"Zitti e buoni" il messaggio del mondialismo è chiaro

08/03/2021 - La canzone vincitrice del festival si chiama "Zitti e buoni". Un mantra che è lo specchio dei nostri tempi. Non poteva che vincere un titolo di questo tipo. Si sta zitti e buoni quando si è dominati o convinti ad adeguarsi dal sentimento più truffaldino che esista: la speranza. Lo diceva già Mario Monicelli: la speranza è una truffa ordita dai dominanti per tenere a bada i pezzenti. State zitti, state buoni, e sperate, che tutto tornerà come prima... State zitti, state buoni, che "dopo" verranno tempi migliori. Sperate fiduciosi nei tempi migliori, nel mentre state al vostro posto, zitti e buoni. E intanto passano i secoli e l'ordine sociale dominante costituito non fa che rafforzarsi. La speranza è una truffa molto utile a chi detiene il potere per guadagnare tempo, per condizionare e ammansire chi sta "nel basso". La speranza è l'illusione di redenzione dei diseredati in tempi a venire. La speranza è la truffa che crea un senso di coesione sociale a vantaggio di chi sta "in alto" e a svantaggio di chi sta "in basso". Perché nel corso degli ultimi 12 mesi, nonostante tutto, non c'è stato il minimo accenno di ribellione sociale? Perché la gente, illusa e immemore di uno stile di vita basato su valori diversi da quelli inculcati alle masse dai dominanti a suon di pubblicità, SPERA ANCORA che tutto torni come nel 2019. Se tu speri, non ti rivolti. Né a titolo individuale né collettivo poiché confidi che le cose, in futuro, miglioreranno da sè. Se tu speri, inevitabilmente, te ne stai al tuo posto: zitto e buono.
Paolo Borgognone

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