Saranno lanciati a Los Angeles,cartelloni pubblicitari che riconoscono i passanti



SARANNO LANCIATI A LOS ANGELES
I messaggi si adatteranno al lettore Ricordate il film Minority Report? Il protagonista, interpretato da Tom Cruise, camminando in un centro commerciale vedeva i messaggi pubblicitari adattarsi alle sue esigenze e ai suoi gusti. Presto quell’episodio rappresentato sul grande schermo potrebbe diventare una consuetudine per tutti.(viva la privacy!!!)


CARTELLONI INTELLIGENTI

Immersive Labs, società che produce software di intelligenza artificiale, ha annunciato che in autunno, a LosAngeles, lancerà la prima videocamera con funzione di “segnaletica intelligente”. Applicato ai cartelloni pubblicitari, il dispositivo sarà in grado di modificare il messaggio in base alle persone che si avvicineranno per leggerlo. Le telecamere saranno installate su cartelloni digitali di aeroporti, centri commerciali, e negozi, e sarà in grado di calcolare rapidamente che tipo di consumatore è nei paraggi: se si tratta di un uomo o di una donna, di una persona giovane o anziana, di uno sportivo o del proprietario di un animale domestico. Per quanto riguarda eventuali problemi legati alla privacy i creatori della nuova tecnologia assicurano che la pubblicità non sarà invasiva.( che dite ci crediamo?)

PRIVACY TUTELATA

Jason Sosa, fondatore e ceo di Immersive Labs, dice che la fotocamera non registrerà i volti di alcuna persona, ma si limiterà ad inquadarli in determinate categorie di consumatori. “Si chiederà ‘E’ un presente volto?’, ‘E’ maschio o femmina?’, ‘Quanti anni ha?’. Nessuna immagine verrà salvata, o registrata, o trasmessa”, ha detto Sosa. Per scegliere il messaggio più adatto ai potenziali consumatori la formula che regola il cartellone intelligente terrà conto di svariati fattori, compresa l’ubicazione, l’orario, e anche i tweet che citano la zona in cui è installato il dispositivo. A mettere a punto una tecnologia capace di riconoscere gusti e interessi dei passanti ha lavorato anche Ibm. I tecnici del colosso informatico hanno rivelato di lavorare, però, ad un sistema di lettura di chip.(si magari avendone uno impiantato sottopelle...)

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org


Il segreto dell'immortalità si nasconde nelle meduse



New York, 28 nov. (TMNews) - Il New York Times circoscrive l'agognata ricerca che da sempre ha pervaso l'essere umano - il segreto dell'immortalità - in Italia.

Christian Sommer, uno studente ventenne tedesco di biologia marina, si trovava sulla riviera di Rapallo nell'estate del 1988 per studiare gli Hydrozoa, un organismo che ricorda le meduse o i coralli molli. In quell'occasione, facendo snorkelling, raccolse centinaia di Turritopsis dohrnii, comunemente chiamati meduse.

Osservando l'organismo per giorni, Sommer si accorse di una cosa curiosa: la medusa non solo non moriva, ma sembrava ringiovanire di giorno in giorno fino a ricominciare un nuovo ciclo di vita.

Alcuni biologi di Genova incuriositi dalla scoperta del giovane studente vollero approfondire le ricerche e nel 1996 pubblicarono un dossier intitolato 'Invertendo il ciclo della vita, nel quale spiegavano come i Turritopsis dohrnii riuscissero a ritrasformarsi in polipi (la fase iniziale del loro ciclo), scampando alla morte e quindi acquisendo una sorta di immortalità.

Tuttavia la pubblicazione non raccolse molto interesse al di fuori del mondo accademico. Ma nell'arco di un quarto di secolo, dalle osservazioni di Sommer, ci sono stati degli sviluppi: si è scoperto che il processo di ringiovanimento della Turritopsis dohrnii è causato da violenti fattori ambientali, che influiscono sui mutamenti cellulari dell'organismo.

L'inversione del ciclo della vita però rimane ancora un mistero. Coltivare questa specie di meduse in laboratorio è un'impresa ardua: l'unico a esserci riuscito finora è il giapponese Shin Kubota, in un piccolo ufficio di Shirahama, a quattro ore di distanza da Kyoto. Kubota accudisce l'esemplare immortale da ormai 15 anni e continua le sue ricerche, componendo anche delle canzoni, una di queste dedicate alla sua 'Scarlet Medusa'.

L’asteroide 2012 DA14 sfiorerà la Terra il 15 febbraio 2013


ROMA – L’asteroide 2012 DA14 sfiorerà la Terra il 15 febbraio 2013. L’oggetto celeste passerà ad appena 27 mila chilometri dal pianeta, ma gli astronomi escludono per ora la possibilità di una collisione. La probabilità infatti che Da14 giunga sulla Terra per la Nasa è 1 su 4,550. Questo non significa però l’assoluta certezza di salvezza: l’orbita degli asteroidi varia ed in futuro Da14 potrebbe pericolosamente avvicinarsi
. L’asteroide ha un diametro di 45 metri e la sua orbita è simile a quella della Terra: gira attorno al Sole tra il nostro pianeta e Marte, disegnando un’ellisse inclinata rispetto al piano dell’orbita terrestre.
Impossibile per gli astronomi definire l’orbita dell’asteroide senza ulteriori osservazioni. Sebbene per il 2013 la distanza di passaggio, di appena 27 mila chilometri, rimane un distanza di sicurezza dall’impatto stile “armageddon”, ma l’incredibile vicinanza renderà semplice l’osservazione del passaggio di Da14.


22 Kg di Plutonio Radioattivo lanciati contro Giove nel 2003


Il 19 Ottobre del 2003 un astrofilo dilettante, Olivier Meeckers, nel fotografare il pianeta Giove si è accorto che, vicino alla linea del suo equatore, si era formata una macchia nera di origine sconosciuta. [1]
Dopo la prima serie di frame ne ha scattate altre dopo mezz’ora dimostrando come il buco non fosse un’ombra di un satellite ma un reale buco sulla sua superficie in quanto si era spostato seguendo il moto di Giove.
Inoltre dai primi rudimentali calcoli fu verificato che la macchia nera, delle dimensioni della Terra, non era della grandezza giusta per essere l’ombra di un pianeta, e che essa “ruotava” seguendo la velocità di rotazione di Giove e non delle sue lune, confermando che era proprio una sorta di “buco” aperto sulla sua superficie.
Infatti da Wikipedia si apprende che Giove ha 67 satelliti naturali di varie dimensioni (da 3.000 km a meno di 250 km) e la loro traiettoria orbitale varia da quasi perfettamente circolare sino ad orbite altamente eccentriche ed inclinate. Inoltre, la direzione del moto orbitale di gran parte di essi è retrograda rispetto al senso di rotazione di Giove. I periodi orbitali sono allo stesso modo molto variabili, spaziando tra sette ore e tre anni terrestri. [2]
Si pensò ad un impatto con qualche corpo celeste, come quello avvenuto nel 1994 con la cometa Shoemaker-Levy. Ma anche questa ipotesi fu scartata perché, se vi fosse stato un corpo celeste di dimensioni tali da creare un “buco” su Giove di quelle dimensioni, sarebbe stato avvistato settimane o mesi prima dell’impatto (cosa che non è accaduta ). Le dimensioni infatti di quel buco erano approssimabili a quelle del nostro pianeta. [6]
Qualcosa quindi di incredibile era accaduto su quel pianeta, qualcosa che non ha mai avuto una spiegazione ufficiale da coloro che gestiscono l’ informazione pubblica e dalla NASA in primis.
Eppure, loro avrebbero avuto molte cose da dire su questo argomento, preferendo invece che questo “mistero” si perdesse nell’oblio.
Tuttavia, qualcuno aveva previsto questo evento qualche mese prima dei fatti, ma non fu creduto. Questo articolo cercherà di chiarire i retroscena di questa vicenda, e di condurre il lettore a capire come quell’evento avrebbe potuto cambiare, se non cancellare, in un attimo tutte le specie viventi sul nostro pianeta.
Torniamo indietro a qualche anno prima.
Il 18 ottobre 1989 la NASA lancia la sonda battezzata “Galileo” (in onore del celebre astronomo italiano Galileo Galilei, il primo ad osservare i satelliti gioviani), facendogli fare il primo “passo” in quel lungo cammino dalla “pancia” dello Space Shuttle Atlantis nella missione STS-34. La sonda Galileo giunse in prossimità di Giove circa 6 anni dopo, attraverso un lungo percorso, al fine di prendere la velocità orbitale necessaria sfruttando le forze gravitazionali sia della Terra che di Venere. A questa sonda dobbiamo diversi “primati” e successi, quali quello di aver scoperto il primo satellite di un asteroide e di essere stata la prima sonda ad orbitare intorno a Giove. La sua missione primaria era quella di studiare il “sistema” gioviano, ovvero Giove e le sue lune, sulle quali effettuò dei flyby ravvicinati[3]
In uno di questi “incontri ravvicinati”, la sonda Galileo si portò a meno di 180 Km da Io il 15 dicembre 2001. Le radiazioni che circondano questa luna, però, danneggiarono irreparabilmente la sonda, che fu “tenuta in vita” sino al 21 settembre del 2003, data in cui fu fatta precipitare nell’atmosfera di Giove[3]
Ma questa decisione fu presa solo in ultimo momento, in quanto originariamente essa si sarebbe dovuta schiantare sul suolo di Europa, una delle lune/satelliti gioviani. Tuttavia, proprio su Europala sonda aveva scoperto un probabile oceano di acqua liquida, nascosto sotto una spessa coltre di ghiaccio e che avrebbe potuto contenere da 4,5 miliardi di anni una ricca forma di vita aliena. [3] [7]
Il fatto che Europa possa essere abitata o che abbia condizioni interessanti per poter essere abitata trova evidenza nelle affermazioni dell’astrofisico russo Boris Rodionov e nelle intenzioni di Europa, USA e Russia di tornare su Europa. [8] [9]
Europa e la Terra messi a confronto. Le due sfere di colore celeste mostrano in maniera indicativa la quantità di acqua che si trova su di essi. (JPL/Caltech)
Considerando una profondità di un centinaio di km, se tutta l’acqua presente su Europa fosse concentrata in una sfera, questa avrebbe un diametro di circa 1.750 km. Per confronto, tutta l’acqua esistente sulla Terra potrebbe essere racchiusa in una sfera di circa 1.500 km, con unvolume da 1,5 a 2 volte inferiore al volume dell’acqua esistente su Europa! [7]
Nel 2002 quindi fu cambiato, da parte della NASA, il modo in cui porre fine alla vita della sonda, per prevenire una contaminazione biologica di Europa. Possiamo leggere la dicitura esatta delle motivazioni nel rapporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche della NASA, che cita testualmente: Questa procedura si è resa necessaria per salvaguardare l’integrità scientifica di studi futuri sul potenziale biologico di Europa” . [1]
Ma che problemi avrebbe potuto avere il “potenziale biologico di Europa” dall’impatto della sonda Galileo sulla lastra di ghiaccio di quel pianeta?
Non è stato molto pubblicizzato il fatto che la sonda, al fine di poter avere la sufficiente energia per durare svariati anni in un tratto di spazio dove la luce solare non sarebbe bastata per essere utilizzata da pannelli solari, sia stata dotata di un carico di ben 22 chili di plutonio. [5] [10] [11] (Nella fonte [1] è riportato che sono stati 48 Kg ma è un errore di traduzione dato che erano 48 pounds che corrispondono a circa 22 Kg)
Motore della sonda Galileo funzionante con 48 kg di plutonio 238
La sonda Galileo impiega due Generatori Termoelettrici a Radioisotopi (RTGs). I generatori RTG forniscono energia attraverso il decadimento radioattivo del plutonio 238. Questo fenomeno produce calore,successivamente convertito in elettricità. Questa fonte di energia elettrica è affidabile, estremamente duratura nel tempo, insensibile al freddo spaziale e virtualmente invulnerabile ai grandi campi magnetici, come le fasce di Van Allen terrestri. [4]
Quando la NASA, dunque, annunciò la sua intenzione di far impattare la sonda Galileo su Giove, un ingegnere olandese, Jacco van der Worp, fece osservare come questo impatto poteva essere molto pericoloso, proprio per il contenuto del motore di Galileo. L’analisi fu pubblicata il 7 settembre 2003 ovvero due settimane prima che la sonda si impattasse sulla superficie gioviana. Egli infatti dimostrò come il materiale fissile contenuto nella sonda poteva trasformarsi in una bomba nucleare della portata di 400 chilotoni. Un’esplosione nucleare che sarebbe avvenuta all’interno dell’atmosfera gioviana, prevalentemente costituita da idrogeno (notoriamente un gas esplosivo), col rischio di aumentare la forza della deflagrazione e di poter “accendere” Giove e trasformarlo in un secondo sole. [11]
E’ inutile dire come la NASA ebbe un atteggiamento di totale indifferenza di fronte a queste teorie, anzi di aperta denigrazione sino al 19 ottobre del 2003. In quella notte, un astronomo dilettante in Belgio, Olivier Meeckers, utilizzando il CCD di una webcam ed un piccolo telescopio rifrattore, scoprì e fotografò una macchia scura sul bordo meridionale di Giove, noto come “cintura nord equatoriale”, lasciando una debole “coda” a sud-ovest. Mezz’ora dopo, Meeckers prese una seconda serie di fotogrammi, in cui si vede molto chiaramente come la “macchia” era ancora presente, anche se con la veloce rotazione di Giove si era spostata di migliaia di chilometri più a est. Molti astronomi allora pensarono: “Peccato che non ci sia più la sonda Galileo ad osservare questo curioso ed insolito fenomeno sulla superficie di Giove, chissà che immagini ad alta risoluzione avremmo avuto a disposizione…”. A qualcuno allora sovvenne che, appena un mese prima, la sonda Galileo si era impattata sulla sua superficie, e che un ingegnere olandese ( Jacco van der Worp ) aveva qualche mese prima messo in guardia dal pericolo di un innesco dei 22 chili di Plutonio della sonda.
Le ipotesi “pessimistiche” si erano rivelate non del tutto infondate.
Se osserviamo la struttura della sonda Galileo, possiamo constatare la totale assenza di pannelli solari atti a prelevare dell’energia dall’esterno (non sono menzionati nemmeno nella pagina di Wikipedia della Sonda Galileo). Al suo interno era stato infatti dotato di un motore in grado di sprigionare un’elevata quantità di energia grazie ai famosi 22 chili di plutonio-238 inseriti in un “generatore termico di radioisotopi”, o RTG (vedi foto sotto). [12] [3]
Ma vediamo cosa è il plutonio 238 o, come si suol definirlo, PU-238.
Il PU-238 decade tramite emissioni di raggi alfa e gamma. I suoi derivati sono anche altamente radioattivi, e rimangono tali per lunghissimo tempo. Il motore RTG cattura questa radiazione in un meccanismo di scambio termico e la trasforma in energia. Questa unità RTG fornisce quindi una quantità elevata di energia per molti anni. Questo tipo di motori son stati già testati da precedenti sonde, quali i famosi Pioneer e Voyager. In nessun altro modo, infatti, avrebbero potuto continuare a tramettere dati per oltre 30 anni, come in effetti hanno fatto.
Ma il Plutonio 238 è un pò l’isotopo “canaglia” nella famiglia plutonio. E’ infatti il “meno desiderato” degli isotopi di plutonio per la realizzazione di centrali nucleari, o addirittura per la costruzione di bombe nucleari. Infatti questo elemento è molto instabile, e raggiunge molto presto quella che si chiama “massa critica”, cioè quella concentrazione che innesca un processo irreversibile di scissione nucleare, “deflagrando”. Si è calcolato che la massa critica del Plutonio 238 sia di pochi chilogrammi (da 2 a 4 kg)… nella sonda Galileo ce n’erano 22! Per evitare che il PU-238 all’interno del motore della sonda deflagrasse ancor prima di partire dalla Terra, la NASA ha avuto l’accortezza di suddividere il plutonio in tanti piccolissimi elementi, rivestendoli di uno scudo protettivo che impedisse ai vari “pellets” di unirsi in una massa unica o superiore ai 4 chili. [11]
Ma ciò fino a quando la sonda non ha iniziato il viaggio della morte.
Quando la sonda è stata scagliata contro Giove non si è semplicemente “distrutta” impattando ad un “suolo”. Infatti mentre nel nostro pianeta c’è una crosta di materiale solido (sulla quale viviamo), Giove è principalmente costituito da un vasto strato di gas attorno ad un nucleo roccioso.
Quindi la sonda ha continuato a precipitare sempre più nel “cuore” di Giove per quasi un mese ( guardiamo le date 21 settembre – 19 Ottobre ).
Giove risponde alle stesse leggi del nostro pianeta. Più si va verso il suo centro, più si alzano sia la temperatura che la pressione. Dopo un mese la sonda era a migliaia di chilometri dentro il nucleo di Giove dove sia la pressione sia la temperatura hanno fuso il rivestimento dei “pellets” di plutonio 238, facendo raggiungere ai 22 kg la “massa critica”, autoinnescando una deflagrazione nucleare.
Si calcola che si è arrivati ad una potenza di 400 chilotoni. Hiroshima è stata annientata con una bomba da 13/18 chilotoni.
400 chilotoni all’interno di un pianeta fatto da idrogeno, elemento come sappiamo altamente infiammabile ed esplosivo!
La “macchia nera”che si è formato sulla sua superficie aveva quasi le dimensioni della Terra.
Per ulteriori dettagli tecnici vedi [12].
Ma cosa abbiamo rischiato?
In tutti i libri di scuola si legge come Giove sia quella che si definisce una “stella mancata”. Praticamente, il nostro sistema solare sarebbe potuto essere un sistema binario, cioè un sistema con DUE SOLI. Giove è il più grande dei pianeti del sistema solare, con un raggio di 71.500 km (11 volte maggiore di quello della Terra). La sua composizione chimica, però, è molto più simile a quella del Sole che a quella dei pianeti rocciosi: infatti è prevalentemente gassoso, con abbondanza di idrogeno ed elio. [13]
L’accensione di un sole avviene quando due o più nuclei di idrogeno vengono compressi, sino a far prevalere la repulsione elettromagnetica, unendosi tra loro ed andando a generare un nucleo di massa maggiore dei nuclei reagenti. Il processo di fusione è il meccanismo che alimenta il Sole e le altre stelle. Infatti, in esso, la fusione di due atomi di idrogeno avviene nel nucleo più interno solo grazie alle enormi pressioni e temperature che vi si raggiungono (dell’ordine di milioni di gradi).
Nel pianeta Giove queste pressioni e temperature sono “leggermente” al di sotto dell’autoaccensione.
Il grosso rischio che abbiamo corso nell’ottobre del 2003 è stato che l’enorme deflagrazione nucleare del plutonio della sonda Galileo avrebbe potuto fungere da innesco e far superare al nocciolo gioviano la sua massa critica, trasformandolo in un sole. Se questo fosse successo, avremmo avuto uno stravolgimento dell’intero sistema solare, a partire dai satelliti/lune gioviane. Lo spesso strato di Europa si sarebbe immediatamente sciolto, e le ipotetiche forme biologiche di vita aliena contenute nei suoi mari si sarebbero risvegliate alla luce accecante di un nuovo sole.
Ma le razze biologiche presenti sulla Terra sarebbero state spazzate via da un’onda d’urto dalle conseguenze devastanti.
Infatti, quando si accende un sole, il suo diametro si riduce bruscamente contraendosi, ed esso espelle nell’accensione la parte esterna della sua atmosfera, con conseguente di perdita di massa.
Milioni di tonnellate di idrogeno infuocato si sarebbero sparse in ogni direzione, colpendo l’atmosfera terrestre alla velocità di oltre 1000 chilometri al secondo. Il risultato sarebbe stato catastrofico. Lo strato esterno della nostra atmosfera sarebbe stato modificato, provocando un bombardamento di raggi letali provenienti dal “vecchio” Sole che, perdurando per settimane o mesi, avrebbe reso sterili tutte le forme di vita (vegetale o animale) presente sulla Terra, o le avrebbe uccise lentamente con malattie indotte da radiazioni. [1]
Ma nessuna delle “autorità competenti” ha reso pubblico tutto questo. Siamo quindi in presenza di un vero e proprio cover-up teso a coprire questo madornale errore di valutazione della NASA, a cui ha fatto seguito la totale assenza di informazione nei mass media e nelle numerose riviste scientifiche e di settore. Per fortuna tutto questo scenario apocalittico non si è realizzato, ma siamo stati ad un passo dal farlo.
Non si poteva mandare la sonda Galileo a perdersi nello spazio profondo?
Il commento più idoneo che ci viene in mente a conclusione di questa vicenda è che l’informazione debba essere LIBERA e non “veicolata” o controllata da chi detiene il potere (economico/politico/scientifico). E’ arrivato il momento in cui noi tutti dobbiamo ascoltare più fonti d’informazione, per arrivare alla creazione di una coscienza e di una conoscenza condivisa universale. 

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NASA: Portali magnetici collegano la Terra al Sole



I portali sarebbero quei magici fenomeni in grado di aprire un passaggio per mondi sconosciuti, dimensioni alternative, rapidi ponti verso l’ignoto. Gli scienziati che lavorano per la Nasa all’università dell’Iowa hanno trovato qualcosa di simile ad un portale. La Terra è circondata da un campo magnetico che disperde la gran parte delle energie irradiate dal Sole. Tuttavia, all’interno di questo campo ci sono dei piccoli,
estemporanei portali (“FTE” acronimo di Flux Transfer Event) del tutto imprevedibili che permettono al vento magnetico, e dunque alle forze solari, di entrare in contatto diretto con il nostro pianeta.
“Li chiamiamo punti X o regioni di diffusione degli elettroni”, dice Jack Scudder, fisico del plasma all’università dello Iowa. Si tratta di luoghi dove il campo magnetico della Terra si connette a quello del Sole, creando “un sentiero ininterrotto che conduce dal il nostro pianeta all’atmosfera del sole, a 150 milioni di chilometri”.
Le osservazioni della flotta di 5 sonde Themis (del 20 Maggio 2007) e della missione Esa “suggeriscono che questi portali magnetici si aprono e si chiudono dozzine di volte al giorno (ad intervalli di 8 minuti). Si trovano di solito a decine di migliaia di chilometri dalla Terra dove il campo geomagnetico incontra il vento solare. Molti di essi sono brevi, altri sono più stabili”. La Nasa sta per lanciare una missione nel 2014, la Magnetospheric Multiscale Mission, proprio per studiare questo fenomeno: il difficile, spiega la Nasa, è trovare questi portali, anche se Scudder ha in mente un modo. “I portali si formano attraverso il processo della riconnessione magnetica: le linee della forza magnetica dal Sole e dalla Terra si incrociano e creano le aperture. I punti X si trovano dove questi incroci trovano spazio. L’improvvisa unione dei campi magnetici riesce a far partire fiotti di particelle caricate dai “punti X”, creando una regione di diffusione degli elettroni.

Nell’arco di tempo che impiegherete a leggere questo articolo, qualcosa accadrà molto al di sopra delle vostre teste, qualcosa che fino a tempi recenti molti scienziati non ritenevano possibile. Un portale magnetico si aprirà, collegando la Terra al Sole, ad una distanza di 93 milioni di miglia. Tonnellate di particelle dotate di una gran quantità di energia potrebbero fluire attraverso questa apertura prima che si richiuda, il tutto nel breve lasso di tempo che impiegherete ad arrivare alla fine di questa pagina.
“Viene definito ‘evento di trasferimento di flusso’, o ‘FTE’”, riferisce il fisico spaziale David Sibeck del Goddard Space Flight Center. “Dieci anni fa ero piuttosto certo che non esistesse nulla di simile, ma ora le prove sono incontrovertibili”.
Infatti, oggi ad un’assemblea internazionale di fisici spaziali al Plasma Workshop 2008, in Huntsville, Alabama, Sibeck riferirà che gli FTE non solo sono comuni, ma potenzialmente lo sono molto di più di quanto chiunque abbia mai immaginato.
I ricercatori sapevano da tempo che la Terra e il Sole dovessero essere collegati. La magnetosfera della Terra (la bolla magnetica che circonda il nostro pianeta) è piena di particelle solari che arrivano attraverso il vento solare e penetrano le difese magnetiche del pianeta. Esse entrano seguendo le linee del campo magnetico che possono essere tracciate da terra firma e indietro fino a tornare all’atmosfera del sole.
“Pensavamo che la connessione fosse permanente e che il vento solare potesse infiltrarsi nell’ambiente attorno alla Terra in qualunque momento il vento stesso fosse attivo”, dice Sibeck. “Ci sbagliavamo. Le connessioni non sono affatto statiche. Sono spesso brevi, simili a vampate, e molto dinamiche”.
Diversi relatori al Workshop hanno evidenziato il modo in cui gli FTE si formano: sul lato illuminato della Terra (il lato più vicino al sole), il campo magnetico della Terra preme contro il campo magnetico del Sole. Approssimativamente ogni otto minuti, i due campi si uniscono brevemente o “si riconnettono”, formando un portale attraverso cui le particelle possono fluire. Il portale assume la forma di un cilindro magnetico largo tanto quanto la Terra. La flotta di quattro navette Cluster dell’Agenzia Spaziale Europea e le cinque sonde THEMIS della NASA hanno volato attraverso e attorno questi cilindri, misurandone le dimensioni ed esaminando le particelle che vi vengono sparate all’interno. “Sono reali”, dice Sibeck.
Ora che Cluster e THEMIS hanno preso campioni diretti di FTE, i teorici possono usare tali misurazioni per simulare gli FTE nei loro computer e predirne il comportamento. Il fisico spaziale Jimmy Reader dell’Università del New Hampshire ha presentato una di queste simulazioni al Workshop. Ha detto ai suoi colleghi che i portali cilindrici tendono a formarsi al di sopra dell’equatore della Terra e quindi ruotano attorno al polo invernale della Terra. A dicembre, gli FTE ruotano attorno al polo nord; a luglio ruotano attorno al polo sud.
A “magnetic portal” or FTE mapped in cross-section by NASA’s fleet of THEMIS spacecraft.
Sibeck crede che questo avvenga almeno due volte più spesso di quanto si pensava in precedenza. “Penso che ci siano due varietà di FTE: attivi e passivi”. Gli FTE attivi sono cilindri magnetici che permettono alle particelle di volarvi attraverso piuttosto facilmente; sono importanti conduttori di energia per la magnetosfera della Terra. Gli FTE passivi sono cilindri magnetici che offrono più resistenza; la loro struttura interna non ammette con facilità un flusso simile di particelle e campi. (Per gli esperti: gli FTE Attivi si formano a latitudini equatoriali quando l’IMF punta a sud; gli FTE passivi si formano a latitudini più alte quando l’IMF punta a nord). Sibeck ha calcolato le proprietà degli FTE passivi e sta incoraggiando i suoi colleghi a dare la caccia a segnali di FTE passivi nei dati presi da THEMIS e Cluster. “Gli FTE passivi potrebbero non essere molto importanti, ma finchè non ne sappiamo di più non possiamo esserne sicuri”.
Ci sono molte domande senza risposta: Perchè i portali si formano ogni 8 minuti? Perchè i campi magnetici all’interno del cilindro si deformano? “Ci stiamo pensando in maniera pesante al Workshop”, dice Sibeck.
Nel frattempo, in alto sopra le vostre teste, un nuovo portale si sta aprendo, collegando il vostro pianeta al sole.

Un mega Tornado si abbatte su Taranto!


Italia,28 novembre 2012 - Un vero e proprioTornado ha colpito il porto industriale diTaranto poche ore fa,la mega tromba d'aria ha puntato diritto verso lo stabilimento dell'Ilva di Taranto causando diversi danni alle infrastrutture della fabbrica,costringendo il personale a un evacuazione di emergenza per rischio esplosione.Durante il suo transito il tornado ha letteralmente devastato tutto cio' che incontrava danneggiando seriamente alcune linee elettriche come si evince anche dal video girato poco fa. terrarealtime

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La telepatia è stata dimostrata scientificamente


Esperimenti ripetuti, sostenuti da numerosi scienziati, hanno dimostrato l’esistenza di fenomeni ESP, ma la corrente principale della scienza si rifiuta ancora di ammettere l’esistenza della telepatia, forse vittima di un nuovo dogma, avatar di una visione ristretta religiosa.
Scettici dalla mentalità chiusa devono ammettere che la telepatia è stata dimostrata scientificamente
di Victor Zammit
Un vero shock per il sistema! Abbiamo le dichiarazioni di alcuni dei più ostinati scettici del mondo, che accettano il fatto che la telepatia è ormai scientificamente provata. Questi sono gli stessi che attaccano regolarmente i Medium ed il paranormale. Ora Chris Carter sottolinea in un articolo in The Epoch Times (sito che tiene un atteggiamento molto duro) che gli psicologi  scettici Richard Wiseman e Chris French hanno ammesso che le prove per la telepatia sono altrettanto valide per gli standard di qualsiasi altro settore della scienza, che la telepatia è stata, di fatto, dimostrata.Investigatori professionali della vita dopo la morte,  scienziati, avvocati, biologi e altri che hanno studiato il fenomeno, vi diranno che l’essenza della medianità è la telepatia tra uno spirito e un Medium. Alcuni scienziati in questi giorni hanno già accettato che la medianità è stato dimostrato attraverso test scientifici. Garantito che in un futuro relativamente vicino, vedremo anche gli scettici più ostinati arrivare alle stesse conclusioni. Chiaramente è solo una questione di tempo.Il Premio Nobel Brian Josephson è sempre stato sostenitore d’una scienza dalla mentalità aperta. Nel 2001 dopo aver scritto :”La teoria quantistica viene ora abbinato fruttuosamente con le teorie di informazione e di calcolo. Questi sviluppi possono portare ad una spiegazione dei processi ancora non compresi all’interno della scienza convenzionale, come la telepatia, un settore in cui la Gran Bretagna è all’avanguardia nella ricerca”, ottenenne forti critiche dai colleghi scienziati e dagli scettici. David Deutsch, un fisico quantistico all’Università di Oxford lo ha attaccato affermando che “Si tratta di sciocchezze: la telepatia semplicemente non esiste [...] tali idee sono una totale assurdità.” Poi il tempo ha dimostrato  che aveva ragione.
Recentemente, il giornalista Steven Volk è rimasto molto sorpreso di scoprire che Richard Wiseman il famoso scettico-Psicologo ha ammesso che le prove a favore della telepatia sono consistenti, affermando che “In base agli standard di qualsiasi altro settore della scienza, [la telepatia] è stata provata.” Volk continua: “Ancora più incredibile, come riporto nel mio sito Fringe-ology, il fatto che un altro scettico leader del settore, Chris French, sia d’accordo con lui”.Volk potrebbe anche essere più sorpreso di apprendere che nel 1951 lo Psicologo Donald Hebb aveva scritto quanto segue:
“I credenti nei fenomeni psichici … sembrano aver ottenuto una vittoria decisiva e praticamente messo a tacere l’opposizione. … Questa vittoria è il risultato di un’attenta sperimentazione e di un’intelligente argomentazione. Decine di sperimentatori hanno ottenuto risultati positivi in vari esperimenti di ESP e le procedure matematiche sono state approvate dagli statistici più insigni. … Contro tutte queste prove, forse l’unica difesa che rimane allo scienziato scettico è di ignorarle.
AGGIUNTA SINTETICA DI BBr1 : l’esperimento più interessante, parlando di fatti, è stato eseguito ponendo due amici in un palazzo diverso, e misurandone l’ELETTROENCEFALOGRAMMA … a uno dei due amici, in un dato momento, si mostrava una luce intensissima e fastidiosa, che colpendone gli occhi, determinava una variazione consistente del tracciato elettrico del suo cervello … nella stanza di un palazzo DIVERSO e lontano ANCHE IL SUO AMICO IN QUEL PRECISO ISTANTE AVEVA UNA VARIAZIONE DEL TRACCIATO ELETTRICO del suo cervello, pur non avendo visto direttamente NESSUNA luce intensa!
“Perché non accettiamo le ESP [percezioni extrasensoriali] come un fatto Psicologico? Il Rhine Research Center ha offerto prove sufficienti a convincerci più che su qualsiasi altro problema … Personalmente, non accetto le ESP al momento, perché non hanno senso in quanto sia la Fisica che la Fisiologia, dicono che le ESP non sono un dato di fatto, nonostante tutta l’evidenza riportata in letteratura, ma non riesco a vedere su quali altre basi i miei colleghi si fondino per respingerle … Rhine può ancora rivelarsi nel giusto,anche se penso che sia improbabile, ma il mio rifiuto della sua visione è, in senso letterale un pregiudizio”.Quattro anni dopo, George Price, poi ricercatore associato presso il Dipartimento di Medicina dell’Università del Minnesota, ha pubblicato un articolo sulla prestigiosa rivista Science che iniziava così:
Ma Price ha poi sostenuto, “Le ESP sono incompatibili con l’attuale teoria scientifica”, e si chiese:
“Se, poi, la Parapsicologia e la scienza moderna sono incompatibili, perché  mai rifiutare la Parapsicologia? La scelta è tra credere in qualcosa ‘di veramente rivoluzionario’ e ‘radicalmente in contraddizione con il pensiero contemporaneo’ e credere che siano tutte frodi ed auto-illusione. Quale delle due è più ragionevole? “Allora, qui abbiamo due scettici che,in effetti, ammettono che se questo fosse un qualsiasi altro campo d’indagine i dati sperimentali avrebbero prevalso sullo scetticismo già dal 1950.Così come Hebb e Price fecero prima di loro, sia Wiseman che French ritengono che la reale esistenza della telepatia è un fatto così straordinario che c’è bisogno di maggiore evidenza rispetto a quanto di norma sarebbe richiesto. Perché dovrebbe essere così? La maggior parte delle persone crede nella realtà della telepatia in base alle sue esperienze personali, e sono perplesso dal fatto che la telepatia sia vista come un “fatto straordinario”.E’ poi ancora più sconcertante che i sondaggi mostrino che un gran numero di scienziati accetta la possibilità che la telepatia esiste. In due sondaggi condotti, il primo su oltre 500 scienziati  ed il secondo su altri 1000, è emerso che la maggioranza degli intervistati ritiene le ESP “un fatto” o “una possibilità probabile” con percentuali del 56 per cento in uno e del 67 per cento nell’ altro. Sondaggi come questi indicano che la maggior parte degli scienziati sono curiosi ed aperti sulla esistenza dei fenomeni paranormali.

Tuttavia, ciò non avviene in un solo campo: la Psicologia. Nello studio precedente, solo il 3 per cento degli altri scienziati considera “impossibili” i fenomeni ESP, rispetto al 34 per cento degli Psicologi.In realtà, gli scettici odierni più famosi, come Wiseman, French, James Alcock, Susan Blackmore, e Ray Hyman, sono Psicologi!Un’eccezione è il biologo Richard Dawkins, ma come Wiseman e French, afferma che l’esistenza della telepatia significherebbe “girare le leggi della Fisica a testa in giù”.Lo Psicologo James Alcock ha scritto di recente che le affermazioni della Parapsicologia “…sussistono a dispetto della moderna visione del mondo scientifico. Che di per sé non vuol dire che la Parapsicologia è in errore ma, come ha sottolineato l’eminente NeuroPsicologo Donald Hebb, se le rivendicazioni della Parapsicologia fossero vere, allora la Fisica la Biologia e le Neuroscienze sono terribilmente sbagliate in alcuni aspetti fondamentali. “Ma né Alcock, Hebb, Wiseman, né French si sono presi mai la briga di spiegare come le affermazioni della Parapsicologia resistano a dispetto della scienza, o come la Fisica e la Fisiologia dicano che le ESP non esistono. E’ raro che uno scettico faccia queste affermazione portando esempi specifici e, in quelle rare occasioni in cui lo fanno, invocano sempre i principi della Fisica classica, che sono stati giudicati fondamentalmente errati:da più di tre quarti di secolo,infatti, i Fisici più avanzati hanno sempre sottolineato che la meccanica quantistica non sconfessa i fenomeni Psi.Fisici del calibro di Henry Margenau, David Bohm, Brian Josephson, e Olivier Costa de Beauregard hanno ripetutamente sottolineato che nulla vieta in meccanica quantistica l’esistenza dei fenomeni Psi.
Costa de Beauregard sostiene addirittura che la Fisica quantistica richiede praticamente l’esistenza di tali fenomeni ed il fisico Evan Harris Walker ha sviluppato un modello teorico della Psi basato sulle formule di von Neumann. Ray Hyman nel 1996 (su Skeptical Inquirer) disse che l’accettazione della Psi richiederebbe di”abbandonare la relatività e la meccanica quantistica nelle loro formulazioni correnti, il che sarebbe una sciocchezza”. In contrasto alla dichiarazione di Hyman quella del fisico teorico Costa de Beauregard, che ha scritto: “La meccanica quantistica relativistica è uno schema concettuale in cui fenomeni come la telepatia e la psicocinesi, lungi dall’essere irrazionali, dovrebbero, al contrario, essere visti come molto razionali”.Come accennato in precedenza, l’adesione ad una antiquata Metafisica della Scienza sembra molto più diffusa tra gli Psicologi che fra i Fisici. Gli scettici come la Psicologa Susan Blackmore, si compiacciono di dire che l’esistenza della Psi è incompatibile “..con la nostra visione scientifica del mondo”, ma… con quale visione?Le ESP sono certamente incompatibili con la vecchia visione scientifica del mondo, basata sulla meccanica newtoniana e la Psicologia comportamentalista ma non con l’emergente visione del mondo scientifico basata sulla meccanica quantistica, le neuroscienze e la Psicologia cognitiva.
Prima ancora che la meccanica quantistica iniziasse a sostituire quella classica, nel 1920, i Fisici erano molto più aperti ad indagare sui fenomeni Psi rispetto a quanto la maggior parte degli Psicologi lo siano oggi. Un numero sorprendente dei più importanti Fisici del 19 ° secolo ha espresso interesse per la ricerca psichica, tra cui William Crookes, inventore del tubo catodico, oggi utilizzato nei televisori e monitor di computer; JJ Thomson, che ha vinto il Premio Nobel nel 1906 per la scoperta dell’elettrone, e Lord Rayleigh, considerato uno dei più grandi Fisici della fine del 19esimo secolo, e vincitore del Premio Nobel per la Fisica nel 1904.Naturalmente, per i loro sforzi in sede di indagini su questi ed altri fenomeni insoliti, questi uomini sono stati spesso criticati e ridicolizzati senza pietà dai loro colleghi.Ma la Fisica moderna è molto diversa dalla Fisica classica del 19 ° secolo, ed è tempo che gli Psicologi scettici se ne rendano conto.
Il grande Psicologo Gardner Murphy, presidente della American Psychological Association e successivamente della American Society for Psychical Research, ha esortato i suoi colleghi a conoscere meglio la Fisica moderna. Murphy ha scritto nel 1968: “… la difficoltà è a livello della Fisica, non della Psicologia. Gli Psicologi possono essere un pò sconcertati quando incontrano i Fisici moderni che prendono in esame questi fenomeni, infatti, lo fanno molto più seriamente di quanto i primi possano fare.
Gli Psicologi probabilmente attraverseranno un periodo di lenta ma definitiva crisi del loro atteggiamento ipercritico che ritengono l’unico possibile in questo campo. I dati raccolti dalla Parapsicologia, saranno quasi certamente in armonia con i principi generali Psicologici e saranno assimilati piuttosto facilmente nell’ inquadramento sistematico della Psicologia, vista come una scienza solo quando la Fisica newtoniana verrà messa da parte, e sostituita dalla Fisica moderna.”
By Alexander Poderosi in Inside and outside the hologram (dentro e fuori l’ologramma) link

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