPARIZIONI DI MEDJUGORJE



Fonte: www.vanityfair.itcrepanelmuro.blogspot.fr


Dove i fedeli, il secondo giorno di ogni mese, aspettano l’apparizione della Madonna, ogni anno scompaiono centinaia di pellegrini. E poi qualcuno viene trovato morto. Da agosto, si sono perse le tracce anche di don Luciano Ciciarelli. Che fine ha fatto? Incidente, rapimento? Salendo sulla collina, ci siamo imbattuti in una pista più inquietante.
Un anziano, appoggiandosi al bastone, arranca su per il sentiero di pietre. Vuole raggiungere la cima della collina, il luogo in cui i sei veggenti raccontano di avere avuto il 24 giugno 1981, ancora ragazzini, la prima visione della Madonna.
Un gruppo di giovani ci sorpassa pregando. Poco più sotto due donne, italiane, camminano scalze.
«Nostra sorella è malata», mi spiega la più anziana, «abbiamo fatto voto di salire a piedi nudi. Avremmo anche voluto partecipare all’apparizione che avviene ogni sera, alle sette, a casa di Vicka (una dei veggenti, ndr). Ma è malata, non riceve quasi più nessuno». Provo a farle notare che Papa Francesco ha manifestato con grande chiarezza il suo scetticismo verso quello che avviene a Medjugorje. «Fa niente: noi ci crediamo. Qui la presenza della Vergine si sente. Qui i miracoli si avverano. Ora però dobbiamo andare, il gruppo ci aspetta per il rosario».
Le ho quasi perse di vista quando si gira: «Sei sola?».
Sì, rispondo. «Non allontanarti dal sentiero, è pericoloso».
In che senso?
«Qui il diavolo rapisce i pellegrini. Non sai quel che è successo a padre Luciano?»…

Bergamo, convento dei Padri Monfortani, qualche giorno prima
Nel salottino al piano terra di un’antica villa trasformata in monastero, padre Angelo Livio Epis siede sconsolato su una poltrona. Da quasi due mesi non ha notizie del confratello Luciano Ciciarelli. «Ha settantanove anni, è entrato in convento quando ne aveva dodici, ha passato la vita sulle Ande a fare il missionario. A fine luglio è andato a Medjugorje, e non è tornato più».
Padre Luciano è sparito, più precisamente, il 2 agosto, proprio mentre sulla collina la folla si preparava a incontrare la Madonna, per l’apparizione pubblica che i fedeli aspettano il secondo giorno di ogni mese. «Un suo amico peruviano lo ha riconosciuto e fermato intorno alle nove e mezzo. Hanno chiacchierato un po’ e si sono fatti qualche selfie. Poi si sono dati appuntamento per la sera, ma padre Luciano non si è mai presentato. Gli amici lo chiamavano, il cellulare squillava a vuoto».
Nei cinque giorni successivi il personale della pensione dove l’anziano prete era alloggiato ha notato che la sua stanza era vuota, ma nessuno ha lanciato l’allarme. «Finché, il 7 agosto, il proprietario si è deciso ad andare al Magnificat (il gigantesco albergo fatto costruire dalla veggente Marija, ndr) dove padre Luciano avrebbe dovuto partecipare a un ritiro spirituale. “Il prete è qui?”, ha chiesto. E sono scattate le ricerche».

La polizia ha individuato in un’area di ottanta metri quadrati sul fianco della collina il luogo in cui il cellulare di Ciciarelli ha squillato per l’ultima volta. Per giorni, centinaia di uomini hanno perlustrato la zona con elicotteri e cani.
«Padre Luciano andava a Medjugorje dagli anni ’80, conosceva quei posti, è improbabile che si sia perso. All’inizio abbiamo pensato a un rapimento. Perché era venuto a risolvere la questione burocratica di un appezzamento di terra comprato anni fa ai piedi della collina da un suo amico frate. Ma il frate non aveva mai registrato il passaggio di proprietà e così, dopo la sua morte, il terreno risultava ancora intestato agli eredi del proprietario precedente. Gli eredi sono una trentina, la terra ha ormai un valore inestimabile, abbiamo pensato: magari don Luciano dava fastidio a qualcuno, magari l’hanno rapito per chiedere un riscatto. Ma a distanza di due mesi nessuno si è fatto vivo. È stata la polizia che ci ha parlato anche di una possibile pista satanica».

Medjugorje, collina del Podbrdo, all’alba.
«Qui ogni anno scompaiono centinaia di pellegrini». Zdenko Maric è il capo dei volontari del locale Servizio di salvataggio. «Nel 2015, a oggi, abbiamo salvato 126 persone, e recuperato alcuni corpi. Il prete italiano, un pellegrino polacco e una donna croata sono dispersi». Maric mi permette di partecipare alle ricerche. Procediamo spediti su un sentiero parallelo a quello che porta sotto la statua bianca della Madonna. Uno dei cani sembra seguire una pista, gli uomini si tuffano nella boscaglia.
«Tempo fa abbiamo trovato uno scheletro, pensavamo appartenesse alla signora croata: invece no, era qualcun altro, chissà chi. La settimana scorsa abbiamo salvato un ragazzo rimasto quattro giorni nel bosco, disidratato, in stato confusionale. Era dentro una foiba, molto lontano dal luogo delle apparizioni. Qui basta poco per perdersi: il sentiero sulla collina non è ben segnalato. Da anni chiediamo che vengano messi cartelli. Quel giovane deve aver camminato ore e ore in preda al panico».

All’improvviso inciampo. Il tempo di rialzarmi, vacillando tra le pietre sconnesse, e mi accorgo di essere rimasta sola. Camminare è difficile: per i rovi, soprattutto per i massi che ci costringono ad avanzare tra salti e arrampicate. Chiedo come possa essere riuscito un quasi ottantenne a inoltrarsi fino a questo punto del bosco. Mi risponde Goran Corbic, console italiano a Mostar, che ha voluto partecipare alle ricerche: le celle telefoniche, spiega, segnalano che «il suo cellulare è qui da qualche parte».
In lontananza sento le voci dei soccorritori, cerco di avvistarli, mi guardo attorno.
È allora che la vedo: una croce, infilzata tra due pietre, poco più avanti. Sotto, la foto di una famiglia felice, padre, madre e cinque figli. Dietro c’è scritto: «In memoria di Winnie Brady».

Medjugorje, nella mia camera d’albergo, poche ore più tardi.
Otto anni dopo, a Dublino, in Irlanda, familiari e amici di Winnie Brady si chiedono ancora che cosa le sia accaduto veramente. «Era arrivata a Medjugorje con un gruppo di pellegrini», mi racconta via Facebook una sua amica, che vuole restare anonima. «La mattina del 6 settembre 2006 è uscita dalla pensione ed è scomparsa. Mesi dopo l’hanno ritrovata morta. Stephen, il marito, l’ha riconosciuta solo grazie ai gioielli. Il corpo era in un punto difficilissimo da raggiungere. Ma Winnie soffriva di artrite, aveva dolore a un ginocchio, camminava a fatica. Come è possibile? Che cosa è successo?».
Se lo chiedono anche i parrocchiani di padre Franz Lachinger, 64 anni, e di Herta Brixler, 72, austriaci, spariti la mattina del 21 maggio 2001, dopo essere arrivati in macchina ai piedi del Podbrdo. Nel dicembre dell’anno successivo, un cacciatore s’imbatté nel cadavere del religioso. Della donna, scrivono i giornali locali, non è mai stata trovata traccia.
E se lo chiedono gli amici di don Vico Cazzaniga, fondatore del Coro Milano, sparito sulla collina la mattina del 3 luglio 2003, anche lui a poche ore dall’apparizione pubblica del secondo giorno del mese. «Amava le passeggiate in montagna, ma era cardiopatico», mi ha raccontato giorni prima l’avvocato Luigi Colombo, vecchio amico del sacerdote, nel suo studio di Milano. «Forse è sceso dalla collina delle apparizioni e ha cercato di risalire sulla Via Crucis del monte Križevac, fino alla cima con la grande croce. Fu chiesto a una veggente di intercedere, raccontò che la Vergine si era limitata a sorridere in silenzio. Finché l’8 dicembre del 2005, proprio il giorno dell’Immacolata concezione, un cacciatore ritrovò il suo corpo. Si era perso in una mattina di caldo soffocante, eppure don Vico indossava la giacca a vento. L’aveva indossata perché si era perso ed era scesa la notte? La polizia ci disse che temeva ci fosse dietro un gruppo di satanisti: perché?».

Bernard Bradley, autista della metropolitana di Londra, ha comprato casa a Medjugorje, dove viene ogni volta che può, dopo che un’apparizione gli ha cambiato la vita. Ed è stata una sparizione – quella di Sarah McKenzie, 74 anni, scozzese, arrivata in pellegrinaggio con una nipotina di 13, e svanita nel nulla il 29 agosto 2014 – a convincerlo che da queste parti succede davvero qualcosa di inquietante. «Non ero nel suo gruppo, ma ricordo che quel giorno c’erano quattro guide a segnalare il percorso, perdersi era impossibile. Eppure, è successo».
Su un forum online dedicato alle misteriose sparizioni ricorre il nickname di Connie, che dice di essere inglese, e che sembra ossessionata dal caso McKenzie. La contatto per capire qualcosa di più. «Sarah ha detto alla nipotina che non ce la faceva a continuare», mi scrive. «“Tu va’ avanti, io torno indietro”. Ed è sparita. Per tutta la notte, nei boschi, i soccorritori urlavano il suo nome. L’hanno trovata due giorni dopo, disidratata e in stato confusionale. Ha detto che li aveva sentiti chiamare, ma che era stata troppo confusa per rispondere. Possibile? Io, comunque, un’idea ce l’ho. È il diavolo che rapisce i pellegrini. Lui o i satanisti».
Satanisti? A Medjugorje?
«Se non ci crede, vada sulla collina del Križevac e si guardi intorno. Poi mi scriva».

Medjugorje, monte Križevac, il giorno dopo.

Arranchiamo lungo le 14 stazioni della Via Crucis che ci separano dalla cima della montagna. Pochi sanno che la grande croce, lassù, non c’entra niente con le apparizioni. È lì dal 1933 e contiene, in un reliquiario, quelli che secondo la tradizione sono i frammenti della Vera Croce di Gesù, fatti arrivare da Gerusalemme.
«Ogni anno», mi aveva detto il console Corbic, «arriva a Medjugorje un milione e mezzo di turisti religiosi. Ci sta che a qualcuno possa venire un infarto, che possa cadere e farsi male, che possa morire. Succede anche a Lour­des e Fatima».
A Lourdes e Fatima però, gli avevo fatto notare, la gente non svanisce nel nulla.
«Se è per questo, a Lourdes e Fatima non ci sono nemmeno le profonde foibe carsiche che, proprio nei dintorni della collina delle apparizioni, possono trasformarsi in trappole mortali, e letteralmente inghiottire la gente. E non c’è un fiume impetuoso come il Neredva, che ogni anno trascina via una ventina di persone».
Mi chiedo, però, perché nessuno metta lungo la Via Crucis segnali per aiutare i pellegrini a orientarsi. «Fate attenzione, sul Križevac è facile perdersi», si limitano a dirti.
E mi chiedo perché il capo della polizia sia tanto reticente sul numero dei dispersi. Quando gli faccio la domanda, mi invita a presentare richiesta formale. Seguo il suo consiglio con l’aiuto del console, la risposta è: padre Luciano, il polacco, la croata. Le tre persone di cui mi aveva parlato il capo dei volontari. Eppure gli articoli di giornale raccontano di sette cittadini irlandesi, e di altri casi ancora. Inutile insistere con il capo della polizia. Se poi gli chiedo della pista satanica, quella che secondo i testimoni proprio i suoi agenti tirano fuori regolarmente, si chiude nel silenzio.

Improvvisamente mi ritrovo in mezzo a una foresta di croci di legno conficcate tra le rocce. A prima vista sembra un antico cimitero. Sotto, però, ci sono fotografie recenti.
«Queste persone sono morte a casa loro», mi spiega un sacerdote. «I familiari portano qui le foto e lasciano messaggi in segno di devozione».
Alcune immagini sono bruciacchiate, però. Parecchie croci sono annerite. Di altre restano solo i tizzoni spenti, qua e là, circondati da sinistri cerchi di pietre. A una è appesa una corona di spine, bruciata anche quella.
Il sacerdote nota il mio sguardo. «Quelli sono i resti di una messa nera. I satanisti amano profanare i luoghi sacri, e questo è un posto speciale. La Vera Croce, e poco lontano la collina delle apparizioni. Loro sono ossessionati dalla Madonna».

Milano, pochi giorni dopo
«Sono salita sul Križevac come mi aveva consigliato», scrivo a Connie, «e ho visto le tracce di messe nere. Ma il capo della polizia non ne vuole parlare». «Perché non gli chiede chi va a danneggiare la statua della Madonna nelle notti che precedono le apparizioni mensili? È successo anche all’alba del 2 marzo scorso. I satanisti arrivano a Medjugorje da tutto il mondo, fanno messe nere e sacrifici. Ha controllato le date delle sparizioni?».
Fonte: www.vanityfair.it
DA crepanelmuro.blogspot.fr

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