Un ricercatore degli Stati Uniti, Joe Kirschvink, geofisico del California Institute of Technology, potrebbe aver finalmente trovato la prova della presenza del sesto senso negli esseri umani.
Egli ha passato gli ultimi anni a studiare la capacità, da parte dell’inconscio umano, di interagire con il campo magnetico terrestre, capacità che era stata già confermata negli uccelli, negli insetti e in alcuni mammiferi, utilizzata per orientarsi nell’ambiente e durante le migrazioni.
Oggi, dimostra Kirschvink, gli esseri umani hanno dei magnetorecettori funzionanti. Egli ha coinvolto 24 partecipanti, e lo studio, ancora in fase di stesura dei dati, non è stato ancora revisionato da altri scienziati. Eppure le sue ricerche hanno stimolato interesse in Giappone e in Nuova Zelanda, dove alcuni laboratori hanno scelto di collaborare con lui e di finanziarlo per un totale di 900.000 dollari.
Il Chimico Fisico dell’Università di Oxford Peter Hore, riguardo la questione, ha affermato:
“Joe è un uomo molto intelligente e uno sperimentatore molto attento, non avrebbe parlato di questo se non fosse stato abbastanza convinto di aver ragione. E non si può dire ciò di ogni scienziato in questo settore.”
Quindi, tirando le somme di questo studio, gli esseri umani sarebbero in grado di rilevare un campo magnetico senza l’uso dei canonici cinque sensi. Uccelli e farfalle hanno da sempre utilizzato tale capacità, mammiferi come i cani utilizzano il campo magnetico terrestre per cacciare lungo un asse nord-sud, e topi selvatici e talpe costruiscono i loro nidi lungo le linee del campo magnetico. Ma ci sono opinioni contrastanti su come lo fanno esattamente.
Ci sono due ipotesi principali per spiegare il processo biologico di fondo della magnetoricezione: la prima ipotesi dice che i campi magnetici della Terra potrebbero innescare reazioni quantistiche nelle proteine chiamate criptocromi. Queste proteine sono state trovate nelle retine di uccelli, cani e anche esseri umani, ma non è ancora chiaro come fornirebbero le informazioni magnetiche al cervello.
Un’altra ipotesi suggerisce che ci siano in realtà cellule recettori nel corpo che contengono dei piccolissimi ‘aghi di bussola’ fatti di un minerale di ferro magnetico conosciuto come magnetite, che si orientano in base ai campi magnetici della Terra. La magnetite è stata trovata all’interno delle cellule dei becchi degli uccelli e nei nasi delle trote, ma, ancora una volta, non ci sono prove sufficienti a spiegare completamente questa capacità.
Kirschvink si trova maggiormente in linea con la seconda ipotesi, ma il suo vero interesse non è nel capire che cosa stia succedendo, bensì nel dimostrare che la magnetoricezione sia realmente presente negli esseri umani.
Per i suoi esperimenti, Kirschvink ha costruito ciò che è noto come una gabbia di Faraday – una sottile scatola in alluminio che può escludere il rumore di fondo elettromagnetico, utilizzando bobine di filo. All’interno della gabbia, i partecipanti si sono seduti al buio e sono stati esposti solo ad un campo magnetico puro senza interferenza e nessun altro stimolo.
Kirschvink ha collegato il cervello dei partecipanti a dei monitor EEG (elettroencefalogramma) per mappare la loro attività cerebrale ed ha applicato un campo magnetico rotante, simile a quello terrestre, per vedere se il cervello presentasse modifiche. E’ stato in grado di dimostrare che, quando il campo magnetico ruota in senso antiorario, c’è un calo di onde alfa nei partecipanti, ad indicare una risposta al campo magnetico. La risposta neuronale si presentava anche in ritardo di poche centinaia di millisecondi, il che, secondo Kirschvink, suggerisce una risposta cerebrale attiva.
Una risposta simile è stata osservata anche quando il campo magnetico veniva deviato verso il pavimento, ma non quando il campo magnetico veniva indirizzato verso l’alto o in senso orario, il che potrebbe riflettere la polarità di una bussola magnetica interna.
Joe Kirschvink sa che c’è ancora molto lavoro da fare e attende che una squadra in Giappone replichi i suoi esperimenti e un laboratorio in Nuova Zelanda inizi uno studio analogo seguendo lo stesso protocollo. I risultati dovranno poi essere esaminati da altri ricercatori del settore e pubblicati in una rivista specializzata, prima di giungere a conclusioni affrettate.
Abbiamo dunque una lunga strada da percorrere, ma sembra che siamo più vicini che mai a dimostrare che gli esseri umani non hanno completamente perso il contatto col proprio sesto senso. E questo “è’ parte della nostra storia evolutiva”, dice Kirschvink, ” la magnetoricezione potrebbe essere il senso primordiale.”
Articolo revisionato e presto da: www.camminanelsole.com
Traduzione originale: Silvia Rubino Zizzo
Fonte originale: www.sciencealert.com
Nessun commento:
Posta un commento