Possiamo affermare che la comprensione della realtà è direttamente proporzionale all’evoluzione della nostra Coscienza. Se quest’ultima “abita” i piani più bassi della piramide cosmica riusciamo a percepire soltanto le caratteristiche più futili della realtà, se ci sforziamo, però, ad espandere (cioè a far evolvere) la nostra coscienza, la nebbia del mistero (in parte) si dissolverà e la luce della conoscenza troverà spazio per illuminare le nostre menti. Sì, proprio così; è la Coscienza la sostanza dell’universo, la sorgente che nutre la mente e il pensiero, nonché tutto ciò che appare sotto forma di materia.
La materia sembra un ottimo punto da cui iniziare in quanto la sua solidità, la sua tangibilità e la sua visibilità appaiono indiscutibili; persino il nostro corpo “ci assicura” che siamo solidi. Tuttavia dobbiamo necessariamente porci una domanda: <<Se questa sostanza a cui diamo il nome di “materia” fosse solo un miraggio, un’illusione?>> La fisica moderna infatti, a partire da Einstein, sta dimostrando sempre meglio, attraverso esperimenti sofisticatissimi, che la materia, così come siamo abituati ad intenderla, non esiste.
Tutti sappiamo che i mattoni che costituiscono la materia sono gli atomi, formati da un nucleo (protoni e neutroni) e da elettroni che ruotano intorno al nucleo alla velocità della luce; poiché gli elettroni (carica negativa) si trovano nella parte esterna al nucleo dell’atomo, quando crediamo di toccare qualcosa non ci accorgiamo che la sensazione tattile è l’effetto della repulsione elettrostatica tra gli elettroni della nostra mano e dell’oggetto su cui l’abbiamo posta. Tenendo gli occhi aperti, invece, siamo profondamente convinti di vedere tutto ciò che ci circonda, ma vediamo soltanto la luce che si riflette sulla materia e che penetra nei nostri occhi, successivamente il cervello interpreta le informazioni ricevute.
Ciò che abbiamo compreso fino ad ora è che la materia è di per sè invisibile (in quanto in assenza di luce non si vedrebbe nulla) e intangibile (perché toccare la materia implicherebbe una fusione nucleare, ciò significa che ad ogni stretta di mano si scatenerebbe una gigantesca esplosione). Il materialista, dunque, deve avere una gran fede per credere in qualcosa che non può né vedere, né toccare.
Questa è solo una delle molteplici caratteristiche della realtà, l’illusione è più grande di quanto possiamo immaginare…
Tutto ciò che ci circonda è il risultato di una frequenza, dunque se la frequenza viene modificata la struttura della materia si modifica a sua volta. La fisica quantistica, pur se utilizzando una differente terminologia, esprime lo stesso concetto di cui erano a conoscenza gli antichi maestri: tutto è uno. Il nostro universo, infatti, può essere definito come un gigantesco ologramma: l’olografia è semplicemente una tecnica fotografica che permette di ottenere immagini tridimensionali mediante la sovrapposizione di onde luminose diffuse da un oggetto colpito da un raggio laser con altre diffuse dalla stessa fonte laser e riflesse con uno specchio; un ologramma, in sostanza, è una fotografia in 3D prodotta con il supporto di un raggio laser e di una pellicola fotografica su cui vengono registrate le informazioni. La caratteristica peculiare di un ologramma è che ogni porzione dell’intero contiene l’immagine olografica completa, ogni minuscolo frammento contiene quindi una versione più piccola, ma intatta, di quell’immagine (anche se la risoluzione di tale immagine è proporzionale alla grandezza del frammento).
Perché alcuni fisici paragonano l’universo proprio ad un ologramma?
Nel 1982 il fisico francese Alain Aspect, direttore del CNRS, effettuò un esperimento di estrema importanza: egli notò che sottoponendo a determinate condizioni alcune particelle subatomiche (in questo caso elettroni), esse erano in grado di comunicare simultaneamente a prescindere dalla distanza che le separava (millimetri o miliardi di chilometri); le particelle subatomiche erano in qualche modo connesse in maniera non-locale. Questo esperimento incuriosì il fisico britannico David Bohm, il quale capì che la separazione tra le particelle, come tra tutto ciò che costituisce l’universo, è un’illusione. Ad un livello più profondo di realtà e di vibrazioni “tutto è collegato con tutto”, le particelle esistono in quanto estensioni di uno stesso “organismo fondamentale”. Tutto ci appare separato perchè siamo in grado di percepire solo un determinato livello di realtà, dunque l’universo stesso è un’immensa proiezione, un ologramma. Se questa ipotesi venisse dimostrata, ciò significherebbe che ogni singola particella conterrebbe l’intera immagine dell’universo, sarebbe la parte ed il tutto nello stesso momento; passato, presente e futuro coesisterebbero insieme.
Per concludere, la realtà oggettiva non esiste, proprio come sostenevano le religioni e le filosofie orientali, in quanto noi esseri umani (forse dovremmo dire esseri viventi in generale) decodifichiamo le innumerevoli informazioni (sotto forma di frequenze) provenienti dalla realtà circostante, in una realtà materiale e tangibile; quindi in un universo in cui tutto è interconnesso (olografico appunto), la realtà è un ologramma e la Coscienza è il laser che rende visibile e tangibile l’intera rappresentazione.
Ma come fare a verificare se davvero siamo parte di un ologramma che, tra l’altro, costituisce una realtà così perfetta che tutto sembra tranne che illusoria?
Non mi resta che citare qualche splendida frase del grande teologo e filosofo francese Teilhard de Chardin:
“Atomi, elettroni, corpuscoli elementari devono possedere un rudimento d’immanenza,
cioè una scintilla di Spirito.”
“Il Cosmo è coeso non in virtù della Materia, ma dello Spirito.”
“L’immensità del Cosmo non ci opprime se infine intravediamo che la Materia,
con le sue meravigliose forze, prende coscienza di sé soltanto con noi.”
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