Credi che tutto ciò che pensi o in cui credi sia frutto di una tua libera riflessione? I tuoi atteggiamenti, le tue opinioni, convinzioni
e abitudini sono espressione della tua interiorità o sono continuamente plasmate da qualcun altro? Potrebbe essere possibile che tu e tutto ciò che è intorno a te sia una realtà modellata ad arte da qualcuno dietro le quinte?
Purtroppo, la verità è che quasi tutti noi siamo immersi in un colossale sistema mediatico nel quale radio, televisione e stampa plasmano continuamente e subdolamente le opinioni e le credenze delle persone, dicendole cosa e come pensare.
Se si vuole continuare a stare nella beata ignoranza, allora conviene smettere di leggere questo articolo e andare subito a piazzarsi davanti alla televisione; ma se si vuole prendere la pillola rossa, allora continuate a leggere, perché più a fondo si va nella tana del bianconiglio, più si scoprono fatti strani e curiosi.
Solo in Italia, secondo uno studio promosso da Sipra, Rai e Starcom Mediavest Group, un cittadino medio passa circa 4 ore e mezza al giorno davanti alla TV, rubando spazio alla socialità e al confronto con le altre persone. Il 45% degli italiani è monomediatico, si affida cioè ad un solo mezzo d’informazione; di questi, la quasi totalità, il 93%, sceglie la Tv.
La radio è al secondo posto tra i medium preferiti. Al terzo posto si trova Internet, per i giovani dai 15 ai 24 anni e gli adulti dai 25 ai 44, mentre tra i 45enni e oltre è preferita la lettura dei quotidiani, scelti peraltro più dagli uomini, mentre le donne prediligono i periodici.
Molti di noi sono così assuefatti a questo continuo bombardamento informativo che se venissero sconnessi dal sistema, comincerebbero ad avere crisi di astinenza, avvertendo una sorta di malessere fisico se nelle nostre case dovesse all’improvviso regnare il silenzio.
Il dato più sconcertante è che il 90% delle informazioni pompate nelle nostre teste è prodotta da un’oligarchia di operatori:
1) RCS MediaGroup: gruppo con una forte proiezione internazionale che in Italia edita, tra gli altri, il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport, City (quotidiano gratuito), Novella 2000, Max, El Mundo, e tanti altri… Interessante notare che tra gli azionisti risulta anche la Rothschild Bank AG Zurigo con un pacchetto azionario del 7,65%.
2) Gruppo Editoriale L’espresso: diverse attività, come carta stampata, televisione e radio. Queste alcune delle edizioni: la Repubblica, L’Espresso, Le Scienze, MicroMega, Radio Capital, Radio DJ, Deejay TV, ecc…
3) Silvio Berlusconi: grande concentrazione mediatica, tra televisioni, carta stampata, editoria: Mediaset, Mondadori, Einaudi, Medusa Film, Il Giornale, Panorama, TV Sorrisi e Canzoni, ecc…
4) Caltagirone Editore: l’azionista di maggioranza è Francesco Gaetano Caltagirone. Tra le pubblicazioni: Il Mattino, Il Messaggero, Leggo, Il Corriere Adriatico, Telefriuli, ecc…
5) Rai TV: la TV di Stato italiana con i suoi molteplici canali a disposizione della lottizzazione politica di turno…
Comunque, la situazione Italiana è specchio di quella mondiale, dove c’è la stessa concentrazione nelle mani di pochi operatori. Al ché, sorge una domanda: le migliaia di ore di “notizie e intrattenimento” che queste aziende ogni anno sparano nell’etere e poi nelle nostre teste ogni anno, che effetto stanno avendo su tutti noi? E’ possibile che questi ticoon mediatici abbiano più effetto su di noi di quanto riteniamo possibile?
La potenza dei Media
La vera forza dei mezzi di comunicazione sta nella loro presunta autorevolezza: chi mai si permetterebbe di mettere in dubbio l’autenticità di una notizia data da un telegiornale o da un quotidiano?
Il sistema dell’informazione, grazie al tacito consento della popolazione, definisce letteralmente ciò che per noi è importante e ciò che non lo è.
Se i media non parlano di qualcosa, allora semplicemente si tratta di qualcosa che non è importante. Quante volte avete sentito una frase del tipo: Se questo che dici fosse vero, ne avremmo sentito parlare in televisione? La cosa stupefacente è che la gente non vuole neanche sentir parlare di cose non dette dalla TV.
L’enorme potenza della TV si manifesta anche nei discorsi quotidiani delle persone, le quali, nella maggior parte delle loro conversazioni, non fanno altro che commentare ciò che hanno visto nei notiziari o nelle trasmissioni di intrattenimento. Ci troviamo in un’epoca nella quale le interazioni limitate tra le persone sono definite dalla connessione al sistema mediatico.
La gente, piuttosto che occuparsi della loro vita reale, preferisce dedicarsi a ragionamenti su ciò che vomita la televisione nei loro salotti, cioè una vita tutt’altro che reale e che non le appartiene. Perchè mai uno dovrebbe preoccuparsi della gravidanza di tale attrice, quando poi non conosce nemmeno il nome della sua vicina di casa?
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C’è qualche speranza?
Fintanto che i grandi gruppi editoriali dominano e controllano le conversazioni delle persone, c’è qualche speranza di un risveglio di massa tra il popolo mondiale? Purtroppo il mondo giovanile sembra quello più esposto al bombardamento mediatico, essendo costantemente connesso alla matrix mediatica che stanno costruendo intorno a noi.
Secondo un rapporto pubblicato dal Los Angeles Times, i giovani occidentali trascorrono in media 53 ore alla settimana a guardare la TV, usare i Social Network e giocare ai videogames. Qual è il risultato ad un’esposizione così prolungata ad una propaganda continua di antivalori?
Gli adulti di oggi, quando erano ragazzini giocavano tra loro incontrandosi all’area aperta. I giovani contemporanei, invece, passano la maggior parte del loro tempo libero stando seduti davanti al monitor di un computer, fissando passivamente uno schermo. E’ segno di una società sana?
Ai sociologi e agli antropologi piace affermare che l’uomo è una creatura sociale, che siamo stati concepiti per amare ed essere amati. Ma nell’epoca attuale, la gente sembra “amare” più le loro squadre di calcio preferite, o i loro programmi televisivi, sacrificando molto tempo prezioso che potrebbe essere utilizzato per avere rapporti “reali” con altre persone.
Una condizione sociale pilotata?
Nel frattempo, l’elite globale che detiene il controllo dei mezzi di informazione, favorisce e sfrutta la nuova condizione della società digitale, distraendo la popolazione e controllando il flusso dell’opinione pubblica.
Il più delle volte, i media si concentrano sul gossip che riguarda l’ultima celebrità comparsa sulla scena, o i duelli “interpretati” dai politici dei due schieramenti, ignorando, puntualmente, le cosa importanti che intanto succedono nel mondo.
Un esempio su tutti è il totale blackout sulle notizie che riguardano le riunioni annuali del gruppo Bilderberg. Pare che numerosi direttori di giornali e telegiornali vi partecipino senza che nessuno ne venga a conoscenza. Oppure, il silenzio colpevole sul meccanismo del debito pubblico che stringe un cappio alla gola degli stati sovrani nazionali.
Se qualcuno si permette di sollevare la questione su uno di questi temi, semplicemente gli verrà risposto di essere un “cospirazionista” e che queste cose non esistono. Negare, negare perfino l’evidenza: questa è la strategia adottata.
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Ma chi governa realmente il mondo? C’è un gruppo ristretto che tira le fila
Ma perché la gente continua a credere alle sciocchezze pubblicate dai mass media? La verità è che siamo talmente assuefatti al sistema, da non riuscire ad immaginare una società diversa: ci è stata rubata perfino la possibilità della fantasia che ci permetterebbe di progettare un mondo diverso, fondato sulla verità e l’autorevolezza.
Perfino i politici sembrano molto più stupidi di quelli del passato: mancano di competenza, di fiuto politico e, cosa più avvilente, mancano del senso della vergogna. Ma forse lo stesso sistema politico è un enorme carrozzone messo davanti ai nostri occhi per celare i veri governanti occulti del mondo.
Naturalmente, lo stato attuale della società rappresenta un successo per l’elite illuminata, dato che più il pubblico è stupido, più è facile da dominare. La gente non riflette più per concetti, ma per luoghi comuni immessi nell’opinione pubblica dai mass media. L’unica speranza è la crescita sempre più significativa delle fonti alternative di informazione. Forse, c’è speranza, dopo tutto!
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