«Senza la coscienza riflettente dell'uomo il mondo ha un'enorme assenza di senso, poiché l'uomo, nella nostra esperienza, è l'unico essere che può costatare il "senso"».
Jung
...non significa che l'uomo crei il senso; lo realizza solo portandolo nella coscienza, ma esso esiste già, nascosto nella natura, indipendentemente dalla nostra percezione cosciente.
Il "senso" è un concetto trascendente, non definibile in modo conciso.
Riconoscere il senso non equivale a un semplice accumulo di informazioni o cognizioni, è piuttosto un'esperienza vissuta, che tocca tanto il cuore quanto la ragione.
Ci sembra una luce altamente rischiarante e al tempo stesso qualcosa di incomprensibile, una folgorazione.
Il pensiero logico-deduttivo si mostra solo raramente in questo riconoscimento del senso, poiché il "senso", così come lo intende Jung, non coincide assolutamente con l'andamento del pensiero discorsivo, basato su una struttura d'ordine logico-matematico.
Il riconoscimento del senso è un "salto quantico" nella psiche.
Il "senso" d'un evento sincronistico non è però identico al "sapere assoluto", poiché nel promo caso si tratta d'una conoscenza puntuale e temporalmente determinata riguardante un individuo cosciente in un certo momento della sua vita.
Una simile conoscenza, coincidente con in atto creativo rappresentato dai fenomeni sincronistici, è un evento psichico, un'esperienza, il cui contenuto produce spesso un effetto curativo o distruttivo.
Quando porta guarigione, anche il più gran dolore diviene sopportabile, poiché possiamo scorgere dietro di esso un senso.
Il senso ci collega al numinoso - al senso del tutto -, al Tao, ci colloca di nuovo al posto giusto all'interno di questa totalità e ci dà la sensazione di "qualcosa che è giusto così com'è", di una riconciliazione con la vita e la morte, con gioia e dolore, con il conflitto e la pace.
Si tratta di un'accettazione completa dell'esistenza.
Per Jung individuazione e conoscenza del senso sono la stessa cosa, poiché individuazione significa trovare il proprio senso, cioè il proprio legame con il senso universale.
...comprende in sé il sentimento, la sensazione, l'emozione, la totalità della persona.
Questo legame improvviso e illuminante che ci tocca nell'incontro con un evento sincronistico rappresenta una momentanea unificazione di due stati psichici: uno stato consapevole della nostra coscienza, che si muove all'interno del flusso del pensiero logico-deduttivo e di un processo continuo di percezione, da cui trae origine la nostra immagine del mondo cosiddetto materiale o esterno, e uno stato profondo, ove il "senso" del tutto si trova nell'ambito del "sapere assoluto".
Il senso ha bisogno del tempo come vettore per poter essere percepito dall'uomo.
«Il tempo è il mediatore tra il regno del possibile e il regno del fattuale» G.J.Whitrow
Esso necessita d'un flusso di eventi esterni e interni, per rendere visibile sotto forma di eventi sincronistici sporadici il senso nascosto di modelli archetipici.
Ogniqualvolta si verifica un tale evento, muta anche l'intero essere.
Ciò che chiamo tutto o unità corrisponde perfettamente all'unus mundus di Jung, che trascende la dualità di psiche e materia.
Tratto da "Psiche e materia" di Marie Louise von Franz
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