di Carlo Brevi“Stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che ciò può creare. E’ come la bassa modulazione
nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore”. (“Capire la propaganda” di R. Winfield)
Il costante aumento della presenza del simbolismo occulto nella cultura popolare contemporanea è un dato di fatto, mentre divergono le opinioni sul reale significato di tale fenomeno.
Il parere più diffuso vede nell’utilizzo di queste tematiche una semplice moda del momento, oppure un banale esercizio commerciale, studiato per rendere più appetibili ed intriganti i prodotti dell’industria del divertimento e dell’intrattenimento. Si tratta di una opinione legittima, ovviamente, specialmente all’interno di un’epoca in cui al linguaggio simbolico non viene riservata la medesima attenzione di cui era oggetto nei secoli passati.
Questa diffusione, divenuta negli ultimi tempi vera e propria ostentazione, genera tuttavia parecchi interrogativi, soprattutto in coloro che ritengono l’uso del simbolismo un mezzo assai efficace di comunicazione, un metodo attraverso il quale determinati messaggi possono essere trasmessi in modo più diretto e profondo.
Tuttavia, anche coloro che non concedono al simbolismo tale valenza, potrebbero comunque rimanere perplessi dinanzi a tale diffusione, se non altro per una questione di buon gusto. Se si dovessero prendere in considerazione altre motivazioni, che non si riducano a semplici questioni di moda e di marketing, ci si potrebbe di conseguenza domandare quali motivi possano giustificare questo fenomeno.
Considerato il carattere della questione, si dovrà necessariamente restare nel campo delle ipotesi; nonostante ciò, è comunque possibile cogliere una certa logica di fondo nell’intera operazione, soprattutto se analizzata da un punto di vista più vasto.
Organizzazioni segrete… poco segrete
Negli ultimi anni, in particolar modo grazie all’esponenziale crescita del materiale informativo reso disponibile dalla rete internet, sono divenute popolari analisi che cercano di indagare il ruolo giocato da gruppi di potere più o meno segreti, più o meno occulti, all’interno dello svolgimento dei grandi eventi sociali e culturali che caratterizzano la nostra storia recente, e non solo.
Concetti quali il Nuovo Ordine Mondiale, organizzazioni elitarie quali il gruppo Bilderberg, il CFR, i cosiddetti Illuminati, relegati fino a qualche anno fa ad oggetto di studio di pochi visionari catalogati sotto l’etichetta di “teorici della cospirazione”, hanno ormai guadagnato nel tempo una certa dose di popolarità, perlomeno all’interno del mondo della rete, e timidamente iniziano ad essere trattati anche dai mezzi di comunicazione tradizionali.
Vi sono trasmissioni televisive in prima serata che si occupano del simbolismo massonico, altre che addirittura danno risalto alle teorie più estreme sugli “Illuminati”, che danno voce ad analisti che espongono teorie della cospirazione che vorrebbero rivelare piani di dominio segreti e a loro modo diabolici. Ed in effetti, parrebbero assai poco “segrete” delle organizzazioni i cui piani vengono analizzati e discussi in prima serata, in trasmissioni di intrattenimento seguite da milioni di persone.
Coloro che da sempre tengono posizioni scettiche dinanzi a tali argomenti, vedono in tale diffusione una chiara conferma della loro opinione: non vi può essere nulla di misterioso od occulto in qualcosa di così pubblicizzato. E, senza dubbio, tale posizione è del tutto logica.
Dal lato opposto, chi si occupa di questi argomenti da diversi anni, da quando il reperire informazioni sulle società segrete e sui gruppi elitari di potere era tutt’altro che agevole ed immediato, vede in questa loro improvvisa “notorietà” un chiaro segno del fatto che certi “programmi” sono entrati nell’ultima fase, quel finale di partita in cui i giocatori si possono permettere di rivelarsi senza timore, dal momento che tutto è già stato studiato nel minimo dettaglio, e quindi nulla potrà più sconvolgere l’ordine predisposto degli eventi. Ed anche questa seconda opinione possiede una sua legittima logica.
Vi è, tuttavia, una terza possibilità, a sua volta del tutto coerente, all’interno del pensiero esoterico a cui tali organizzazioni si rifarebbero.
Il pensiero magico
In una epoca sulla carta materialista e razionalista come la nostra, l’analisi del pensiero magico, può al massimo avere, come si è detto, una valenza antropologica, applicata specialmente allo studio di popolazioni primitive oppure appartenenti al passato. Si potrà anche analizzare l’apporto che tale pensiero ha avuto nel formare quel substrato di credenze superstiziose ed irrazionali, ancora presenti nella cultura popolare.
Si tratterà comunque sempre di ricerche di tipo “antropologico”, appunto, e difficilmente lo studio del pensiero magico verrà preso in considerazione nel momento in cui verranno analizzati i grandi processi sociali e culturali, che hanno influito sui maggiori eventi storici della nostra epoca.
Nei grandi movimenti politici, nei principali protagonisti della nostra storia recente, nel cercare le motivazioni ultime che portano alle rivoluzioni ed ai grandi cambiamenti epocali, la moderna storiografia cercherà sempre, quali “spinte”, le ragioni maggiormente coerenti col pensiero predominante, ragioni “logiche” spiegabili all’interno di processi razionali e meccanici.
Il cosiddetto “pensiero magico”, a cui si concede una importanza secondaria all’interno dello sviluppo della cultura contemporanea, è invece considerato fondamentale, per quanto riguarda le civiltà arcaiche, dette anche primitive, dal momento che l’antropologia moderna ha oggi riconosciuto l’importanza che tale pensiero rivestiva, all’interno della organizzazione sociale di quelle popolazioni. Ed uno degli aspetti di questo pensiero magico, quello che in questa breve trattazione maggiormente ci interessa, risiede nella sua ritualità evocativa.
Una diversa percezione della realtà
Tra le testimonianze del cosiddetto “uomo preistorico” giunte fino a noi, spiccano per interesse artistico e capacità evocativa, numerosi dipinti murali ed incisioni, espressioni di profonde civiltà sviluppatesi migliaia, se non decine di migliaia di anni fa, opera di uomini del tutto simili a noi fisicamente, ma con una sensibilità assai distante dalla nostra.
Dipinti ed incisioni, inizialmente catalogati come “espressioni artistiche”, come mere decorazioni, a seguito di valutazioni sicuramente riduttive, che avevano il difetto di giudicare con parametri contemporanei, l’ispirazione e l’immaginario di culture del tutto diverse dalla nostra.
Col tempo, grazie ad analisi più approfondite, grazie a studi che perlomeno tentavano di interpretare il possibile spirito del tempo, si è compreso che quelle produzioni non potevano essere capite, se non ricostruendo anche la percezione che quegli uomini avevano del creato, il rapporto che condividevano con la natura e gli eventi che intorno a loro si verificavano.
In un mondo non meccanico come il nostro, tutto l’esistente era concepito quale allegoria e simbolo di realtà superiori, ed ogni azione non si limitava ad una semplice concatenazione di cause ed effetti, ma celava in sé un significato simbolico e magico: l’azione e il rito erano indistinguibili, ed ogni movimento, ogni pensiero, aveva in sé una connotazione sacra.
Nello stesso modo, i dipinti e le raffigurazioni che ancora oggi possiamo ammirare erano simbolo e rito nel medesimo momento. La realtà raffigurata in una umida parete di una caverna, riproduceva un momento centrale della vita degli uomini, ma prima ancora, raccontava un momento rituale-mistico, destinato a ripetersi ciclicamente in eterno. Quel momento veniva riprodotto e mitizzato; di più: veniva evocato.
In un universo dominato dal tempo ciclico, in cui ogni avvenimento – come le stagioni e i cicli della luna, le nascite e le morti – era destinato a ripresentarsi, ogni racconto era contemporaneamente anche anticipazione, evocazione, ed in un mondo in cui la legge della causa-effetto era meno rigida di quanto la possiamo concepire noi moderni, una riproduzione fatta dall’uomo, poteva contribuire a far sì che un determinato evento avesse un certo esito piuttosto che un altro.
In un presente inestricabilmente legato col passato e col futuro, un tempo ciclico in cui gli eventi si riproponevano sempre simili e mai eguali a se stessi, sussisteva la convinzione di poter influire su quella medesima realtà per mezzo del racconto mitico, che essendo indissolubile dalla realtà vissuta, poteva influenzarne lo svolgimento.
Danze ed incisioni
Gli antropologi occidentalipoterono in qualche modo avvicinarsi alla comprensione di questo immaginario, quando nel corso del XX secolo vennero a contatto con popolazioni che vivevano isolate da millenni, sopratutto in Africa e in Oceania, e che avevano mantenuto organizzazioni sociali ed usanze dagli occidentali stessi catalogate quali “primitive”.
Uno dei rituali, ad esempio, che i moderni studiosi poterono osservare da vicino, immutato da millenni, era quello della preparazione della caccia, comune a diverse di queste civiltà “primitive” in varie parti del mondo. In molte di queste comunità, quindi, gli uomini che si apprestavano a recarsi ad una battuta di caccia, partecipavano ad un complesso rituale, che consisteva in una sorta di riproduzione della battuta stessa: il sacerdote o lo stregone raccoglieva intorno a sé gli uomini e dipingeva per terra l’immagine degli animali che sarebbero stati cacciati; in seguito, l’immagine veniva colpita con le armi dai cacciatori, i quali concluso il rituale si impegnavano nella caccia vera.
Il significato del rito è evidente: i cacciatori, dal momento che credono nell’indissolubile legame tra verità e simbolo, tra realtà e rappresentazione, per mezzo del rito “forzano” in qualche modo la realtà a seguire quest’ultimo, e ad adeguarsi di conseguenza al loro volere.
Anche i pittori che 20.000 anni fa dipingevano scene di caccia sulle pareti delle loro sacre caverne, mettevano in scena il medesimo rituale: ancora una volta, la rappresentazione doveva precedere la realtà, il mito doveva direzionare gli eventi verso l’esito voluto.
Una ipotesi per il presente
L’arte e le usanze delle cosiddette popolazioni primitive, non si potrebbero quindi capire, se non cercando di comprendere una concezione del mondo del tutto diversa rispetto a quella dominante nella modernità. Tuttavia, quella percezione, definita in maniera forse riduttiva “pensiero magico”, non si è mai del tutto estinta, e ha lasciato le sue tracce nell’immaginario contemporaneo sotto forma di confuse “superstizioni”(superstizione = ciò che rimane).
Non solo: questa visione è tuttora viva all’interno del pensiero esoterico ed anche in quello occulto, che costituisce oggetto di studio ed interesse per gli ordini iniziatici ed elitari ancora presenti, e prosperi, nelle nostre società. Di questi ordini fecero parte, e ne fanno tuttora parte, personalità influenti, pensatori, politici, intellettuali in grado di direzionare gli etat d’esprit di intere epoche. E quando la cultura di un’epoca produce, per quanto riguarda l’immaginario popolare, un certo tipo di simbolismo, ci si potrebbe chiedere se in qualche modo tale produzione non ricalchi i canoni della ritualità espressa dal pensiero magico, una componente della creatività umana mai realmente estintasi.
Il simbolismo luciferiano mai come oggi ostentato, potrebbe essere nient’altro che un immenso rito di evocazione,così come una certa produzione cinematografica (ovvero i moderni dipinti rupestri) di genere apocalittico, più che una catarsi collettiva delle paure di inizio millennio, potrebbe rappresentare in realtà una sorta di tentata anticipazione degli eventi futuri, un tentativo di condizionare gli eventi stessi per mezzo del simbolo.
E gli stessi gruppi elitari occulti, fino a poco tempo fa ignoti al grande pubblico, che escono allo scoperto, sbandierando le loro visioni di potere riguardo il futuro dell’umanità, starebbero in realtà mettendo in atto, semplicemente, un enorme rituale, un rito collettivo, in cui dall’evocazione del loro progetto si attendono la sua conseguente riuscita, proprio come i cacciatori primitivi inscenavano la morte della loro preda prima di partire per la caccia.
Articolo di Carlo Brevi
Rivisto da www.fisicaquantistica.it
Fonte: http://www.santaruina.it/pensiero-magico-ed-evocazione
nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore”. (“Capire la propaganda” di R. Winfield)
Il costante aumento della presenza del simbolismo occulto nella cultura popolare contemporanea è un dato di fatto, mentre divergono le opinioni sul reale significato di tale fenomeno.
Il parere più diffuso vede nell’utilizzo di queste tematiche una semplice moda del momento, oppure un banale esercizio commerciale, studiato per rendere più appetibili ed intriganti i prodotti dell’industria del divertimento e dell’intrattenimento. Si tratta di una opinione legittima, ovviamente, specialmente all’interno di un’epoca in cui al linguaggio simbolico non viene riservata la medesima attenzione di cui era oggetto nei secoli passati.
Questa diffusione, divenuta negli ultimi tempi vera e propria ostentazione, genera tuttavia parecchi interrogativi, soprattutto in coloro che ritengono l’uso del simbolismo un mezzo assai efficace di comunicazione, un metodo attraverso il quale determinati messaggi possono essere trasmessi in modo più diretto e profondo.
Tuttavia, anche coloro che non concedono al simbolismo tale valenza, potrebbero comunque rimanere perplessi dinanzi a tale diffusione, se non altro per una questione di buon gusto. Se si dovessero prendere in considerazione altre motivazioni, che non si riducano a semplici questioni di moda e di marketing, ci si potrebbe di conseguenza domandare quali motivi possano giustificare questo fenomeno.
Considerato il carattere della questione, si dovrà necessariamente restare nel campo delle ipotesi; nonostante ciò, è comunque possibile cogliere una certa logica di fondo nell’intera operazione, soprattutto se analizzata da un punto di vista più vasto.
Organizzazioni segrete… poco segrete
Negli ultimi anni, in particolar modo grazie all’esponenziale crescita del materiale informativo reso disponibile dalla rete internet, sono divenute popolari analisi che cercano di indagare il ruolo giocato da gruppi di potere più o meno segreti, più o meno occulti, all’interno dello svolgimento dei grandi eventi sociali e culturali che caratterizzano la nostra storia recente, e non solo.
Concetti quali il Nuovo Ordine Mondiale, organizzazioni elitarie quali il gruppo Bilderberg, il CFR, i cosiddetti Illuminati, relegati fino a qualche anno fa ad oggetto di studio di pochi visionari catalogati sotto l’etichetta di “teorici della cospirazione”, hanno ormai guadagnato nel tempo una certa dose di popolarità, perlomeno all’interno del mondo della rete, e timidamente iniziano ad essere trattati anche dai mezzi di comunicazione tradizionali.
Vi sono trasmissioni televisive in prima serata che si occupano del simbolismo massonico, altre che addirittura danno risalto alle teorie più estreme sugli “Illuminati”, che danno voce ad analisti che espongono teorie della cospirazione che vorrebbero rivelare piani di dominio segreti e a loro modo diabolici. Ed in effetti, parrebbero assai poco “segrete” delle organizzazioni i cui piani vengono analizzati e discussi in prima serata, in trasmissioni di intrattenimento seguite da milioni di persone.
Coloro che da sempre tengono posizioni scettiche dinanzi a tali argomenti, vedono in tale diffusione una chiara conferma della loro opinione: non vi può essere nulla di misterioso od occulto in qualcosa di così pubblicizzato. E, senza dubbio, tale posizione è del tutto logica.
Dal lato opposto, chi si occupa di questi argomenti da diversi anni, da quando il reperire informazioni sulle società segrete e sui gruppi elitari di potere era tutt’altro che agevole ed immediato, vede in questa loro improvvisa “notorietà” un chiaro segno del fatto che certi “programmi” sono entrati nell’ultima fase, quel finale di partita in cui i giocatori si possono permettere di rivelarsi senza timore, dal momento che tutto è già stato studiato nel minimo dettaglio, e quindi nulla potrà più sconvolgere l’ordine predisposto degli eventi. Ed anche questa seconda opinione possiede una sua legittima logica.
Vi è, tuttavia, una terza possibilità, a sua volta del tutto coerente, all’interno del pensiero esoterico a cui tali organizzazioni si rifarebbero.
Il pensiero magico
In una epoca sulla carta materialista e razionalista come la nostra, l’analisi del pensiero magico, può al massimo avere, come si è detto, una valenza antropologica, applicata specialmente allo studio di popolazioni primitive oppure appartenenti al passato. Si potrà anche analizzare l’apporto che tale pensiero ha avuto nel formare quel substrato di credenze superstiziose ed irrazionali, ancora presenti nella cultura popolare.
Si tratterà comunque sempre di ricerche di tipo “antropologico”, appunto, e difficilmente lo studio del pensiero magico verrà preso in considerazione nel momento in cui verranno analizzati i grandi processi sociali e culturali, che hanno influito sui maggiori eventi storici della nostra epoca.
Nei grandi movimenti politici, nei principali protagonisti della nostra storia recente, nel cercare le motivazioni ultime che portano alle rivoluzioni ed ai grandi cambiamenti epocali, la moderna storiografia cercherà sempre, quali “spinte”, le ragioni maggiormente coerenti col pensiero predominante, ragioni “logiche” spiegabili all’interno di processi razionali e meccanici.
Il cosiddetto “pensiero magico”, a cui si concede una importanza secondaria all’interno dello sviluppo della cultura contemporanea, è invece considerato fondamentale, per quanto riguarda le civiltà arcaiche, dette anche primitive, dal momento che l’antropologia moderna ha oggi riconosciuto l’importanza che tale pensiero rivestiva, all’interno della organizzazione sociale di quelle popolazioni. Ed uno degli aspetti di questo pensiero magico, quello che in questa breve trattazione maggiormente ci interessa, risiede nella sua ritualità evocativa.
Una diversa percezione della realtà
Tra le testimonianze del cosiddetto “uomo preistorico” giunte fino a noi, spiccano per interesse artistico e capacità evocativa, numerosi dipinti murali ed incisioni, espressioni di profonde civiltà sviluppatesi migliaia, se non decine di migliaia di anni fa, opera di uomini del tutto simili a noi fisicamente, ma con una sensibilità assai distante dalla nostra.
Dipinti ed incisioni, inizialmente catalogati come “espressioni artistiche”, come mere decorazioni, a seguito di valutazioni sicuramente riduttive, che avevano il difetto di giudicare con parametri contemporanei, l’ispirazione e l’immaginario di culture del tutto diverse dalla nostra.
Col tempo, grazie ad analisi più approfondite, grazie a studi che perlomeno tentavano di interpretare il possibile spirito del tempo, si è compreso che quelle produzioni non potevano essere capite, se non ricostruendo anche la percezione che quegli uomini avevano del creato, il rapporto che condividevano con la natura e gli eventi che intorno a loro si verificavano.
In un mondo non meccanico come il nostro, tutto l’esistente era concepito quale allegoria e simbolo di realtà superiori, ed ogni azione non si limitava ad una semplice concatenazione di cause ed effetti, ma celava in sé un significato simbolico e magico: l’azione e il rito erano indistinguibili, ed ogni movimento, ogni pensiero, aveva in sé una connotazione sacra.
Nello stesso modo, i dipinti e le raffigurazioni che ancora oggi possiamo ammirare erano simbolo e rito nel medesimo momento. La realtà raffigurata in una umida parete di una caverna, riproduceva un momento centrale della vita degli uomini, ma prima ancora, raccontava un momento rituale-mistico, destinato a ripetersi ciclicamente in eterno. Quel momento veniva riprodotto e mitizzato; di più: veniva evocato.
In un universo dominato dal tempo ciclico, in cui ogni avvenimento – come le stagioni e i cicli della luna, le nascite e le morti – era destinato a ripresentarsi, ogni racconto era contemporaneamente anche anticipazione, evocazione, ed in un mondo in cui la legge della causa-effetto era meno rigida di quanto la possiamo concepire noi moderni, una riproduzione fatta dall’uomo, poteva contribuire a far sì che un determinato evento avesse un certo esito piuttosto che un altro.
In un presente inestricabilmente legato col passato e col futuro, un tempo ciclico in cui gli eventi si riproponevano sempre simili e mai eguali a se stessi, sussisteva la convinzione di poter influire su quella medesima realtà per mezzo del racconto mitico, che essendo indissolubile dalla realtà vissuta, poteva influenzarne lo svolgimento.
Danze ed incisioni
Gli antropologi occidentalipoterono in qualche modo avvicinarsi alla comprensione di questo immaginario, quando nel corso del XX secolo vennero a contatto con popolazioni che vivevano isolate da millenni, sopratutto in Africa e in Oceania, e che avevano mantenuto organizzazioni sociali ed usanze dagli occidentali stessi catalogate quali “primitive”.
Uno dei rituali, ad esempio, che i moderni studiosi poterono osservare da vicino, immutato da millenni, era quello della preparazione della caccia, comune a diverse di queste civiltà “primitive” in varie parti del mondo. In molte di queste comunità, quindi, gli uomini che si apprestavano a recarsi ad una battuta di caccia, partecipavano ad un complesso rituale, che consisteva in una sorta di riproduzione della battuta stessa: il sacerdote o lo stregone raccoglieva intorno a sé gli uomini e dipingeva per terra l’immagine degli animali che sarebbero stati cacciati; in seguito, l’immagine veniva colpita con le armi dai cacciatori, i quali concluso il rituale si impegnavano nella caccia vera.
Il significato del rito è evidente: i cacciatori, dal momento che credono nell’indissolubile legame tra verità e simbolo, tra realtà e rappresentazione, per mezzo del rito “forzano” in qualche modo la realtà a seguire quest’ultimo, e ad adeguarsi di conseguenza al loro volere.
Anche i pittori che 20.000 anni fa dipingevano scene di caccia sulle pareti delle loro sacre caverne, mettevano in scena il medesimo rituale: ancora una volta, la rappresentazione doveva precedere la realtà, il mito doveva direzionare gli eventi verso l’esito voluto.
Una ipotesi per il presente
L’arte e le usanze delle cosiddette popolazioni primitive, non si potrebbero quindi capire, se non cercando di comprendere una concezione del mondo del tutto diversa rispetto a quella dominante nella modernità. Tuttavia, quella percezione, definita in maniera forse riduttiva “pensiero magico”, non si è mai del tutto estinta, e ha lasciato le sue tracce nell’immaginario contemporaneo sotto forma di confuse “superstizioni”(superstizione = ciò che rimane).
Non solo: questa visione è tuttora viva all’interno del pensiero esoterico ed anche in quello occulto, che costituisce oggetto di studio ed interesse per gli ordini iniziatici ed elitari ancora presenti, e prosperi, nelle nostre società. Di questi ordini fecero parte, e ne fanno tuttora parte, personalità influenti, pensatori, politici, intellettuali in grado di direzionare gli etat d’esprit di intere epoche. E quando la cultura di un’epoca produce, per quanto riguarda l’immaginario popolare, un certo tipo di simbolismo, ci si potrebbe chiedere se in qualche modo tale produzione non ricalchi i canoni della ritualità espressa dal pensiero magico, una componente della creatività umana mai realmente estintasi.
Il simbolismo luciferiano mai come oggi ostentato, potrebbe essere nient’altro che un immenso rito di evocazione,così come una certa produzione cinematografica (ovvero i moderni dipinti rupestri) di genere apocalittico, più che una catarsi collettiva delle paure di inizio millennio, potrebbe rappresentare in realtà una sorta di tentata anticipazione degli eventi futuri, un tentativo di condizionare gli eventi stessi per mezzo del simbolo.
E gli stessi gruppi elitari occulti, fino a poco tempo fa ignoti al grande pubblico, che escono allo scoperto, sbandierando le loro visioni di potere riguardo il futuro dell’umanità, starebbero in realtà mettendo in atto, semplicemente, un enorme rituale, un rito collettivo, in cui dall’evocazione del loro progetto si attendono la sua conseguente riuscita, proprio come i cacciatori primitivi inscenavano la morte della loro preda prima di partire per la caccia.
Articolo di Carlo Brevi
Rivisto da www.fisicaquantistica.it
Fonte: http://www.santaruina.it/pensiero-magico-ed-evocazione
Nessun commento:
Posta un commento