Da sempre il sonno, inteso come totale perdita di contatto con la realtà che ci circonda, ed il sogno, come stato psicofisiologico ad esso collegato, hanno affascinato l’uomo. Nei tempi antichi si riteneva per lo più che i sogni avessero carattere soprannaturale, mentre l’idea della loro origine occulta dominava il pensiero del Medioevo.
Gli uomini di scienza del secolo scorso tuttavia negavano in genere ai sogni qualsiasi importanza o significato. Loiriconducevano infatti a fortuiti eccitamenti del sistema nervoso centrale durante il sonno, cosicché era vano chiedersi cosa significassero.
L’avvento della psicanalisi porta definitivamente alla luce l’importanza e la complessità del sogno, ponendolo sia come fisiologica necessità vitale per l’uomo, sia come sua insostituibile chiave d’interpretazione psichica: uno strumento grazie al quale si avrebbe potuto indagare su ciò che era sempre rimasto sconosciuto, le pulsioni e le emozioni che ci guidano.
E’ interessante notare come molti dei simboli che la psicanalisi ha accertato e riconosciuto, si ritrovano poi in varie altre espressioni dello psichismo umano come leggende, miti, modi di dire popolari, addirittura opere d’arte. Ma Freud, nei suoi studi, arrivò a chiarire un punto fondamentale: egli stesso riconobbe la natura paranormale di alcuni sogni, che considerò diversi dai sogni comuni. Fu il primo ad ammettere che elementi di percezione extrasensoriale potessero insinuarsi nel contesto onirico. Oggigiorno si può supporre che il sogno paranormale differisca da quello normale nella stessa misura in cui il fenomeno chiaroveggente differisce dalla conoscenza sensoriale.
I sogni telepatici sono i più comuni: non di rado chi sogna percepisce idee che in quel momento vengono pensate da un’altra persona in stato di veglia; altre volte due o più persone hanno lo stesso sogno che, evidentemente, l’una ha trasmesso telepaticamente all’altra. Si parla allora di sogni reciproci o condivisi.
I sogni paranormali più frequenti hanno tuttavia carattere precognitivo. Esempio illustre ci è dato dal caso di Monsignor Joseph de Lanyi, vescovo di Nagyvard, che il mattino del 28 luglio 1914, verso le 4, sognò di vedere sul tavolo del suo studio una busta listata a lutto con lo stemma dell’Arciduca Federico d’Asburgo. Apertala, gli apparve una strada per cui passava un’automobile nella quale erano seduti l’Arciduca e sua moglie; dalla folla che circondava la macchina si fece avanti un giovane che sparò sulla coppia reale. Poté poi leggere la lettera che diceva: “Eminenza, mia moglie ed io siamo rimasti vittime di un delitto politico a Sarajevo. Ci raccomandiamo alle vostre preghiere”.
Nel pomeriggio di quel giorno il vescovo ricevette telegraficamente la notizia dell’attentato, che si era svolto nelle identiche condizioni da lui sognate.
Articolo di Enrico Galimberti
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