Nel suo best-seller “Il Dodicesimo Pianeta”, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1976 ed in seguito nel 1998 con il titolo “Il Pianeta degli Dei”, lo scrittore azero Zecharia Sitchin inizia la trattazione della parte astronomica delle sue teorie su Nibiru e gli Anunnaki illustrando un sigillo accadico di 4500 anni fa, custodito al museo di Berlino, ed etichettato con la sigla VA/243. In esso si osservano alcune divinità ed uno strano emblema raffigurante quello che, in apparenza, sembra essere un sistema solare: una stella a sei punte circondata da dodici globi.Secondo Sitchin, l’emblema raffigurerebbe il nostro Sistema Solare: il Sole sarebbe la stella centrale, mentre i globi che lo circondano sarebbero pianeti. Poiché tali globi sono 11, e dato che i Sumeri consideravano pianeta anche il Sole, Sitchin dedusse che il nostro sistema è composto da altrettanti corpi principali. Anche la Luna era considerata un pianeta dagli antichi sumeri, così si potrebbe dire che i corpi planetari veri e propri ivi raffigurati sono dieci, anziché i nove conosciuti prima che Plutone fosse declassato dal suo status di pianeta. Si osservi che già la questione di Plutone potrebbe cominciare a sollevare qualche dubbio su questa interpretazione.
Dunque, lo studioso azero ipotizzò che i pianeti fossero raffigurati disposti in circolo attorno al Sole, dal più vicino al più lontano da esso, a partire da un punto (origine) di tale disposizione circolare. Sitchin ritenne di aver identificato sia tale punto di partenza che il verso di percorrenza del cerchio. Nel suo best-seller, egli riporta il tutto in una fedele rappresentazione di quella porzione del sigillo VA/243:
Lo scrittore aggiunge inoltre anche un’altra raffigurazione del Sistema Solare opportunamente adattata ad una rappresentazione del genere:
Come si può notare, tra i presunti Marte e Giove del sigillo compare un pianeta in più, indicato con la lettera F nella prima figura. Secondo Sitchin questo sarebbe proprio il decimo, o dodicesimo secondo il criterio seguito dai Sumeri, pianeta del Sistema Solare: Nibiru, “il pianeta degli dei”.
Sitchin osserva l’esattezza della rappresentazione del sistema Terra-Luna (D-C nella prima figura) nel disegno del sigillo, in quanto il nostro satellite è graficamente accostato al globo che raffigura la Terra, segno che i due globi formano un sistema legato. Tuttavi la medesima configurazione “accostata” la si riscontra anche nel caso dei globi rappresentativi di Mercurio (A) e di Venere (B), che come è noto, sono due pianeti distinti, ognuno orbitante attorno al Sole per proprio conto, che non costituiscono assolutamente un sistema pianeta-satellite. Inoltre, il dischetto raffigurante Mercurio è più grande di quello di Venere, mentre nella realtà Venere ha dimensioni molto maggiori di quelle di Mercurio.
Riguardo Giove e Saturno (lettere G ed H), nonostante si tratti dei due globi più grandi tra quelli della raffigurazione, in accordo con il fatto che essi sono effettivamente i pianeti più grandi del Sistema Solare, le loro dimensioni non sono affatto in proporzione con quelle degli altri “pianeti” del sigillo, a differenza della seconda raffigurazione, dove le proporzioni invece sono rispettate. Inoltre è davvero molto strano che per Saturno non sia stato rappresentato anche il suo imponente sistema di anelli che ne costituisce la caratteristica principale.
Le lettere L ed M raffigurerebbero rispettivamente Urano e Nettuno, tuttavia anche in questo caso vi sono alcune imprecisioni: Urano è disegnato lievemente più piccolo di Nettuno, mentre nella realtà è l’esatto contrario.
Si consideri infine il piccolo corpo celeste indicato dalla lettera I: secondo Sitchin si tratterebbe di Plutone, un tempo non collocato sull’orbita che conosciamo oggi, altrimenti il dischetto I andrebbe disposto dopo l’M di Nettuno. Anche in questo caso, le dimensioni del dischetto non sono rapportate correttamente alle altre, poiché dovrebbe essere più piccolo di come è stato raffigurato. Infatti il diametro di Plutone ammonta a 2/3 di quello lunare, quindi dovrebbe essere 2/3 di C.
In base alle interpretazioni di alcuni passaggi dell’Enuma-Elish, Sitchin deduce che Plutone (chiamato Gaga nell’antico testo) un tempo era un satellite di Saturno, che poi fu scagliato nella sua orbita attuale dal passaggio di Nibiru/Marduk. In questo caso però, al pari del sistema Terra-Luna, non sarebbe stato più logico che il presunto Plutone fosse disposto accanto a Saturno?
In definitiva, l’ipotesi che il sigillo raffiguri il nostro sistema solare presenta davvero molte lacune ed incongruenze per essere considerata plausibile.
Fonte: CEIFAN
Pubblicato da:http://phobosproject.blogspot.it/2015/01/nibiru-interpretazione-sigillo-va243.html
Dunque, lo studioso azero ipotizzò che i pianeti fossero raffigurati disposti in circolo attorno al Sole, dal più vicino al più lontano da esso, a partire da un punto (origine) di tale disposizione circolare. Sitchin ritenne di aver identificato sia tale punto di partenza che il verso di percorrenza del cerchio. Nel suo best-seller, egli riporta il tutto in una fedele rappresentazione di quella porzione del sigillo VA/243:
Lo scrittore aggiunge inoltre anche un’altra raffigurazione del Sistema Solare opportunamente adattata ad una rappresentazione del genere:
Come si può notare, tra i presunti Marte e Giove del sigillo compare un pianeta in più, indicato con la lettera F nella prima figura. Secondo Sitchin questo sarebbe proprio il decimo, o dodicesimo secondo il criterio seguito dai Sumeri, pianeta del Sistema Solare: Nibiru, “il pianeta degli dei”.
Sitchin osserva l’esattezza della rappresentazione del sistema Terra-Luna (D-C nella prima figura) nel disegno del sigillo, in quanto il nostro satellite è graficamente accostato al globo che raffigura la Terra, segno che i due globi formano un sistema legato. Tuttavi la medesima configurazione “accostata” la si riscontra anche nel caso dei globi rappresentativi di Mercurio (A) e di Venere (B), che come è noto, sono due pianeti distinti, ognuno orbitante attorno al Sole per proprio conto, che non costituiscono assolutamente un sistema pianeta-satellite. Inoltre, il dischetto raffigurante Mercurio è più grande di quello di Venere, mentre nella realtà Venere ha dimensioni molto maggiori di quelle di Mercurio.
Riguardo Giove e Saturno (lettere G ed H), nonostante si tratti dei due globi più grandi tra quelli della raffigurazione, in accordo con il fatto che essi sono effettivamente i pianeti più grandi del Sistema Solare, le loro dimensioni non sono affatto in proporzione con quelle degli altri “pianeti” del sigillo, a differenza della seconda raffigurazione, dove le proporzioni invece sono rispettate. Inoltre è davvero molto strano che per Saturno non sia stato rappresentato anche il suo imponente sistema di anelli che ne costituisce la caratteristica principale.
Le lettere L ed M raffigurerebbero rispettivamente Urano e Nettuno, tuttavia anche in questo caso vi sono alcune imprecisioni: Urano è disegnato lievemente più piccolo di Nettuno, mentre nella realtà è l’esatto contrario.
Si consideri infine il piccolo corpo celeste indicato dalla lettera I: secondo Sitchin si tratterebbe di Plutone, un tempo non collocato sull’orbita che conosciamo oggi, altrimenti il dischetto I andrebbe disposto dopo l’M di Nettuno. Anche in questo caso, le dimensioni del dischetto non sono rapportate correttamente alle altre, poiché dovrebbe essere più piccolo di come è stato raffigurato. Infatti il diametro di Plutone ammonta a 2/3 di quello lunare, quindi dovrebbe essere 2/3 di C.
In base alle interpretazioni di alcuni passaggi dell’Enuma-Elish, Sitchin deduce che Plutone (chiamato Gaga nell’antico testo) un tempo era un satellite di Saturno, che poi fu scagliato nella sua orbita attuale dal passaggio di Nibiru/Marduk. In questo caso però, al pari del sistema Terra-Luna, non sarebbe stato più logico che il presunto Plutone fosse disposto accanto a Saturno?
In definitiva, l’ipotesi che il sigillo raffiguri il nostro sistema solare presenta davvero molte lacune ed incongruenze per essere considerata plausibile.
Fonte: CEIFAN
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