Fotografate Statue egizie su Marte?


Ancora un mistero dalla superficie del pianeta rosso, Marte. La sorpresa ci viene regalata ancora una volta dalla sonda Opportunity della Nasa.
Si tratta del “Victor Crater”, uno dei tanti crateri che costellano il pianeta. Secondo precise localizzazioni, tale cratere sarebbe situato sul Meridiani Planum.
Il Victor Crater misura 750 metri di diametro ed il suo nome deriva da Victoria, ossia la prima nave che circumnavigò la Terra e di proprietà di Magellano. Gli scienziati, nell’analizzare una delle tante immagini inviate da Opportunity da quel cratere, si sono imbattuti in una sbalorditiva quanto intrigante anomalia. Parrebbe, infatti, che su una delle pareti del cratere, sia riprodotta, naturalmente o artificialmente, qualcosa di molto simile ad una statua. Ma non una statua qualunque. Una di quelle che ricordano l’Antico Egitto, nella fattispecie quelle che accolgono i visitatori all’ingresso del tempio minore di Abu Simbel.


Fattezze, forme, lineamenti e stile sono inquietantemente simili. E in molti si sono chiesti se si tratta in realtà di un bizzarro gioco di luci e ombra. Non è la prima volta che la sonda Nasa regala al mondo provocanti e misteriose coincidenze. Solo nel 2008, scienziati e appassionati erano letteralmente impazziti per un’incredibile immagine nella quale si notava uno strano oggetto a forma di parallelepipedo orizzontale, poggiato sul suolo marziano, di colore più scuro rispetto alla superficie del pianeta.Le reazioni, all’epoca come oggi, pur non esprimendosi con certezza sulla natura dell’oggetto, ne escludevano un’origine di qualsiasi derivazione “biologica”. Versioni che facevano discutere e sulle quali, ovviamente, si crearono opposte schiere teoriche.
Per il momento, il video che accompagna le immagini è uno dei più cliccati del web. E non si può non affermare che ha dell’affascinante.

Il triangolo delle Bermuda mito o realta'?

Il triangolo delle Bermuda conosciuto anche come Triangolo del Diavolo è una zona delimitata all' interno di una linea immaginaria tra le Isole Bermuda, tra Florida e Puerto Rico. I fatti avvenuti in questo tratto di mare iniziano da molto lontano, addirittura ne scrive Cristoforo Colombo nel suo diario di bordo, narra di strani fenomeni che spaventarono il suo equipaggio, come palle infuocate che cadevano in mare, anomali comportamenti delle bussole e luci in lontananza nel mare della notte. Un numero considerevole di tragedie si sono consumate in quest' infelice zona e il suo mistero resiste tutt' oggi.
Il 5 Dicembre 1945 alle 13:55, a Fort Lauderdale, in Florida in una limpidissima giornata 5 cacciaborbandieri Avenger partirono per un' esercitazione. Tutti gli apparecchi vennero accuratamente controllati, ma alle 14:15 gli aerei scomparirono dai radar a est della Florida. Dopo mezz' ora la torre di controllo udì una chiamata di un pilota che diceva: "Emergenza! Sono fuori rotta, ci siamo persi!" "Dirigetevi verso ovest!" disse la torre di controllo, "Non sappiamo dov'è l' ovest, il cielo e il mare sono strani!". A quel punto la torre di controllo invia un idrovolante il Martin Mariner con 13 uomini a bordo in soccorso degli Avenger. Il Martin Mariner, gli Avenger e i loro equipaggi non fecero mai più ritorno. Scomparirono nel nulla come altri aerei e navi nella zona divenuta nota come Triangolo delle Bermude. Ma il vero mistero è: perchè persero così completamente l' orientamento? Le autorità diedero una spiegazione scettica, cioè che l' incidente era stato provocato dall' inesperienza dei piloti che erano ancora in addestramento e al caposquadriglia che essendo stato trasferito da poco non aveva ancora familiarità con la zona. Mentre il Martin Mariner era precipitato per via di un' esplosione a bordo 23 minuti dopo la partenza dalla base. In due decenni molti casi furono spiegati in modo simile: la scomparsa di un C-54 nel 1947 con 6 persone a bordo, di un Tudor a 4 motori nel 1948, di un DC3 con 40 persone sempre nel 1948...e ancora navi e aerei. In quasi 20 anni quella zona inghiottì nettamente più di 200 persone. La 1° persona a capire che tutto ciò era un vero mistero fu il giornalista Vincent Gaddis, infatti fu lui a coniare il nome con cui oggi quel tratto d' Oceano e conosciuto: "Il Triangolo delle Bermude". E sempre Gaddis in un suo libro fece una lunga lista di navi scomparse a partire dal 1840 con "La Rosalie" el 1956 con la "Connemara IV". Gaddis fornì anche alcune teorie sui fenomeni di quella zona: Lui parla di vuoti-spazio temporali che attraggono navi e aerei in una buca quadrimensionale che si trova nelle profondità dell' Ocenao di quella zona, teoria avvalata anche da un diretto interessato: Gerald Hawkes che ebbe un' esperienza nell'Aprile del 1952. Narra che a bordo del suo aereo all' improvviso vide il cielo oscurarsi i comandi elettrici della bussola impazzire e l' aereo inizio a precipitate per circa sessanta metri in picchiata, quando vide il mare dinanzi ai suoi occhi rimase ancora più impressionato, un grosso buco nero simile a un pozzo si apriva nell'Oceano girando vertiginosamente, poi all' improvviso il velivo riuscì a cabrare, l' aereo riprese quota e il cielo ritornò limpido.
Nel triangolo delle Bermuda molti sono sopravvissuti a esperienze strane e talvolta terrificanti. Raccontano che la radio smise di funzionare, che la bussola impazzì, che l' energia elettrica venne a mancare...alcuni hanno visto nebbia o nubi gialle e verdi; il mare, inoltre, si agitava all' improvviso indipendentemente dalle condizioni del tempo. Alcuni hanno anche avanzato la teoria degli Ufo, che abbiano una base marina in quel punto. Un ricercatore, Ivan Sanderson formulò forse l' ipotesi puù interessante, disse che nel mondo esistevano 12 zone simili al Triangolo delle Bermuda, sparse in tutto il globo, le chiamò "Vortici malvagi". Una di queste zone, nota come "Mare del Diavolo" si trova al largo delle coste giapponesi; nel 1955, dopo che numerose imbarcazioni erano scomparse nel giro di pochi anni, le autorità giapponesi la dichiararono zona pericolosa. Secondo Sanderson le perturbazioni e le anomalie in quelle zone sono collegate a forti attività della crosta terrestre, in particolare a una forte concentrazione di attività magnetica nel nucleo metallico della terra, in poche parole come se in alcuni punti ci fosse una gravità maggiore, come una calamita gigante che attrae mezzi di metallo e che fa impazzire bussole e causare guasti elettrici. Gli scienziati non sanno perchè la Terra abbia un campo magnetico ma è stata avanzate l ' ipotesi che sia dovuto ai movimenti interni del nucleo di ferro fuso. Ma chiediamoci quali effetti procurerebbe un terremoto di origine magnetica?

1-Farebbe ruotare le bussole all' impazzata.
2-Sul mare produrrebbe una violenta turbolenza perchè influirebbe sull' acqua in modo irregolare, per cui sembrerebbe che l' acqua arrivi da tutte le direzioni.
3-I dispositivi elettrici andrebbero fuori uso. Insomma tutte anomali riscontrate nella zona maledetta. Ma se vi fossero anomalie del genere con le apparecchiature che disponiamo i satelliti osserverebbero tali fenomeni come un sismografo registra un terremoto. Quindi perchè la tecnologia non fa nulla per evitare altre tragedie? Purtroppo il mistero rimarrà tale, finchè non si saranno studiati tutti i "fenomeni" ad esso connessi.
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Aumenta l'attivita' vulcanica mondale!

I vulcani sottomarini sono in aumento esponenziale. I tremori armonici sono anche su una ripida salita. Secondo alcuni geologi (Geophysical Research Letters) è possibile che i recenti tsunami siano i precursori di un massiccio spostamento di placche tettoniche e di una super eruzione vulcanica che farebbe impallidire quello che è accaduto 74 mila anni addietro. Effettivamente proprio 74 mila anni fa una massiccia eruzione vulcanica del monte Toba, nell’isola di Sumatra, in quella che sembra la più grande eruzione vulcanica che si sia mai verificata, rilasciò una spaventosa quantità di 2.800 chilometri cubici di magma in atmosfera, lasciando uno spesso strato di cenere in tutto il Sud Asiatico. Le nubi scure ridussero la temperatura mondiale in media di 8-10°C rispetto alle condizioni attuali e quasi l’80% degli esseri viventi, compresi gli esseri umani, morirono. Nonostante il 2012 sia ormai l’anno forse più citato in assoluto dall’umanità in merito a presunte profezie e al famoso lungo computo del calendario Maya, secondo alcuni geologi la prossima super eruzione potrebbe avvenire proprio il prossimo anno, e non certamente riferendosi al popolo dell’america centrale. Molti di loro sono interessati e stanno monitorando il Parco di Yellowstone, negli Stati Uniti, dove la crosta terrestre è molto sottile in termini geologici ed è considerata l’area più pericolosa al mondo. Effettivamente negli ultimi anni molti vulcani di una certa pericolosità sembrano risvegliarsi. Martedì 30 agosto lo stato del vulcano Tambora ha cominciato a preoccupare la popolazione, tanto che i vulcanologi hanno ulteriormente innalzato l’allerta diramata qualche giorno prima al livello III. La più famosa eruzione del Tambora fu quella che ebbe luogo nell’aprile 1815: è stata una delle più potenti del pianeta, almeno dalla fine dell’ultima Era glaciale. L’emissione di ceneri fu, quantitativamente, circa 100 volte superiore a quella dell’eruzione, pur rilevante, del monte Sant’Elena del 1980, e fu maggiore anche di quella della formidabile eruzione del Krakatoa del 1883. Complessivamente, vennero proiettati in aria circa 150 miliardi di metri cubi di roccia, cenere e altri materiali. Quell’esplosione, creò disastri di proporzioni bibliche, con una stima di 60.000 morti dovuti sia direttamente all’esplosione che alle pesanti carestie che seguirono il disastro. La polvere restò per molti anni nell’atmosfera diminuendo la quantità di radiazione solare che abitualmente colpisce il suolo della terra. Il pianeta conobbe un’epoca di estati mancate ed inverni freddissimi, che ebbero come conseguenza scarsissimi raccolti e un impoverimento importante di vaste aree del pianeta. Il 1816, l’anno successivo all’eruzione, fu poi ricordato come l’anno senza estate, dovuto anche ad un minimo solare. Proprio nel mese scorso abbiamo pubblicato un articolo riguardante il pericolo che i più grossi vulcani della Terra si stessero risvegliando, compresi il Popocatepetl e il Katla. A Settembre è tornato a farsi sentire il più pericoloso vulcano messicano, il Popocatepetl. Una colonna di fumo e cenere alta un chilometro si è innalzata dal cono, tanto che le autorità locali hanno evacuato l’area fino a 12 chilometri dal cratere. Sempre il mese scorso in Islanda, il Katla ha prodotto tanti piccoli terremoti compresa una scossa di magnitudo 3,2 richter proprio sulla caldera del vulcano. “E’ impossibile capire se si tratta di un episodio che rientra nella normalità dell’attività sismica del vulcano o se è qualcosa di diverso. Noi ci limitiamo a monitorare la situazione ogni ora di ogni giorno” ha detto un geologo islandese. Negli ultimi mesi, comunque, il “fermento” tellurico intorno a vari vulcani del mondo sta crescendo, così come aumentano le eruzioni (per fortuna fino al momento senza gravi conseguenze). Basti pensare alla stessa Etna, in casa nostra, la cui attività aumenta di mese in mese ormai proprio dalla scorsa primavera, o al vulcano del Congo o agli altri citati.


I terremoti e i sismi di minor intensità che migliaia di persone stanno osservando in tutto il mondo sembrano essere in aumento. In molte parti del mondo i laghi stanno perdendo la loro acqua a causa di inghiottitoi, mentre i gyser allo Yellowstone Park stanno manifestando un aumento eccessivo di temperatura con un aumento della frequenza delle eruzioni. Quindi questa super eruzione sarebbe imminente? Nonostante questi sintomi che possano far supporre quantomeno un inizio che qualcosa del genere possa accadere, non esiste la possibiltà concreta di prevedere con troppo anticipo la data di un evento così poco comune che ha tempi di ritorno enormi. Potrebbe davvero accadere a breve, come tra migliaia di anni. La più recente super-eruzione è avvenuta in Nuova Zeelanda circa 26.000 anni fa. In tutto gli studiosi hanno individuato 50 super-eruzioni, anche se si stanno ancora valutando altri possibili casi. Dal momento che la storia della Terra comincia 4.5 miliardi di anni fa, è stato calcolato che di queste eruzioni massiccie ne avvengano circa 1,4 ogni milione di anni. Nonostante un’attività in costante aumento, gli scienziati monitorano con attenzione tutti gli eventi mondiali, e al momento nulla fa supporre ad un’imminente eruzione a scala globale. Per cui, dicono, possiamo per il momento stare tranquilli. La Terra tuttavia conserva le cicatrici delle massicce super-eruzioni che sono sempre accadute nella storia del nostro pianeta. Affermare che ciò non accadrà mai più è sicuramente errato, ma lo è anche avere la spavalderia di indovinare l’anno esatto di tale evento. Come dire che accadrà, ma non sappiamo quando. 
http://www.nibiru2012.it/nibiru-2012/i-piu-pericolosi-vulcani-del-mondo-si-stanno-risvegliando.html

Phobos ed il misterioso monolite!

Dell’esistenza di questa eccezionale anomalia in realtà si sapeva da anni, solo che come spesso accade il grande pubblico viene a conoscienza di queste cose solo se un personaggio pubblico famoso le porta alla ribalta, come in questo caso grazie a Buzz Aldrin. Effettivamente su Phobos la principale delle due lune marziane, esiste un’imponente struttura a “colonna”, probabilmente a pianta “squadrata” , che ha davvero ben poco di simile in natura nel Sistema Solare. E’ davvero sorprendente trovare un oggetto simile dove non dovrebbe esistere la civilità, ed è davvero improbabile che il caso lo abbia costruito proprio lì, soprattutto considerando le caratteristiche fisiche polverose del piccolo sasso cosmico orbitante intorno a Marte.
C’è chi sostiene che sulla Terra ci siano simili conformazioni naturali, ad esempio in Australia, ma a questi andrebbe spiegato che i fenomeni fisici che portano a codesti risultati qui da noi, in teoria è piuttosto improbabile si siano verificati su Phobos, e se bisogna per forza adottare razionalmente una sconosciuta spiegazione naturale per tale anomalia, infondo è pure piuttosto lecito chidersi se ne possa esistere davvero una. Le stranezze di questa regione del cosmo sono innumerevoli, soprattutto su Marte ci sono cose che sfidano davvero il buon senso dei più scettici, tanto che per approfondire adeguatamente basterebbe a malapena un sito specializzato. Concentrandosi solo su Phobos dunque la più sensazionale curiosità che si ricordi accadde nel 1988, quando l’URSS lanciò due sonde chiamate appunto Phobos1 e Phobos2 per lo studio del pianeta rosso e delle sue lune. La missione non fu un gran successo perchè entrambe le apparecchiature ad un certo punto smisero di funzionare: Phobos1 appena giunse nelle vicinanze della sua zona operativa, secondo i russi, per un errore umano e per una fatalità tecnologica di progettazione. Phobos 2 invece giunta quasi al termine della sua missione, nel momento in cui avrebbe dovuto avvicinarsi a circa 50 metri dal suolo dell’omonimo satellite, per organizzare l’esplorazione vera e propria con un lander ed una piattaforma, smise di inviare il segnale, e terminò la sua attività.
La cosa interessante, che fece scalpore soprattutto tra gli appassionati di Ufo, è che qualche anno dopo pubblicarono l’ultima foto inviata da Phobos 2 prima di spegnersi, nella quale compariva chiaramente una sorta di oggetto sigariforme lungo 21 km circa nelle prossimità del satellite. Di quella foto si parlò molto, e per alcuni l’ufo che vi compare è in qualche modo coinvolto nel malfunzionamento delle due sonde. Ovviamente esiste anche una versione ufficiale discordante, ovvero che la linea bianca nella foto altro non è che l’ombra del satellite sulla superficie di Marte, ripresa in movimento con un sistema di cattura termico o “far-infrared”. Nessuno può dire cosa sia di sicuro quella sagoma bianca, nè si può sapere con certezza cosa sia il monolite su Phobos: fatto sta che più ci avviciniamo e osserviamo meglio i corpi celesti attorno a noi e più scopriamo cose che non dovrebbero esserci, che ci sorprendono, che comunque non riusciamo a spiegare. Per adesso sembra non esserci nulla che provi per certo l’esistenza di altre forme di vita nell’universo, ma grazie anche a queste cose il dubbio è sempre più legittimo.


La maledizione di Marte!

Nell'agosto del 2008, il celebre sito di astronomia Universe Today pubblicò un articolo molto interessante sui 10 misteri ancora irrisolti del Sistema Solare. Quando pensiamo ai più grandi misteri della storia dell'uomo, spesso siamo soliti scomodare universi alternativi, passaggi dimensionali e leggi fisiche tirate al limite; ma se solo ci concentrassimo per un istante sul nostro "vicinato cosmico", ci accorgeremmo che è pieno di enigmi ben lontani dall'essere risolti.


Consiglio caldamente la lettura dell'articolo di Universe Today. Si va dall'evento di Tunguska ai misteri di Marte e di Urano, sfiorando anche quella che è stata definita come la "Maledizione di Marte", l'elevatissimo tasso di fallimento delle missioni dirette verso il Pianeta Rosso.
Ed è proprio di questo che voglio parlare oggi. Esiste davvero una sorta di maledizione sulle sonde marziane? Chi mi conosce sa bene che tendo a non dare il minimo credito a questo genere di voci, specialmente se si parla di scienza. Ma dando un'occhiata veloce ai dati che vengono presentati in alcuni siti o show televisivi, viene effettivamente da chiedersi perchè due terzi delle missioni dirette verso Marte siano terminate in un fallimento.Prestandosi al gioco, la NASA chiama "Galactic Ghoul" l'entità inesistente dietro agli incidenti e ai malfunzionamenti delle sonde marziane.
Come fonte dei dati, utilizziamo direttamente una pagina del sito della NASA, Chronology of Mars Exploration, che elenca tutte le missioni marziane dagli anni '60 a oggi, sia sovietiche che americane.
Fino ad ora, 26 delle 43 missioni dirette verso Marte realizzate fino ad ora (da qualunque Paese o Agenzia possedesse i mezzi necessari per farlo) hanno fatto registrare un fallimento per uno o più malfunzionamenti o errori di calcolo. Teniamo sempre bene a mente che una missione marziana non ha nulla a che vedere con la messa in orbita di carichi più o meno pesanti: le variabili in gioco sono enormemente più complesse, e non c'è modo di eseguire interventi d'emergenza in tempo reale.
Gli Stati Uniti e la NASA hanno avuto totalizzato il 70% di successi (su 20 missioni), mentre le missioni sovietiche/russe (18 in totale) solo l'11%. Le due missioni europee, Rosetta e Mars Express, sono state un completo successo.
Dal 1960 al 1975, quasi tutte le missioni per Marte hanno fatto registrare malfunzionamenti. Fatto cercamente singolare, ma se consideriamo che molti di questi episodi si verificarono ben lontani da Marte (anzi, spesso in orbita attorno alla Terra), la storia della maledizione di Marte inizia a cedere sotto i colpi della realtà dei fatti.
La lista di fallimenti, tuttavia, rimane incredibile. Mars 2 e Mars 3, le prime sonde ad atterrare su Marte, non sono di certo note per la durata della loro attività scientifica. La prima è celebre per essere il primo oggetto di costruzione umana ad aver toccato il suolo marziano, ma anche il primo ad aver creato un cratere sul pianeta; la seconda, invece, atterrò con successo su Marte e riuscì a trasmettere un segnale verso la Terra per 20 secondi, per poi ammutolirsi probabilmente a causa di una delle peggiori tempeste di sabbia mai osservate su Marte.
Ma questi sono casi considerati solo relativamente sfortunati. Nel 1993 il Mars Observer, in viaggio da 337 giorni nello spazio con destinazione Marte, smise improvvisamente di funzionare a soli 3 giorni di distanza dal Pianeta rosso. Il problema fu causato probabilmente da una perdita da uno dei serbatoi, perdita che avrebbe forzato il cervello della sonda ad entrare in "safe-mode", e interrompere le comunicazioni.
Uno degli episodi più celebri, se non il più noto della storia dell'esplorazione marziana, è recente: nel 1999, il Mars Climate Orbiter si inserì in orbita marziana circa 100 km più in basso dei previsti 150. A soli 50 km dal suolo marziano, la sonda è entrata nell'atmosfera del pianeta ed è bruciata.La causa dell'incidente? Errore umano: la Lockheed Martin, una delle aziende coinvolte nel progetto, aveva utilizzato il sistema imperiale britannico di misurazione invece del sistema metrico utilizzato come standard dalla NASA, causando enormi errori di calcolo dell'orbita.
Andando più a fondo, si nota che il fattore umano gioca un ruolo vitale nel fenomeno della maledizione di Marte. Nel 1988, la sonda Phobos 1 andò perduta per via di una subroutine software non utilizzata dal satellite, e lasciata nella programmazione per problemi di costi e di tempi di lancio. Questo frammento di codice si attivò da solo, facendo diventare la sonda una trottola spaziale incapace di orientare i propri pannelli solari e di creare energia per il suo funzionamento.
Parlare di maledizione, tuttavia, rimane inappropriato. Il fatto che tra il '60 e il '75 si sia registrato il maggior numero di fallimenti porta a pensare che l'avventura marziana, con tutte le sue sfide, era soltanto agli inizi, e che l'insuccesso è parte integrante del processo di esplorazione di mondi lontani, specialmente quando si è "giovani" e inesperti in missioni così pionieristiche.
Di certo alcuni episodi, pochissimi rispetto al totale dei fallimenti, rimangono ancora parzialmente avvolti nel mistero per quanto riguarda le dinamiche che hanno portato ai guasti. Ma ogni fallimento ha contribuito a perfezionare le sonde successive, e i dati raccolti anche durante un rientro esplosivo nell'atmosfera marziana sono stati estremamente preziosi per evitare che certi episodi potessero verificarsi nuovamente in futuro.
Spirit e Opportunity sono la dimostrazione di come le sonde perdute nello spazio, distrutte nell'atmosfera di Marte o nell'impatto con il pianeta, ci abbiamo spinto verso traguardi sempre più importanti, tanto che la durata della loro missione è già stata estesa per cinque volte oltre il limite teorico di utilizzo dei rover.
Sembra che il Ghoul Galattico non esista proprio, o che abbia perso buona parte del suo appetito. Nelle ultime due decadi il tasso di successo delle sonde marziane sembra essersi impennato, anche se i fallimenti dovuti alla complessità delle missioni rimangono costantemente dietro l'angolo.Il Ghoul potrebbe essersi spostato sul nostro pianeta, dato che circa il 5% degli astronauti che hanno lasciato il nostro pianeta sono morti durante il volo. Sarà il caso di iniziare a parlare di Maledizione della Terra?


Fonte

I misteriosi suoni provenienti dal deserto di Taos

TAOS E’ UNA CITTADINA DEGLI STATI UNITI
Che si erge proprio al di sopra del deserto del New Mexico, a circa 200 miglia a nord diRosewell, non lontana da diverse istallazioni militari. Quello che di strano succede qui è che da qualche anno una buona parte della cittadinanza avverte saltuariamente un forte rumore profondo (the “hum of Taos”) provenire dal deserto. Non si sa bene quando sia cominciato il fenomeno, ma dai primi anni ’90 vi furono diverse segnalazioni di questo fastidioso suono senza che se ne riuscisse ad individuarne la sorgente, così diversi scienziati da laboratori privati ed universitari di tutto lo stato si diressero a Taos per fare una serie di esperimenti in loco, ma nessuno dei vari gruppi di ricerca riuscì a trovare la ben che minima risposta convincente al fenomeno. Numerosi testimoni credibili, come il Reverendo Mell della Chiesa Presbiteriana, riportano ad esempio che per mesi si svegliavano nel cuore della notte per quest’intenso e prolungato rumore profondo (humming, appunto, suono quasi onomatopeico “hummmmmm”), come se fosse un’energica emissione di frequenze molto basse. Tra le possibili spiegazioni che sono numerose, c’è chi sostiene che la crosta terrestre della zona sia molto sottile e che quindi i vulcani ed i movimenti tettonici o di origine magmatica sotterranei possano esserne la causa. Altri che danno la colpa di questi rumori inquietanti a possibili applicazioni militari segrete nel sottosuolo, sempre più comuni negli USA. Uno dei problemi però è che non tutti sono in grado di percepirlo, e questo è dato dal fatto che è possibile che alcuni orecchi siano più percettivi di altri, ma è anche possibile che il rumore non sia della stessa intensità in tutte le zone della della cittadina, e c’è anche chi afferma che esso si senta maggiormente quando amplificato da una struttura architettonica, e molto meno in strada all’aperto ad esempio.

ALTRE SPIEGAZIONI POSSIBILI ADDOTTE SONO 

Impulsi di microonde (di origine antropica/militare), onde elettromagnetiche di origine artificiale (antropica/militare), o naturale come quelle generate da corpi celesti in entrata nella nostra atmosfera, o addirittura le possibili manipolazioni militari sperimentali che avrebbero come risultato il surriscaldamento della ionosfera la quale restituirebbe onde magnetiche a bassa frequenza. Poi ci sarebbero i punti sensibili nella griglia geomagnetica della terra, strani elicotteri neri in concomitanza a basi sotterranee, ufo, mutilazione di bestiame, e antiche leggende dei nativi sui segreti nascosti all’interno delle montagne, ma si sa, nessuno scienziato si darebbe mai la briga di comprendere tali elementi nelle ricerche e nelle statistiche finalizzate alla localizzazione della misteriosa sorgente di questo misteriosissimo rumore. Sta di fatto che fino ad oggi nessuno è stato in grado di dare un origine certa all’ormai famoso “Hum of Taos”, apparso recentemente ai primi posti di un’improvvisata classifica dei dieci misteri irrisolti più realistici e patinati del mondo, salito di nuovo alla ribalta dopo anni di oblio. Io ho voluto lasciare una traccia per tenere a mente anche questo tassello, chè nel puzzle di questo mondo è troppo facile dimenticare le cose, soprattutto quando non si sanno spiegare, giustificare, normalizzare. Ce ne sarebbero altro che 10 di misteri irrisolti, anche ben più inquietanti di Taos, ma come al solito a livello generale è meglio non parlarne troppo, se non a colonne numerate, per una divertita pausa relax di una classifichina simpatica, tra una notizia economica e una politica.

fonte : http://insolitanotizia.blogspot.com

le ultime immagini della tempesta di Saturno



20 Novembre 2011 - La NASA ha rilasciato le nuove immagini dellamega-tempesta che ha avvolto Saturno per piu' di sei mesi dall'inizio di quest'anno, diventando il più longevo sistema meteorologico mai osservato sul pianeta con gli anelliLa sonda Cassini, in orbita attorno al pianeta gassoso , e' stata la prima ad osservare un evento del genere cosi' da vicino. Precedentemente fenomeni simili erano stati studiati soltanto tramite telescopi. Latempesta che' e' stata rilevata il 5 Dicembre, 2010, si estendeva in tutto il pianeta dalla  fine di gennaio, raggiungendo le dimensioni 9.000 miglia.
Tempeste di questo tipo, note come Grandi Macchie Bianche, tendono ad emergere ogni 2-3 decenni sul pianeta, per ragioni che restano tutt’ora misteriose. “La tempesta è più simile a un vulcano che a un sistema climatico terrestre“, ha detto in un comunicato Andrew Ingersoll, membro del team Cassini al Caltech di Pasadena. “La pressione si accumula per molti anni prima che scoppi la tempesta. Il mistero è che essendo Saturno un pianeta gassoso, non vi è alcuna roccia capace di resistere alla pressione, tale da giustificare un ritardo di tanti anni“. Una tempesta di dimensioni simili è stata vista l’ultima volta su Saturno nel 1990, ma è durata solo 55 giorni prima di scemare, suggerendo che la tempesta più recente sia stata qualcosa di speciale. “Questa nuova tempesta è un tipo completamente diverso rispetto a tutto ciò che abbiamo visto in precedenza su Saturno attraverso la sonda Cassini“, ha dichiarato Kunio Sayanagi UCLA, del team di Cassini. “Il fatto che tali esplosioni siano episodiche e continuino ad accadere su Saturno ogni 20 o 30 anni o giù di lì, ci dice che ci sia qualcosa in profondità all’interno del pianeta, ma che dobbiamo ancora capire cosa sia“. Cassini ha scattato centinaia di immagini della nuova tempesta, che hanno permesso agli scienziati di seguire l’evolversi in grande dettaglio.





2012, Un Mega Flare Distruggerà La Terra?

Data una legittima esigenza di proteggere la Terra dalle forme più intense di meteorologia spaziale (grandi esplosioni di energia elettromagnetica e particelle che a volte possono fluttuare dal Sole) alcune persone temono che un gigantesco "killer flare solare" possa scagliare sufficente energia per distruggere la Terra. Visto l'approssimarsi dell'intensa attività solare del ciclo undecennale, molti catastrofisti credono che nel 2012, come avrebbero predetto anche i Maya, un gigantesco flare brucerà la Terra!


Ma questo stesso ciclo solare è avvenuto nel corso dei millenni. Ogni persona con più di 11 anni ha già vissuto tale massimo solare senza alcun danno. Inoltre, il prossimo massimo solare si prevede che si verifichi nel 2013 o all'inizio del 2014 e non nel 2012.

Cosa più importante, però, è che semplicemente non c'è abbastanza energia nel Sole per inviare una palla di fuoco assassina a 93.000 mila miglia tale da distruggere la Terra.

Questo non vuol dire che il tempo e lo spazio non possono influenzare il nostro pianeta. Il calore esplosivo di un brillamento solare non può fare tutta la strada fino al nostro pianeta, ma le radiazioni elettromagnetiche e le particelle energetiche certamente possono. I brillamenti solari possono temporaneamente alterare l'atmosfera superiore creando interruzioni con la trasmissione del segnale di un satellite GPS sulla Terra, causando malfunzionamenti e disagi nelle telecomunicazioni. Un altro fenomeno prodotto dal Sole potrebbe essere ancora più dirompente. Conosciuto come Espulsione di Massa Coronale (CME), queste esplosioni solari spingono scoppi di particelle e variazioni elettromagnetiche nell'atmosfera terrestre. Le fluttuazioni potrebbero indurre fluttuazioni elettriche al livello del suolo che potrebbero far bruciare i trasformatori delle reti elettriche. Le particelle delle CME potrebbero anche collidere con l'elettronica a bordo di un satellite e distruggerne i suoi sistemi.

In un mondo sempre più tecnologico, dove quasi tutto si basa sui telefoni cellulari e sulla rete GPS che controlla il nostro sistema di navigazione, gli aerei e gli orologi di navigazione che regolano le transazioni finanziarie, è importantissima la meteorologia spaziale, che puó aiutare a prevenire i disastri a tali apparati.

Gli scienziati della NASA e del NOAA danno avvertimenti alle compagnie elettriche, agli operatori spaziali, e ai piloti di linea prima che un CME arrivi sulla Terra, permettendo di porre in essere le dovute precauzioni.

Migliorare queste capacità previsionali negli ultimi decenni è una delle ragioni prioritarie della NASA per studiare il Sole e la meteorologia spaziale. Non possiamo ignorare la meteorologia spaziale, ma siamo in grado di adottare misure adeguate per proteggere noi stessi.

Foto in alto:9 Novembre 2000. Un flare di classe M7.4 seguito da una CME di classe G3 ha impattato sulla Terra 31 ore dopo, causando una violenta tempesta geomagnetica. Ripreso in EUV dal TRACE orbital observatory.

Traduzione a cura di Arthur McPaul

New Jersey: misteriosi bagliori illuminano il cielo della notte!

Una misteriosa luce ha illuminato il cielo sopra la città diBridgwater nel New Jersey .
Le autorità hanno informato la gente del posto che non c'era motivo di allarme, ma non sono stati ancora in grado di definirne l'origine.
L'esplosione di alcuni trasformatori, causata da forti piogge, non basta a spiegare questo strano fenomeno, e nessuno sembra trovare la fonte di questa luce apparsa nei cieli misteriosamente.

Molti video sono stati postati su YouTube da videomaker amatoriali della regione, tutti un po 'sbalorditi da questo spettacolo incredibile! Essi testimoniano di aver visto una grande luce cambiare colore,da lontano sembrava l'aurora boreale. E sembra che la fonte sembrava provenisse dal nord di Canton.

"Il cielo era illuminato come la luce del giorno", ha detto Joseph Ala 87 anni che vive sulla strada per Piemeont da oltre 40 anni. "Non ho mai visto niente di simile."

Nessuna esplosione è stata sentita, prima o durante l'apparire dei bagliori, il fenomeno è stato seguito da numerose interruzioni di energia elettrica in tutta la regione.


Un imponente tempesta sta per colpire l'Alaska!



8 Novembre 2011 - ALASKA -Il Servizio Meteorologico Nazionale ha emesso un allarme meteo,una potente tempesta in rapida intensificazione si sta' avvicinando alla costa occidentale dell'Alaska e potrebbe diventare "una delle peggiori mai registrate" L'avviso, emesso dal National Weather Service  alle 22:37 (2:37 am ET Martedì), dice che la tempesta e' "estremamente pericolosa", e si trova a 600 km a sud ovest di Shemya all'estremita' delle Isole Aleutine. Si prevede che raggiungera' lo Stretto di Bering  Martedì notte. La tempesta rappresenta una seria minaccia per cose e le persone ... "una delle peggiori mai registrate".Si prevedono mareggiate ed inondazioni con onde  di 8 -10 metri  lungo la costa occidentale da Capo Nord Romanzof  allo Stretto di Bering.Si consiglia alle persone che vivono lungo la costa da Capo Romanzof allo Stretto di Bering e da Capo Krusenstern Point Hope di prepararsi per le inondazioni che potrebbero erodere le spiagge. Venti forti da sud-est dai 50 a 70 mph sono previsti lungo la costa per l'inizio di Martedì notte e l'inizio di Mercoledì, con raffiche che possono raggiungere 90 mph nello Stretto di Bering e le coste dell'isola di San Lorenzo.


http://www.msnbc.msn.com/id/45204152/ns/weather/

Un laser per dividere lo spazio-tempo

Un laser da 200 petawatt può risultare utile in molte applicazioni, dalla fisica al settore militare. Ma il laser “ELI” (Extreme Light Infrastructure), progettato all’ Ultra-High Field Facility, ha in programma qualcosa di molto più ambizioso: creare una frattura nel tessuto spazio-temporale. Giusto per dare un’idea della potenza coinvolta, 200 petawatt corrispondono bene o male a 100.000 volte la produzione di energia su tutto il pianeta. Anche se può sembrare un controsenso il fatto di poter generare una quantitativo così estremo di energia rispetto a quanta se ne produca sulla Terra, occorre specificare che quella potenza verrà sprigionata da un sistema di laser che concentrerà i 200 petawatt in uno spazio minuscolo, emettendo un lampo della durata di un trilionesimo di secondo.
Il sistema laser ELI prevede la costruzione di 10 laser puntati contro un piccolo volume di materia. Questo, secondo gli scienziati, consentirebbe di ricreare le condizioni del nucleo del nostro sole, concentrando l’equivalente dell’energia che la Terra riceve dalla nostra stella in uno spazio grande quanto una capocchia di spillo. La speranza è che questa immensa energia concentrata in un singolo punto possa creare uno strappo nello spazio-tempo, aprendo il campo ad una nuova era della fisica. Quello che intriga gli scienziati è la possibilità che possano esistere delle “particelle fantasma”, particelle virtuali che potrebbero essere in qualche modo “domate” dalla frattura nel tessuto spazio-temporale e fornirci una prova dell’esistenza di dimensioni extra. “Ci hanno sempre insegnato a pensare che il vuoto sia sostanzialmente spazio senza materia, ma anche nel vero e proprio vuoto sembra ci siano coppie di molecole che appaiono nel nostro universo per un brevissimo periodo di tempo” spiega Wolfgang Sandner, coordinatore del Laserlab Europe network. “Un laser estremamente potente potrebbe separare queste particelle e mantenerle in vita più a lungo”. Per dirla in soldoni, pare che nel vuoto si generino spontaneamente delle coppie di particelle composte da materia e antimateria. Se suona strano parlare di generazione spontanea nel XXI° secolo, queste coppie pare nascano effettivamente dal nulla, specialmente in presenza di enormi fonte di energia o perturbazioni gravitazionali. Ma trattandosi di materia e antimateria, è naturale che l’annichilazione sia sempre dietro l’angolo: queste particelle collidono e scompaiono in tempi brevissimi, impedendo agli scienziati di studiarle a fondo. L’unico modo per fermare l’annichilazione è tentare di separare la materia dall’antimateria attraverso un potentissimo campo gravitazionale o energetico, come quello di un buco nero. Attorno ai buchi neri si verificherebbero fenomeni estremamente curiosi: materia e antimateria verrebbero creati dal nulla tramite sottrazione di energia dal buco nero, ma dato che tra loro interferisce l’enorme campo gravitazionale, alcune di queste particelle riuscirebbero a sfuggire all’annichilazione, facendo pian piano evaporare il buco nero e diventando delle particelle reali, non più virtuali o “fantasma”. L’esperimento ELI non vuole ricreare un buco nero, ma per lo meno avvicinarsi al campo gravitazionale di uno di questi mostri cosmici, per poter permettere agli scienziati di studiare a fondo le particelle fantasma. “Ci sono molte sfide che dobbiamo ancora superare per trasformarlo in realtà, ma è principalmente questione di scalare la tecnologia che abbiamo ora per produrre la potenza necessaria” spiega Sandner. I primi prototipi sono in fase di costruzione in Repubblica Ceca, Ungheria e Romania, ma solo nel 2015 si saprà se l’ambizioso progetto da oltre 1, 6 miliardi di euro sarà portato a termine, e la location definitiva del sistema ELI. “Eli ci porterà in zone della fisica non ancora esplorate. Potrebbero esserci molte soprese” conclude Thomas Heinzl, professore di fisica teorica della Plymouth University.

Cile,una distesa di fiori sboccia nel deserto!

Il deserto di Atacama,una delle zone piu' aride al mondo,e' stato ricoperto da una miracolosa fioritura,all'interno del parco nazionale il colore chiaro del deserto e' stato sostituito dal giallo dal rosso dall'azzurro e dal viola di ben 200 specie diverse autoctone ,14 delle quali secondo gli scienziati,in via di estinzione.




Secondo gli scienziati questo evento e' stato possibile grazie ai cambiamenti del clima che durante lo scorso inverno hanno portato intense piogge e nevicate in una zona del globo sostanzialmente senza precipitazioni.
Il Deserto di Atacama, situato nel Cile settentrionale, nella regione di Antofagasta e la parte settentrionale della regione di Atacama.
Il deserto si trova tra la catena andina (Puna de Atacama) e la Cordigliera della Costa presso il Pacifico.
È caratterizzato da un clima desertico-oceanico e da una forte escursione termica, le cui temperature oscillano tra gli 0° notturni ed i 25°-30° diurni.
Il deserto di Atacama è il deserto più asciutto del globo (tranne forse per le valli asciutte di McMurdo in Antartico)  perché è protetto dall'umidità, da entrambi i lati, dalle montagne delle Ande e dalle montagne litoranee. La corrente di Humboldt, che è fredda, raffredda l'aria rendendo impossibile la formazione di nuvole, come accade per il deserto del Namib e la corrente del Benguela. Il deserto di Atacama è il luogo più secco del mondo; la sua piovosità media è di 0,08 mm annui. Inoltre, prima del 1971, in questo deserto la pioggia non era mai caduta in 400 anni. Il deserto di Atacama è vecchio 15 milioni di anni e 50 volte piu' arido della Death Valley della California.
http://www.maxisciences.com/d%e9sert/chili-une-floraison-exceptionnelle-dans-le-desert-d-039-atacama_art18404.html

La nuova estinzione delle specie

Chissà se è una coincidenza il fatto che, oltre alla scomparsa delle api domestiche, anche le popolazioni di farfalle, anfibi e pipistrelli siano in difficoltà...
Le farfalle stanno scomparendo a una velocità davvero allarmante, secondo uno degli studi naturalistici più esaurienti e duraturi che siano mai stati condotti. Ogni 20 anni, a cominciare dalla metà degli anni '40, un gruppo di naturalisti che arriva a 20.000 membri ispeziona l'intero territorio britannico per compilare un atlante degli uccelli, delle farfalle e dei fiori di campo. L'edizione più recente, pubblicata nel 2004 e presentata sulla rivista Science, ha documentato che quasi un terzo delle specie di piante selvatiche originarie della Gran Bretagna, metà delle specie indigene di uccelli e quasi i tre quarti (il 71%) delle specie autoctone di farfalle si sono ridotte di numero negli ultimi 20 anni.
"Il dissodamento della brughiera e il prosciugamento delle zone umide hanno causato la distruzione totale di alcuni habitat [di farfalle], mentre altri sono risultati degradati per effetto di differenti attività umane, quali l'inquinamento"
conclude Jeremy Thomas, ricercatore del Centro per l'ecologia e l'idrologia del Dorset (Inghilterra) che ha condotto lo studio.
Per quanto le farfalle siano abili impollinatrici, specialmente di fiori con profumi troppo deboli per attrarre api o altri insetti, la tragedia peggiore sarebbe la perdita della loro ineffabile bellezza. Immaginate di essere seduti con i vostri nipoti a guardare un video sulle farfalle, raccontando loro che effetto faceva averne una posata sul polso, e poi di dover spiegare perché loro non avranno mai la possibilità di provare quel piacere. E adesso immaginate di dover estendere quella spiegazione alla scomparsa di più di metà delle specie di farfalle della Terra.
"I risultati sono spaventosi" dice Thomas a proposito della scomparsa delle farfalle. "E ciò rafforza enormemente l'ipotesi che il mondo si stia avvicinando al suo sesto grande evento di estinzione" dichiara, spiegando che l'ultima estinzione di massa di entità paragonabile è quella della famigerata estinzione cretaceo-terziario, che avrebbe annientato i dinosauri e il 70% di tutte le altre specie, circa 65 milioni di anni fa. Se non altro, i dinosauri ebbero una giustificazione, ossia l'asteroide o la cometa che ne causarono l'estinzione di massa. La storia potrà concludere che noi umani siamo stati ancora più stupidi di quei giganteschi lucertoloni con il cervello grande come un pisello, avendo contribuito alla nostra stessa estinzione.
E' una magra consolazione sapere che rane, salamandre, tritoni e altri anfibi probabilmente ci precederanno nella fine evolutiva. Vivendo come fanno sia sulla terraferma che in acqua, gli anfibi sono doppiamente vulnerabili alle minacce ecologiche quali l'inquinamento e il riscaldamento.
"Con il riscaldamento della Terra, molte specie probabilmente scompariranno, in molti casi per effetto della mutata dinamica delle malattie. Qui mostriamo che una recente estinzione di massa [di anfibi] associata con epidemie di agenti patogeni è connessa al riscaldamento globale"
spiegano J. Alan Pounds e altri 13 scienziati di 3 continenti nell'articolo pubblicato su Nature nel 2006.
A maggior ragione se pensiamo che gli anfibi, con la loro collocazione unica tra acqua e terra, hanno fornito alla scienza medica un'abbondanza di nuovi composti preziosi, tra cui l'epibatidina, 200 volte più potente della morfina, e le secrezioni della raganella di White, un ottimo repellente naturale per le zanzare. Le rane e i loro girini sono anche un'importante fonte di cibo per i pesci d'acqua dolce. Ma di sicuro la cosa di gran lunga più utile che fanno gli anfibi è divorare enormi quantità di mosche, zanzare e altri insetti.

Altrettanto fanno i pipistrelli, che arrivano a mangiare 3.000 zanzare per notte.
"La sindrome del naso bianco è un'infezione da fungo che, dal momento della sua scoperta in una caverna del Nord dello stato di New York nel 2006, ha ucciso circa il 75% di alcune popolazioni di pipistrelli negli stati del Massachusetts, Vermont, New York e Connecticut"
secondo The Scientist, un'autorevole rivista scientifica pubblicata su Internet. Il fungo del naso bianco tende a fiorire mentre i pipistrelli sono in letargo durante l'inverno, con la conseguenza che i chirotteri bruciano troppo rapidamente la loro scorta di grasso e sono costretti a uscire al freddo in cerca di insetti quando non ce ne sono ancora in giro.
Analoghi tassi di mortalità tra questi animali notturni sono stati registrati altrove negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nel resto dell'Europa, per ragioni che vanno dalla sindrome del naso bianco alla perdita di habitat, in particolare per la distruzione delle loro grotte. A forza di sentir parlare di Dracula e compagnia, pochi di noi riuscirebbero a piangere la scomparsa di questi roditori volanti, anche se un paio di dozzine di punture di zanzara in più alla settimana potrebbero convincerci del contrario. Lo stesso si potrebbe dire del fatto che i pipistrelli si cibano di un'ampia gamma di insetti che altrimenti mangerebbero piante come meli, grano e cetrioli.

Ed ecco la domanda da non farsi: come sarà la vita se api, farfalle, pipistrelli e rane si estingueranno?
Per dare una risposta potrebbe volerci un centinaio di scienziati sovvenzionati dal governo per un decennio. Il labirinto di possibilità in merito a che cosa si estingue, dove e quando, a come gli altri insetti, gli uccelli, le lucertole e i mammiferi potrebbero subentrare nei ruoli delle specie che scompaiono, tende davvero all'infinito.
Una dozzina di supercomputer genererebbero modelli complicatissimi, e i risultati sarebbero ugualmente abbastanza incerti da giustificare ulteriori sovvenzioni governative.
Ma ecco la domanda che è necessario porsi: cosa dovremmo fare per tutelarci nel caso in cui la catena alimentare si spezzi?
Il senso comune dice che ci attende un drastico declino del paesaggio agricolo. Invertire tale processo richiederà sforzi e investimenti assai ingenti, ossia una riconversione a un sistema agricolo di tipo biologico, come raccomanda Schacker. Questo è indiscutibile, ma con ogni probabilità non accadrà in modo abbastanza rapido da riparare tutti gli anelli deboli della catena alimentare, e di certo non entro il 2012

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