E’ il 30 Giugno del 1908 quando alle 7:14 dell’ora locale un oggetto infuocato di imprecisata velocità, squarcia il sereno cielo siberiano e si schianta nella taiga. La sua potenza distruttrice genera un’esplosione pari a 12 megatoni (5 X 10 alla 16 J), vale a dire mille bombe di Hiroshima. Una forza invisibile schiaccia e abbatte tutti gli alberi in un raggio di 770 miglia, accanto al fiume Tunguska, abbattuti e rovesciati con le radici completamente fuori dal terreno.
Le poche piante che si salvano, squarciate e bruciate, restano a disegnare un paesaggio spettrale. Le temperature sviluppate intorno ai dalla violenta esplosione (intorno ai 15000 gradi Kelvin) determinarono la distruzione di interi branchi di renne. All’ esplosione termica iniziale seguono violentissime onde d’ urto, una tempesta infuocata ed una pioggia nera che contaminò il territorio per centinaia di miglia. La scossa sismica che ne derivò fu registrata negli osservatori di Mosca, Parigi, Londra e perfino Washington, dall’ altra parte del globo.
Una gigantesca colonna di fuoco si alzò nel terso cielo azzurro, raggiungendo un’ altezza tale da rendere visibile la sua luce accecante agli sbigottiti siberiani distanti centinaia di miglia. I bagliori furono visibili anche in Europa e Asia, tanto che un golfista Inglese scrisse sul Times di aver potuto quella sera tranquillamente leggere un libro a l’una di notte.Il boato dell’esplosione fu udito fino a 200 chilometri dall’ epicentro. l khan (sindaco) di Vanavara, l’unico villaggio nei pressi, a 80 km, mandò degli esploratori a vedere cosa fosse accaduto alle renne al pascolo in quella regione. Tornati, questi racconteranno storie di morte e distruzione tali che l’intiera zona divenne in breve tempo tabù.
Ma quale evento avrebbe generato una tale catastrofe? Le prime risposte a questa domanda arrivarono dopo ben 19 anni dalla data dell’evento, questo perchè nel frattempo la Russia stava attraversando una complicata situazione politica (la fine della guerra russo-nipponica, rivoluzioni, brigantaggio), e per questo motivo i fatti di Tunguska non rappresentarono una preoccupazione prioritaria.
Ma a quanto pare i governi non furono gli unici a non dare importanza al fenomeno, tant’è che perfino nei giorni a ridosso della catastrofe nessuno ne parlò, furono spese solo poche righe su alcuni giornali locali. Uno di questi, il ‘Sibirskaya Zhizn’ proponeva una ipotesi meteorica del fenomeno. Fu prorpio leggendo tale quotidiano che il ricercatore scientifico Leonid Kulik, si mise a capo di una spedizione per conto dell’Accademia delle Scienze Russa, per far luce sull’accaduto. Una volta giunto sul posto, quello che si parò davanti agli occhi dell’incredulo Kulik fu uno scenario apocalittico, non vi era infatti più traccia della foresta che avrebbero dovuto trovarvi, vi erano solo arbusti divelti e carbonizzati nell’area di almeno 2200 km quadrati. Ma nonostante anni di ricerche e inutili scavi nelle torbiere del monte Stojkoviched, il drenaggio dei laghetti della Palude Sud, Kulik non riuscì mai a trovare nessuna traccia del cratere che il metorite di ferro-nichel alla base della sua teoria, avrebbe dovuto lasciare.
Ma quale evento avrebbe generato una tale catastrofe? Le prime risposte a questa domanda arrivarono dopo ben 19 anni dalla data dell’evento, questo perchè nel frattempo la Russia stava attraversando una complicata situazione politica (la fine della guerra russo-nipponica, rivoluzioni, brigantaggio), e per questo motivo i fatti di Tunguska non rappresentarono una preoccupazione prioritaria.
Ma a quanto pare i governi non furono gli unici a non dare importanza al fenomeno, tant’è che perfino nei giorni a ridosso della catastrofe nessuno ne parlò, furono spese solo poche righe su alcuni giornali locali. Uno di questi, il ‘Sibirskaya Zhizn’ proponeva una ipotesi meteorica del fenomeno. Fu prorpio leggendo tale quotidiano che il ricercatore scientifico Leonid Kulik, si mise a capo di una spedizione per conto dell’Accademia delle Scienze Russa, per far luce sull’accaduto. Una volta giunto sul posto, quello che si parò davanti agli occhi dell’incredulo Kulik fu uno scenario apocalittico, non vi era infatti più traccia della foresta che avrebbero dovuto trovarvi, vi erano solo arbusti divelti e carbonizzati nell’area di almeno 2200 km quadrati. Ma nonostante anni di ricerche e inutili scavi nelle torbiere del monte Stojkoviched, il drenaggio dei laghetti della Palude Sud, Kulik non riuscì mai a trovare nessuna traccia del cratere che il metorite di ferro-nichel alla base della sua teoria, avrebbe dovuto lasciare.
Per spiegare l’assenza di tracce Kulik affermò che si sarebbe dovuto trattare non di un singolo meteorite, bensì di uno sciame,ma anche in questo caso non mancarono le smentite, infatti se così fosse stato, si sarebbero dovuti trovare almeno dei piccoli frammenti. Ma così non fu e con l’avvento della seconda guerra mondiale e della dittatura stalinista il mondo dimenticò l’enigma di Tunguska, almeno fino a quando lo scrittore di fantascienza e saggista sovietico ing. Alexander Kazantsev, propose attraverso una serie di articoli ed il libro “L’ospite dello spazio”, un ipotesi ufologica dell’impatto, molto singolare. Egli era fermamente convinto che data l’assenza di prove materiali di un impatto meteorico, quella dell’UFO crash fosse un ipotesi plausibile. Neanche a dirlo, nell’arco di breve tempo, numerose istituzioni tuonarono contro questa teorie giudicata assurda, e così l’Accademia delle Scienze russa decise di aprire nuove ed accurate indagini. Ma ancora una volta non fu trovato nulla di definitivo.
Le ipotesi
Le ipotesi
Al fine di facilitare una più attenta analisi dei fatti, abbiamo ritenuto utile catalogare le numerose ipotesi affinchè possiate avere un quadro complessivo della casistica.
IPOTESI COMETARIA
Nel 1978 l’astronomo cecoslovacco Lubor Kresak rilanciava l’ipotesi cometaria, asserendo che l’ordigo di Tunguska altro non era che un pezzo staccatosi dalla cometa Encke. Si sarebbe trattato dell’esplosione del nucleo radioattivo di una cometa.Ma ben presto approfonditi studi confutarono questa ipotesi. Il ritrovamento nel 1987 di un frammento si iridio sarà la prova che scarterà definitivamente tale teoria..
IPOTESI METEORICA E ASTEROIDEA
L’ipotesi che a tuttoggi convince di più, sorretta da numerosi studiosi, sarebbe quella che identificherebbe l’oggetto in questione con un asteroide di natura rocciosa, grande come un grattacielo del peso di circa 1milione di tonnellate, ma poco compatto. La sua scarsa compattezza sarebbe stata alla base della sua esplosione a qualche centinaio di metri dalla superficie.
Secondo questa teoria l’asteroide viaggiando ad una velocità di circa 15 km/s sarebbe penetrato all’interno dell’atmosfera terrestre e sottoposto alla resistenza dell’aria si sarebbe frantumato, a questo punto una volta decelerato si sarebbe riscaldato fino a raggiungere i 30.000 gradi Kelvin. L’enorme calore prodotto avrebbe provocato l’incendio della foresta e l’immane onda d’urto, stimata in termini di pressione intorno ad 1 tonnellata/mq, che avrebbe abbattuto gli alberi, e quant’altro siparò sul suo cammino, lasciando al suolo un’orma ‘a farfalla’ di 2150 kmq di terra devastata.
L’enorme fungo sarebbe stato responsabile dell’esplosione captata dai sismografi e della segnalazione, sui magnetometri russi, di un momentaneo ’secondo polo nord’, a Tunguska. Con questa ipotesi si spiegherebbe anche perchè alcune chiazze chiazze di vegetazione siano rimaste quà e là intatte. Merito delle nuvole a pecorelle, che avrebbero protetto alcuni sprazzi di terreno dal rogo irradiante, che si alimentava dell’azoto atmosferico, ossidato dalle alte temperature.
Il ritrovamento nel 1987 di un frammento di iridio (metallo particolarmente presente nei meteoriti), sembrò essere una conferma delle ricerche dello studioso croato Korado Korlevic, che partecipò alla spedizione internazionale del 1990 ed autore del libro “Tunguska Risolto”. Oltre all’iridio, nella zona prossima all’epicentro, furono trovate anche delle piccole sferette vetrose, come documentò nel settembre del 1986 Il National Geographic, anche questi frammenti “indicavano che si era trattato di un evento meteorico”. “Piccolissime sferule vetrose con diametro compreso tra pochi micrometri ed un millimetro, somigliavano molto alle Tectiti; tuttavia di meteoriti non se ne trovò mai traccia”, scriverà la rivista “L’astronomia” nel novembre 1992.
Nessun meteorite, nessun cratere, insomma troppe lacune….per questa teoria che sembra spiegare solo in parte cosa successe; una ipotesi teoricamente valida, ma che non lo è altrettanto dal punto di vista pratico!
BUCO NERO
Nel 1973 J. Ryansi ipotizzò che la catastrofe di Tunguska fosse da imputare ad un mini-buco nero, che avrebbe attraversato la Terra. Questa bizzarra ipotesi, tra l’altro, inverificata, non fu mai presa sul serio, visto e considerato che un buco-nero, anche se di piccole dimensioni avrebbe generato danni assai più grandi!
ANTIMATERIA
Ma c’è anche chi avrebbe ipotizzato, alla luce della scoperta dell’animateria, che l’esplosione sarebbe avvenuta a causa di una quantita’ appunto di antimateria compresa tra i 300 grammi e 5 tonnellate, con un diametro compreso tra i 4 e i 100 cm.
La teoria sull’antimateria ci dice che nel caso in cui della MATERIA incontrasse dell’ANTIMATERIA si andrebbe incontro ad annichilazione, la quale produrrebbe una quantità di energia esplosiva impressionante. Ma il problema di questa teoria consiste essenzialmente nel fatto che se ciò si fosse davvero verificato, l’Antimateria cosmica si sarebbe dovuta annichilire già a contatto con la materia presente negli strati alti dell’atmosfera.
IL RITORNO DELLA CODA MAGNETICA TERRESTRE
L’ipotesi secondo cui i danni provocati nella zona di Tunguska erano imputabili ad un fenomeno fisico noto come ritorno o contraccolpo della coda magnetica terrestre, fu scartata come poco probabile in seguito, alle segnalazioni di alcuni testimoni oculari, che giuravano di aver visto un oggetto luminoso attraversare il cielo.
LA TEORIA DELL’AGENZIA NOVOSTI
Secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa Novosti il 20 settembre 1989, il bolide di Tunguska sarebbe stato un piccolo meteorite caduto in un giaciemnto ricco di gas condensato, trovato dai geologi sotto il bacino di un fiume locale. Il ruolo svolta dal meteorite sarebbe stato quello di un grande fiammifero acceso che a contatto con il gasdotto avrebbe dato luogo ad una esplosione di dimensioni apocalittiche. Ma la probabilità in termini statistici che ciò si sia verificato è veramente molto remota.
IPOTESI ALIENA
E’ la seconda ipotesi più accreditata dopo quella meteorica, essa fu proposta intorno al 1946 dall’ingegnere sovietico Alexander N. Kazantzev, e ripresa inseguito anche da T.Atkis e J.Baxter nel ‘76 ne “Il fuoco venuto dal cielo” e, nell’ ‘84, dall’accademico Vassiliev.
Secondo l’interpretazione di questi studiosi, ciò che precipitò nella zona di Tunguska non fu un meteorite, bensì un oggetto volante non identificato guidato da entità intelligenti. Il mezzo volante secondo questa teoria sarebbe stato alimentato da poteti motori che sfruttavano energia nucleare, nel 1959, il prof. Felix Zihgel, dell’Istituto di Aviazione di Mosca confermò tale ipotesi.
Alla luce delle testimonianze di coloro che videro quanto precipitò sui cieli di Tunguska, numerosi ricercatori si ritengono convinti che il mezzo esploso fosse stato sicuramente artificiale, esso infatti aveva una forma a cilindro allungato e si ristringeva alle estremità, inoltre la sua velocità stimata secondo quanto visto dai testimoni, non avrebbe superato i 2500 km/h, una velocità troppo bassa per un oggetto proveniente dallo spazio. Se ragionando per assurdo, un meteorite si fosse introdotto nella nostra atmosfera a quella velocità sarebbe dovuto essere così grande da oscurare il cielo. A detta dei testimoni inoltre l’oggetto avrebbe eseguito una serie di manovre per così dire “intelligenti”mutando rotta più volte durante la discesa e descrivendo un arco di circa 600 Km.
Nel letto del fiume Vashka, lungo la traiettoria dell’oggetto, fu trovato non molto tempo fa, un frammento metallico brillante dalle curiose proprietà, esso ad esempio quando veniva sfregato fortemente, produceva scintille. Il frammento fu analizzato dal Dott. Valentin Fomenko, laureato in Scienze Tecnologiche e membro della Commissione sui Fenomeni Anomali. Le dichiarazioni che egli riporto a seguito delle analisi furono che il frammento in questione era costituito da un insieme di elementi rari (sulla Terra!): 67,2 % di cerio, 9% di neodimio, 10,9% di lantanio e solamente dello 0.04 % di uranio e molibdenio.
Alcuni di questi elementi citati, come ad esempio i primi tre, sono assolutamente rari, figuriamoci se aggregati in un oggetto di forma assolutamente regolare. Inoltre, l’oggetto non possedeva, nella sua struttura, atomi di ossigeno e non presentava traccia di ossidazione, cosa impossibile in oggetti terrestri. Infine, qualsiasi fusione di elementi rari ottenuta sulla Terra presenta tracce di sodio e calcio. In questo oggetto ritrovato non c’è traccia dei due elementi! L’analisi mostra una struttura cristallina sconosciuta, o meglio, questa struttura cristallina composta da poche centinaia di atomi, sulla Terra si conosce solo teoricamente e si suppone che per ottenerla occorra una compressione a bassa temperatura e a decine di migliaia di atmosfere. L’analista, pertanto, concluse, a ragione, che tale oggetto, decisamente, aveva una origine artificiale non terrestre!
E’ possibile che quell’oggetto sia stato parte di un veivolo extraterrestre schiantatosi proprio nella zona di Tunguska? Non possiamo saperlo con certezza, ma nulla è da escludere!
http://www.edicolaweb.net/nonsoloufo/tunguska.htm