Ecco macchina del tempo che riprogramma le cellule

Per la prima volta in letteratura la riprogrammazione di cellule staminali e non staminali, è stata ottenuta grazie ad un'emissione radioelettrica. 

Cellule adulte riportate indietro, allo stato simil-embrionale, grazie all'emissione a bassissima intensita' di un campo radioelettrico. In modo da consentire ai biologi di riprogrammarle e trasformarle. Da un lembo di pelle, grazie a questa sorta di 'macchina del tempo', si puo' ottenere tessuto del cuore. E attivare cosi' un meccanismo generale di riparazione per organi e tessuti danneggiati, una speranza per chi lotta contro le malattie degenerative, come Parkinson, Sclerosi multipla, Sla. La scoperta del team di ricercatori guidati da Carlo Ventura, professore di Biologia molecolare all'universita' di Bologna, e' un'evoluzione, uno sviluppo del lavoro di Shinya Yamanaka, studioso giapponese recente Nobel per la Medicina, premio ottenuto proprio grazie alle ricerche sulla riprogrammazione delle cellule, una 'pietra miliare' per chi se ne occupa. Diversamente da Yamanaka che per 'parlare' alle cellule sperimentava vettori virali, per la prima volta in letteratura la riprogrammazione di cellule, staminali e non, e' stata ottenuta grazie ad un'emissione radioelettrica. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista americana Cell Transplantation: la tecnologia si chiama Reac (Radio Electric Asymettric Conveyer) ed e' stata brevettata da una coppia di studiosi di Firenze, Salvatore Rinaldi e Vania Fontani. Da alcuni anni gia' utilizzata in ambito clinico. Oltre al laboratorio di biologia molecolare e bioingegneria delle cellule staminali diretto da Ventura, con la collaborazione di Claudia Cavallini, al team hanno partecipato l'istituto Rinaldi Fontani di Firenze e il dipartimento di scienze biomediche dell'universita' di Sassari.  Lo studio ha riguardato i fibroblasti, cellule tipiche e numerose del tessuto connettivo. La novita' della scoperta sta nel fatto che si parla di "riprogrammazione cellulare diretta", spiega Margherita Maioli, coordinatrice del gruppo dell'ateneo sardo. "Invece di mandare una cellula adulta non staminale indietro nel tempo finche' non diventa praticamente embrionale e poi da li' partire per ottenere un differenziamento, si e' riusciti a far prendere a questa cellula adulta una stradadiretta" come "se si partisse gia' da una staminale embrionale".
fonte ansa

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