Sono un medico e… anche dopo la morte di mio figlio Erick, non ho mai rivelato le mie esperienze con l’aldilà, per non essere ostracizzata dai colleghi o ritenuta pazza dagli amici.
Inoltre, prima di avere avuto io stessa questo tipo di esperienze, quando mi parlavano di medianità, mi venivano subito in mente scene di zingari dediti alla loro sfera di cristallo.
Dopo la morte di mio figlio, però, mi sono ricreduta, poiché mi sono accadute alcune cose “fuori del comune”, almeno per come tutti noi siamo abituati a pensare, e non volendo sembrare una pazza con i miei conoscenti, mi sono costretta a indossare una maschera. Tuttavia, ho sempre saputo di non essere sola in questo mio desiderio di connettermi con l’aldilà.
Secondo un sondaggio del 2014 della CBS News, tre persone su quattro credono che la vita continui dopo la morte e molti riescono anche ad avere dei contatti con i propri cari defunti. Anche se – quando questi segnali si presentano – è facile lasciarsi andare a pensare che il proprio giudizio sia offuscato a causa del dolore.
Noi stessi, non capiamo se questi segni siano reali o frutto della nostra immaginazione e tendiamo, di conseguenza, a non comunicarli nemmeno ai nostri parenti o a chi condivide il nostro stesso lutto. Se avete avuto simili esperienze, quindi, non credetevi pazzi, ma seguite, se volete, i consigli elencati di seguito. In questo modo, rafforzerete la vostra fede e ciò servirà anche a guarire il vostro dolore.
– Leggete libri sulla vita dopo la morte: i libri sulla sopravvivenza della coscienza, sulle esperienze di pre-morte, le dimensioni alternative e la medianità, in particolare quelli che affrontano l’argomento dal punto di vista scientifico, possono essere estremamente “illuminanti”. Questi vi aiuteranno a capire che la morte non è la fine, ma un passaggio verso un’altra dimensione.
Noi riteniamo che siccome non riusciamo a vederli, i nostri cari non debbano più esistere. Pensate, però, che l’essere umano non riesce a vedere nemmeno le onde radio, tanto per fare un esempio, eppure sa che esistono. Coloro i quali noi definiamo “spiriti”, vibrano ad una frequenza molto superiore a quella del campo del visibile, il quale non è altro che un piccolissimo frammento dello spettro elettromagnetico dell’energia che definisce la nostra realtà.
A parte l’assenza del corpo, quindi gli spiriti rimangono gli stessi che erano sul piano fisico, ma senza le malattie mentali e fisiche. Questo mi ha molto sollevato, perché mio figlio Erik soffriva di una malattia bipolare e adesso so che è libero dai tormenti passati.
– Fate attenzione ai segni che vi mandano i vostri cari: quando parlo di segni mi riferisco al sentire odori come profumi o colonie, a canzoni significative ascoltate, ad oggetti in movimento o che scompaiono ed altre esperienze considerate “paranormali”. Provate ad aumentare le vostre capacità medianiche, aumentando la vostra frequenza con il pensiero positivo. Questo vi permetterà di incontrare il vostro caro a metà strada.
Una notte, proprio mentre stavo per sdraiarmi per andare a dormire, ho visto mio figlio saltellare alla sinistra del mio letto insieme a mia sorella Denise, anch’ella defunta. Lei sedeva alla sua sinistra sorridendo. Per me è stato davvero surreale vedere tutto ciò! Mio figlio si rivolse a me e abbracciandomi gridò: “Mamma puoi vedermi”! Durò pochi secondi ma fu bellissimo e io percepii mio figlio fisicamente.
In questo modo, potrete continuare ad avere un rapporto con loro. Il rapporto con il vostro caro defunto, potrà risultare ora diverso da quello che avevate prima, ma sarà ancora più bello.
– Continuate ad avere un rapporto con loro: uno dei modi più semplici per comunicare, è imparare a canalizzare, ad esempio, attraverso “ il gioco della mano”. Scegliete che una mano rappresenti il sì e l’altra il no, quindi ponete al vostro caro una domanda che abbia come risposta il si o il no. Ad esempio: “stai bene?“… aspettate poi la risposta con i palmi delle mani in su. Potrete percepire un cambiamento di temperatura o una pressione, oppure un formicolio, un bruciore o una sensazione paralizzante in una delle due mani. Se non si ottiene nulla, chiedete loro di rendere il segnale più forte fino a quando non percepirete un cambiamento.
Si può anche iniziare una “conversazione interiore“ con loro. Io sono solita prendere una tazza di tè per rilassarmi e poi comincio a parlare a mio figlio e aspetto la sua risposta. Se siete rilassati, essa sarà la prima frase, immagine o parola che vi arriverà nella mente. Una regolare conversazione con la persona amata defunta ha il potere di guarire. Tutto ciò potrà, col tempo, aiutarvi a superare il lutto e a capire che non esiste perdita, perché l’Amore non ha confini, neanche la morte.
Articolo della Dott.essa Elisa Methus
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