Napoleone ebbe un esperienza mistica all'interno della grande piramide di Giza

Nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1799, il generale Napoleone Bonaparte fu condotto in tutta segretezza nella Camera del Re,
nel cuore della piramide di Cheope, dove un misterioso profeta dalle vesti scarlatte gli rivelò ciò che il destino gli riservava. Era quello lo scopo recondito della campagna d'Egitto: trovare la leggendaria Camera dell'Eternità, che custodisce la mappa del futuro, il significato della vita, il segreto dell'immortalità. Avvenne davvero, quel mistico incontro, o fu frutto dell'immaginazione di Napoleone? 

Chi era l'Uomo Rosso che dopo quella fatidica notte più volte gli comparve nei momenti cruciali della sua ascesa e della sua caduta? Davvero la spoglia cella al cuore della Grande Piramide di Giza, priva di iscrizioni geroglifiche, e contenente solo un sarcofago vuoto, era la Camera dell'Eternità? Non v'è prova che quella visita notturna sia veramente avvenuta, e l'Uomo Rosso è generalmente ritenuto un parto della fantasia di Napoleone, che ne riferì, ma confusamente, ripetute apparizioni. Come che sia, intorno a questo splendido spunto narrativo Anthony O'Neill ha costruito una trama magistrale, ben al di sopra delle panzane esoteriche o fantarcheologiche che ne avrebbero tratto scribacchini à la Dan Brown. C'era da aspettarselo, dall'O'Neill autore del Lampionaio di Edimburgo, l'originalissimo horrorpseudovittoriano che abbiamo letto qualche anno fa, con pari ammirazione e godimento per le sue implicazioni metafisiche.

La follia dell'imperatore( The Empire of Eternity) è un romanzo dal ritmo meno serrato (gli accadimenti non sono poi molti, per un libro di questa mole), ma dal significato ancor più profondo: un romanzo, diremmo, con la morale. Che si palesa, com'è ovvio, alla fine, all'ultimissima pagina: sino a essa però il lettore è avvinto non solo dal mistero, che pure trova scioglimento storicamente probabile, ma anche dal fatto che tutti i personaggi sono reali, e agiscono in ambienti impeccabilmente ricostruiti, con assoluta verosimiglianza psicologica. In simile contesto, le poche libertà fantastiche che l'autore si concede rifulgono d'intelligenza e di spirito. La narrazione si sviluppa con cronologia alterna: un lunghissimo antefatto, che va dalla campagna d'Egitto alla morte di Napoleone a Sant'Elena (l'imperatore in punto di morte e il lettore scoprono insieme la verità sull'Uomo Rosso), e l'azione principale, che consiste nell'indagine sull'esistenza della Camera dell'Immortalità, condotta per conto della regina d'Inghilterra nel 1854. Due parti che si apprezzano anche per i parallelismi che tra essi intercorrono: protagonista della prima è Dominique Vivant Denon, l'artista archeologo incaricato da Napoleone di localizzare la Camera; della seconda Alexander Rhind, che per conto della regina Vittoria e sotto la guida del grande egittologo Gardner Wilkinson ripercorre l'itinerario di Denon e si merita la rivelazione della vera collocazione e natura della Camera dell'Eternità. Il suo segreto è ben altro da quello che fu rivelato a Napoleone, e prima di lui ad altri grandi del passato, sin da tempi remotissimi. Rhind entra a far parte della Confraternita dell'Eternità, e con lui il lettore, se vorrà cogliere il messaggio sorprendente, semplice e profondo che O'Neill gli propone. Non è opportuno dire di più: sappiate però che chi entra nella Camera dell'Eternità (essendone degno) ne esce trasformato: pacificato, sereno, ironico.
La follia dell'imperatore 

di Anthony O'Neill 

Editrice Nord 

http://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2008/04/01/NZ_15_SPEB2.html

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