Chi erano gli ‘Uomini Giganti’ della Sardegna?

di Gilda Paolicchi
L’esistenza di uomini giganti sul nostro Pianeta, è uno di quegli enigmi che ogni tanto riscuote un certo interesse da parte dei media. Spesso, peraltro, i ritrovamenti di ossa di misura fuori dal comune, vengono semplicemente liquidati con la spiegazione “affetto da gigantismo”.
Certo, il gigantismo esiste, così come il nanismo, ma forse vale la pena di provare ad approfondire la questione, anche perché di giganti si parla nella Bibbia, nelle leggende greche, orientali, africane, americane, insomma nei racconti più antichi di mezzo mondo. E’ esistita sulla Terra una specie umana diversa e molto più alta di quella attuale? L’evoluzione è andata proprio come ce la raccontano?

Sembra, purtroppo, esserci una sorta di cover-up sulla questione: spesso infatti questi reperti giganteschi scompaiono nel nulla o vengono distrutti; i ricercatori che li trovano, talora ritrattano e i giornali che ne pubblicano notizia, capita che si scusino con i lettori per aver pubblicato un falso. E’ mai possibile che tutti, ma proprio “tutti”, i ritrovamenti siano inattendibili? E come mai rimangono scarsissimi i reperti a disposizione di una seria indagine?

Di Giganti ci parla la Bibbia: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni. C’erano sulla Terra i giganti a quei tempi (e anche dopo), quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi…” (Antico Testamento, Genesi – 2 Samuele).

La Bibbia cita inoltre diversi esseri giganteschi: Og (sconfitto da Mosè durante la conquista di Canaan), Golia (sconfitto da Davide), gli Anakiti, i Refei. Le leggende greche narrano la storia dei Giganti nati dal sangue di Urano, ucciso da suo figlio Cronos. Parlano anche del mito di Atlante e di Prometeo. E non dimentichiamo i Ciclopi di Ulisse. Anche presso i Siriani e gli Ittiti, si trovano miti relativi ad un’antica razza di giganti. E così pure in India, in Thailandia, in America.

Nel “Manoscritto messicano di Pedro de los Rios” si legge: “Prima del diluvio che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la terra di Anahuac era abitata dagli Tzocuillixeco, esseri giganteschi…” Nell’Edda si narra di come la Terra sia stata creata dal corpo del gigante Ymir. La tradizione giapponese parla invece della sconfitta di una banda di giganti da parte dell’eroe Raiko che, insieme a fedeli soldati, travestendosi da scimmie, fecero bere loro un filtro magico per poi annientarli. Le leggende della tribù pellerossa Omaha, parlano dei Mu-a-lusha, esseri giganteschi giunti millenni prima da oltre l’Oceano Pacifico.

Non troviamo giganti solo nelle leggende e nelle narrazioni più antiche; ci sono testimonianze di ritrovamenti avvenuti sia in tempi remoti che in tempi più recenti. Erodoto (Storie 1-68) narra del rinvenimento di un gigante alto circa 3,10 metri. Quando Hernan Cortes e gli spagnoli sbarcarono in America, gli indigeni mostrarono loro ossa gigantesche; Cortes stesso spedì al suo re un femore alto quanto un uomo. Un altro conquistador, Fernando de Alba, racconta che “in Messico, i resti dei giganti potevano essere trovati ovunque”. Magellano incontrò in Patagonia esseri molto alti, tanto che i membri del suo equipaggio arrivavano solo alla loro cintola.

Nel 1577, a Willisau, nel cantone di Lucerna, venne alla luce uno scheletro dalle ossa enormi. Dopo un’attenta verifica che dimostrò che le ossa erano umane, lo scheletro gigante venne esposto in una sala del municipio. Nel 1622, Giovan Battista Modena, canonico e studioso vercellese, trovò nella Chiesa di San Cristoforo (Vercelli), un dente molto grosso e a Saletta, i resti di un gigante. Nel 1663, a Tiriolo, in provincia di Catanzaro, venne portata alla luce una tomba assai grande, con dentro uno scheletro gigante. Fu coinvolto Marcello Malpighi, famoso medico bolognese del tempo, ma questi non riuscì ad avere i reperti promessi per poter condurre un’indagine scientifica. Nel 1810, in California, fu trovato uno scheletro gigantesco, con sei dita. Nel 1895, Mr. Dyer, nella contea di Antrim, in Irlanda, scoprì un gigante fossilizzato di 3,70 metri. Nel 1925, a Glozel (Vichy-Allier-Francia), Emil Frendin nel campo dove stava lavorando trovò un’ingente quantità di manufatti antichissimi (17-15.000 a.C.), ma soprattutto ossa e crani di dimensioni doppie rispetto al normale e monili di misura per arti giganteschi.

Nel 1940, venne ritrovata nell’isola di Giava, una mascella inferiore che, per proporzione, poteva appartenere ad un uomo di circa 3,50 metri. Nel 1943, nelle isole Aleutine, alcuni militari trovarono ossa di uomini che potevano raggiungere addirittura i 7 metri di altezza. Nei pressi di Ventimiglia (IM), fu rinvenuto intorno al 1960, uno scheletro di gigante che misurava tre metri e mezzo. Pochi anni dopo, in Val di Lanzo (TO), venne alla luce un enorme sarcofago corredato di suppellettili e lunghissime clave, contenente i resti di un essere lungo circa tre metri. Nel 1969, a Latina, furono ritrovate le tombe di 50 guerrieri, tutti alti intorno ai 2 metri, una statura molto diversa da quella media dell’epoca. Negli anni ’70 in Messico, un proprietario terriero rinvenne nella sua terra due scheletri molto alti, che dovette incenerire per evitare una condanna per omicidio. Negli Stati Uniti, nel MT. Blanco Fossil Museum, si conserva un femore alto quasi quanto un uomo di statura media.

In vari anni, sono stati portati alla luce resti giganteschi in California, nel Texas, in Perù, in Marocco, nell’Africa del Sud, in Siria, nelle Filippine, a Ceylon, in Pakistan, nella Cina meridionale, in Tibet, in Australia, in Inghilterra, in Moravia, in Italia. Nel 2004, una spedizione del National Geografic rinvenne nel deserto indiano, in un settore chiamato “The Empty Quarter”, nel Nord dell’India, i resti di uno scheletro di taglia eccezionale. Il ritrovamento è avvenuto con l’appoggio dell’esercito indiano ed è stato segnalato da un giornale indiano. Ma alla richiesta di avere le fotografie relative all’articolo pubblicato, il giornale indiano rispose sconfessando l’articolo e scusandosi per aver pubblicato una notizia falsa. Di recente, nella regione del Caucaso, sono stati trovati da antropologi sovietici scheletri di 2,8-3,1 metri. In una chiesetta del bresciano, San Salvatore, pare che ancora oggi siano visibili ossa gigantesche attraverso la grata di una cripta.
I Giganti di Pauli Arbarei

Pauli Arbarei. La tomba dove Luigi Muscas da bambino ebbe il primo incontro ravvicinato con un gigante. La tomba misura più di 4 metri di lunghezza

Un caso particolare, relativo al mistero archeologico/paleontologico dei giganti, lo troviamo a “casa nostra”, in Sardegna, per la precisione a Pauli Arbarei (CA), nel Medio Campidano. Luigi Muscas, pittore e scultore, nato a Villamar nel 1962 e dal 1971 residente appunto a Pauli Arbarei, ha ricordi molto precisi in proposito.

Da bambino, nell’accudire il gregge di pecore a lui affidato, si trovò faccia a faccia con uno scheletro gigantesco, seppellito in una tomba sulle alture vicino al paese: “Un giorno, era il 18 febbraio 1972, come di consueto, dopo la scuola, portavo le pecore al pascolo, quando un temporale mi sorprese e mi costrinse a cercare riparo in una grotta vicina. Quando vi entrai vidi uno scheletro molto grande le cui dimensioni, mi resi conto, erano molto al di sopra della norma. La testa, per dare un’idea, era grande più o meno come un televisore da 26 pollici, ma di forma rotonda. Gli arti superiori erano lunghi quanto me, che allora ero alto circa 1 metro e 20. Ciò che mi colpì particolarmente era che il corpo appariva mummificato, conservava ancora tutta la pelle e in trasparenza si vedevano i legamenti. La pelle era color caffè latte”. (dal libro “I giganti e il culto delle stelle” di Luigi Muscas).

La tomba, in effetti, ha grandi proporzioni, più di 4 metri di lunghezza, e poteva sicuramente ospitare un individuo più alto del normale, anche se Muscas lo definisce “piccolo”, visto che l’altezza media dei “Giganti” raggiungeva i 6 metri. E’ noto che la Sardegna sia piena di ‘Tombe dei Giganti’, imponenti costruzioni megalitiche erette con grandi pietre, orientate con precisione in rapporto al sorgere del Sole. Se queste bellissime costruzioni siano state davvero le tombe di esseri giganteschi non ci è dato sapere; gli archeologi parlano di strutture destinate a sepolture collettive, ma si sa che le costruzioni megalitiche sono state usate nel tempo per svariati scopi, anche molto diversi da quello per cui furono erette. Certo è che le Tombe dei Giganti sono veramente innumerevoli e ci sarebbe la giustificazione per pensare ad un intero popolo di altezza ben superiore alla nostra.

Luigi Muscas è latore anche di ricordi personali e della sua famiglia, ricordi relativi ad una civiltà stanziata nelle terre intorno al suo paese in ere antichissime, che costruì edifici imponenti come templi e piramidi: una grande civiltà che può essere forse collegata al mito di Atlantide. La stessa famiglia di Luigi Muscas tramanda, a quanto pare, i geni di un’antica stirpe. A sua detta, la famiglia Muscas-Monreale discende dai giganti: suo nonno era alto più di 2 metri, il trisnonno 2,25 e gli avi erano più alti ancora. Tutti affetti da gigantismo? Così potrebbe essere per una famiglia, ma non si giustificherebbero comunque le migliaia di Tombe dei Giganti sparse per l’isola.

Luigi Muscas davanti alla Tomba dei Giganti di Siddi

E’ lecito a questo punto chiedersi dove siano finiti gli scheletri di questi esseri giganteschi. Domanda più che legittima, ma che al momento non ha una risposta certa. Muscas afferma che negli anni sono stati ritrovati moltissimi scheletri, ma sono stati fatti tutti scomparire in un modo o nell’altro: commercio illegale di reperti archeologici, distruzione, occultamento. Insomma, si tratterebbe di una vera e propria cover-up.

A che pro? Chi ha interesse a nascondere quello che sarebbe un pezzo importantissimo del nostro passato? Non si vuole forse che la storia si riveli diversa da quella che ufficialmente, da anni, si studia a scuola? Non sarebbe certo una novità, anche se, col tempo, molte nuove scoperte, come ad esempio quella delle piramidi europee, stanno portando alla necessità di riscrivere la storia stessa.

Ci sono centri di potere che volutamente occultano certi reperti? Muscas ricorda che quando era bambino, gli scheletri ritrovati venivano fatti vedere alle autorità o agli esperti, e quasi sempre sparivano nel nulla il giorno dopo. Molti abitanti della zona hanno trovato parecchi reperti nelle loro terre, ma il più delle volte hanno nascosto tutto, hanno frantumato le ossa con i trattori, le hanno portate alle discariche oppure bruciate: temevano di non poter avere più accesso alle proprie terre, cosa che accade nel momento in cui si individuano nel sottosuolo reperti di interesse archeologico.

Muscas ipotizza anche che qualcuno abbia guadagnato parecchio dal commercio illegale dei reperti, commercio sicuramente avvenuto anche in relazione agli scheletri dei giganti. Egli stesso ha avuto informazioni in merito all’esistenza di musei privati, in cui si possono ammirare numerosi scheletri giganteschi, elegantemente ricomposti nelle teche per il piacere del proprietario.

Uno dei denti di gigante trovati da Luigi Muscas nei campi intorno a Pauli Arbarei

Muscas sostiene che anche la Chiesa abbia contribuito ad occultare gli scheletri o a promuoverne la distruzione: tutti i reperti che nel tempo furono affidati ad ecclesiastici sono infatti misteriosamente scomparsi. Purtroppo, egli non è in grado di mostrare altro che frammenti di ossa, denti e mandibole di proporzioni senz’altro notevoli, ma ancora in attesa di essere verificati per appurare con certezza la loro appartenenza. Racconta di essere stato ingannato più volte, da chi, con la promessa di analisi e studi poi disattesi, si è portato via gran parte del patrimonio da lui custodito.

Al Parco Archeologico di Sant’Anastasia a Sardara, abbiamo potuto fotografare e filmare due ossa affioranti dal terreno. Secondo Muscas si tratta di due tibie, ognuna della quali è lunga 1,70 metri. Quando furono effettuati gli scavi, lui ebbe la possibilità di misurarle. Ora purtroppo si vede molto poco, perché sono quasi completamente ricoperte dalla terra e ci sono transenne che non permettono di avvicinarsi.

I ricordi di Muscas parlano anche di corredi funerari piuttosto ricchi: oggetti di metalli preziosi, armi, suppellettili, gioielli, abiti, oggetti “tecnologici” che avrebbero anticipato i tempi, oggetti che, se la storia fosse davvero andata così come la conosciamo, non sarebbero potuti esistere.

Frammento di mandibola gigante trovata nei campi vicini al paese Pauli Arbarei

L’esistenza degli scheletri dei giganti è testimoniata anche da altri abitanti della zona. Abbiamo parlato con alcune persone che hanno confermato il ritrovamento di moltissimi scheletri di giganti durante la costruzione delle case del paese: gli scheletri venivano segati e gettati nella discarica oppure caricati su camion e portati via per essere bruciati. Ci hanno descritto le posizioni delle sepolture (a croce, con 4 scheletri i cui crani erano accostati) e le dimensioni dei crani di almeno 60 centimetri di larghezza.

Muscas racconta ancora che sono stati anche ritrovati strani scheletri con le corna, frutto forse di ibridazioni tra uomo e animale. Pare poi che questi “geni antichi” esistano ancora oggi, dando vita talvolta a persone con caratteristiche particolari: piccole protuberanze sulla testa, piedi palmati, ecc. Non sarebbero altro che la discendenza dell’antica specie dei giganti, in una delle sue varianti genetiche.

I racconti di Luigi Muscas sono senz’altro molto interessanti, così come interessanti sono i racconti dei suoi amici e compaesani, che condividono con lui il bagaglio di memorie di un’antica storia. Muscas riconduce l’antica civiltà dei giganti al mito di Atlantide, narrato da Platone nel Timeo, ma se anche Atlantide non fosse stato situato veramente in Sardegna, resta un interrogativo storico di grande rilevanza: chi furono i nostri antenati? Da quale razza proveniamo? Se c’era un popolo di giganti nel nostro remoto passato, che fine ha fatto nel tempo?

Articolo di Gilda Paolicchi

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