
Dunque, lo studioso azero ipotizzò che i pianeti fossero raffigurati disposti in circolo attorno al Sole, dal più vicino al più lontano da esso, a partire da un punto (origine) di tale disposizione circolare. Sitchin ritenne di aver identificato sia tale punto di partenza che il verso di percorrenza del cerchio. Nel suo best-seller, egli riporta il tutto in una fedele rappresentazione di quella porzione del sigillo VA/243:
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Lo scrittore aggiunge inoltre anche un’altra raffigurazione del Sistema Solare opportunamente adattata ad una rappresentazione del genere:
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Come si può notare, tra i presunti Marte e Giove del sigillo compare un pianeta in più, indicato con la lettera F nella prima figura. Secondo Sitchin questo sarebbe proprio il decimo, o dodicesimo secondo il criterio seguito dai Sumeri, pianeta del Sistema Solare: Nibiru, “il pianeta degli dei”.
Sitchin osserva l’esattezza della rappresentazione del sistema Terra-Luna (D-C nella prima figura) nel disegno del sigillo, in quanto il nostro satellite è graficamente accostato al globo che raffigura la Terra, segno che i due globi formano un sistema legato. Tuttavi la medesima configurazione “accostata” la si riscontra anche nel caso dei globi rappresentativi di Mercurio (A) e di Venere (B), che come è noto, sono due pianeti distinti, ognuno orbitante attorno al Sole per proprio conto, che non costituiscono assolutamente un sistema pianeta-satellite. Inoltre, il dischetto raffigurante Mercurio è più grande di quello di Venere, mentre nella realtà Venere ha dimensioni molto maggiori di quelle di Mercurio.
Riguardo Giove e Saturno (lettere G ed H), nonostante si tratti dei due globi più grandi tra quelli della raffigurazione, in accordo con il fatto che essi sono effettivamente i pianeti più grandi del Sistema Solare, le loro dimensioni non sono affatto in proporzione con quelle degli altri “pianeti” del sigillo, a differenza della seconda raffigurazione, dove le proporzioni invece sono rispettate. Inoltre è davvero molto strano che per Saturno non sia stato rappresentato anche il suo imponente sistema di anelli che ne costituisce la caratteristica principale.
Le lettere L ed M raffigurerebbero rispettivamente Urano e Nettuno, tuttavia anche in questo caso vi sono alcune imprecisioni: Urano è disegnato lievemente più piccolo di Nettuno, mentre nella realtà è l’esatto contrario.
Si consideri infine il piccolo corpo celeste indicato dalla lettera I: secondo Sitchin si tratterebbe di Plutone, un tempo non collocato sull’orbita che conosciamo oggi, altrimenti il dischetto I andrebbe disposto dopo l’M di Nettuno. Anche in questo caso, le dimensioni del dischetto non sono rapportate correttamente alle altre, poiché dovrebbe essere più piccolo di come è stato raffigurato. Infatti il diametro di Plutone ammonta a 2/3 di quello lunare, quindi dovrebbe essere 2/3 di C.
In base alle interpretazioni di alcuni passaggi dell’Enuma-Elish, Sitchin deduce che Plutone (chiamato Gaga nell’antico testo) un tempo era un satellite di Saturno, che poi fu scagliato nella sua orbita attuale dal passaggio di Nibiru/Marduk. In questo caso però, al pari del sistema Terra-Luna, non sarebbe stato più logico che il presunto Plutone fosse disposto accanto a Saturno?
In definitiva, l’ipotesi che il sigillo raffiguri il nostro sistema solare presenta davvero molte lacune ed incongruenze per essere considerata plausibile.
Fonte: CEIFAN
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